di
Claudio Del Frate

Accolto il ricorso degli ambientalisti: a rischio le Everglades. Il provvedimento ordina anche di smantellare una serie di impianti e strutture del carcere

Un giudice federale di Miami ha dato l’ordine lo stop al trasferimento di altri detenuti nel famigerato carcere per immigrati «Alligator Alcatraz». Il provvedimento ordine inoltre di rimuovere entro 60 giorni una serie di strutture, ad esempio recinzioni, impianti di illuminazione, di raccolta dei rifiuti  e di non allestire nuove tende o alloggi. Nella sentenza del giudice del tribunale distrettuale, Kathleen Williams, ha stabilito che la struttura stava causando danni gravi e irreparabili alle fragili Everglades della Florida. Williams ha anche osservato che un piano per trasformare il sito in cui è stata costruita la prigione in un enorme aeroporto turistico era stato respinto negli anni ’60 a causa del danno che avrebbe causato al territorio e al delicato ecosistema.

Il provvedimento del tribunale di Miami ordina  lo stop al trasferimento di altri detenuti nella struttura che attualmente ospita circa 400 persone accusate di immigrazione illegale ma che nella maggior parte dei casi non sono state condannate per alcun reato. Ad Alligator Alcatraz si trovano anche due cittadini italiani.  Il provvedimento consente d’altra parte allo Stato di continuare a utilizzare le strutture esistenti.



















































Quello della giudice Williams è un provvedimento transitorio, che interromperà per due mesi l’ulteriore espansione del carcere in attesa della discussione nel merito della causa. Ma potrebbe fin da subito aver un impatto rilevante sul funzionamento di Alligator Alcatraz dove il numero di detenuti è già sceso drasticamente rispetto ai 1.400 toccati a luglio, secondo quanto riporta il sito Miami Herald. Nelle 82 pagine del provvedimento Williams ha affermato che si aspetta che il continuo trasferimento dei detenuti fuori da Alligator Alcatraz consenta l’eliminazione graduale delle attrezzature, che potrà avvenire «in modo sicuro, umano e responsabile».

La sentenza scaturisce da un ricorso presentato da associazioni ambientaliste ( tra le quali «Friends for Everglades») secondo le quali la costruzione della struttura – che ha preso il posto di un aeroporto dismesso – rischia di danneggiare il fragile equilibrio delle paludi. La prigione sarebbe stata edificata senza le necessarie valutazioni di impatto ambientale. 

Il provvedimento, dunque, non è motivato dalle disumane condizione in cui vivono i detenuti, costretti a vivere in una zona infestata da serpenti e alligatori. La prigione è composta da gabbie che ospitato oltre 30 persone. «Questo è un campo di concentramento. Ci trattano da criminali, allo scopo di umiliarci. Siamo tutti lavoratori e persone che badano alla loro famiglia» ha dichiarato al quotidiano Tampa Bay Times  Fernando Eduardo Artese, uno dei detenuti di cittadinanza italiana trattenuti ad Alligator Alcatraz. 

Prevedibile che lo Stato della Florida e il governo federale faranno ricorso contro il provvedimento della giudice Williams, tentando di fare vale re altre sentenze tra cui quella della Corte Suprema secondo la quale le decisioni prese da Trump non possono essere annullate da tribunali di rango inferiore.  La sentenza è comunque un colpo alle politiche repressive contro l’immigrazione volute da Donald Trump. 

«Si tratta di una vittoria storica per le Everglades e per gli innumerevoli americani che credono che questa natura selvaggia in pericolo debba essere protetta, non sfruttata» ha affermato Eve Samples, direttrice esecutiva di Friends of the Everglades.

notizia in aggiornamento 

22 agosto 2025 ( modifica il 22 agosto 2025 | 15:15)