“I maschi quando sono giovani fanno la gara a chi ce l’ha più lungo, quando sono adulti a chi ha la moglie più bella e da mostrare, mercificare. Come abbiamo visto sul gruppo “MiaMoglie” chiuso su Facebbok”. L’avvocata divorzista e esperta di diritto della persona, Annamaria Bernardini de Pace, è diretta come nel suo stile e mette subito in chiaro come la pensa sulla vicenda delle immagini di donne rubate e pubblicate sul social da mariti, compagni, ex, generi: “Io vorrei difendere tutte queste donne, anche se fossero 32mila come gli uomini che le hanno esposte. Purtroppo mi manca il tempo. Ma ci vorrebbe una class action con separazione e risarcimento del danno”.
Come si è arrivati fino a questo punto?
“L’intelligenza del maschio è precipitata dentro una botola così come i sentimenti. Perché quella che è moglie o fidanzata è o sarà anche madre dei loro figli. E poi se i figli vedono quello che scrivono i padri? Alcuni addirittura hanno commentato che la moglie è disponibile. Questi uomini sono anche dei disgraziati, degli strafottenti. Non so cosa dire di più”.
Ha incontrato uomini così nella sua esperienza professionale?
“Tanti, tantissimi. Uno aveva accusato la moglie di tradimento depositando in udienza una serie di foto di lei a letto con uomini sempre diversi. La mia assistita non mi aveva detto nulla di questo ma che viveva una vita di violenza e sopraffazione. Ho chiesto cinque minuti di pausa in udienza e le ho domandato spiegazioni. Piangendo mi ha spiegato che quegli uomini erano conoscenze del marito che non solo aveva rapporti con loro ma che la costringeva a farsi fotografare con loro perché era anche un guardone”.
E nella sua vita privata? Le è mai capitato?
“No, nel modo più assoluto. Sono attentissima con le mie immagini. E poi, gli uomini che frequento sono di antico stampo e anche io. Prima li devo conoscere bene e poi forse può nascere qualcosa. Di solito c’è sempre una stazione in cui mi fermo e la relazione non ha un seguito”.
Secondo lei nella vicenda del gruppo “Mia Moglie” si può configurare anche il reato di violenza sessuale?
“Sì, secondo me assolutamente sì. È violenza”.
Chiuso il gruppo, sono già stati aperti altri due canali su app di messaggistica.
“Io vorrei che il pm reagisse facendo immediatamente un’indagine dove non ci siano attenuanti ma solo aggravanti”.
Al momento non ci sono numeri altissimi di denunce da parte delle vittime.
“Perché le donne ancora si vergognano. Si sentono dire che devono trovare il coraggio. No, io dico alle donne che devono denunciare perché farlo è un dovere e si fa anche se si ha paura. Altrimenti gli uomini diventano sempre più tranquilli nel commettere reati contro le donne. Per fermare gli uomini bisogna denunciare sempre”.
Dalle indagini è emerso che del gruppo Facebook facevano parte anche militari, poliziotti, medici, avvocati. Come commenta questa rosa di iscritti?
“Uomini pessimi ne troviamo in ogni gradino sociale, culturale ed economico”.
Come ci si difende in questi casi?
“Il reato, grave, è quello della diffusione senza il consenso di immagini o video. Il codice penale prevede la multa fino a 15 mila euro e il carcere da 1 a 7 anni. Tutto aumenta se chi diffonde il materiale è il marito o compagno. Io chiederei per ognuna 22,5 mila euro moltiplicato per tutte le volte che quelle immagini sono state viste e per tutti gli uomini che le hanno viste”.
Le donne, seppur con amarezza, otterrebbero una cospicua consolazione in denaro.
“I soldi servono per consolarsi. Ma lavorerò perché anche i colloqui intimi rubati possano essere compresi nel reato che riguarda la diffusione illecita di immagini e video”.
Si riferisce agli audio rubati a Raoul Bova, il suo ex genero?
“Questo lo sta dicendo lei”.