In Umbria, precisamente a Narni, in provincia di Terni, trascorse gli anni della sua formazione. Ma non è solo questo il legame rimasto nel tempo che Rino Gaetano – al secolo Salvatore Antonio Gaetano – ha avuto e “ha ancora” con il cuore verde d’Italia.
Partiamo dall’inizio. Nato in Calabria, trasferitosi con la famiglia a Roma quando aveva appena dieci anni, l’anno seguente (era il 1961) Rino viene mandato a studiare proprio a Narni nel seminario della “Piccola Opera”, Scuola Apostolica dei Missionari del Sacro Cuore, che trovava sede in quello che oggi è il quasi diroccato castello di San Girolamo.
Rimase a Narni per sette anni, e qui ebbe importanti legami che mantenne per tutta la seppur breve vita.
E Narni, nel tempo, lo ha sempre tributato. Proprio in città sono state girate alcune scene della miniserie tv “Ma il cielo è sempre più blu”, con l’attore Claudio Santamaria nei panni di Rino Gaetano (regia di Marco Turco, 2007).
Più di recente, nel 2022, un’iniziativa con Archeoares: “E io ci sto. Vita, misteri e nonsense di Rino Gaetano”, con il contributo di uno spettacolo dell’attore ternano Stefano de Majo.
Nel 2024 è stato lanciato invece, in occasione della quinta edizione del festival “Narni Città Teatro”, il podcast “Rino Gaetano. Le cronache di Narni”, con riferimento agli anni vissuti dall’artista sul territorio locale ma anche con un titolo che vuole riprende le celebri “Cronache di Narnia” a cui Narni è collegata.
Insomma, tutto ciò premesso per arrivare a dire che, a breve, un omaggio all’artista sarà reso anche da Treccani nella Enciclopedia della Musica Contemporanea, diretta da Ernesto Assante e Sandro Cappelletto, in uscita a settembre 2025.
Treccani – si legge in una nota – rende così omaggio all’erede di Fred Buscaglione, ancora oggi amatissimo da un pubblico che, a 75 anni dalla nascita, continua a riconoscergli quel nonsense solo in apparenza indecifrabile che lo ha consacrato nel firmamento della musica leggera italiana.
Cantautore autodidatta, nato a Crotone il 29 ottobre 1950 e formatosi artisticamente nei sobborghi di Roma, Salvatore Antonio Gaetano – per tutti Rino – seppe intrecciare con ironia e intelligenza palcoscenico e sperimentazione sonora, fino a diventare, come ricorda L’Enciclopedia della Musica Contemporanea diretta da Ernesto Assante e Sandro Cappelletto (in uscita come accennato a settembre), “un’autentica star della musica leggera italiana”. Considerato erede di Fred Buscaglione e primo “cantautore proletario nel senso in cui lo intendeva Pier Paolo Pasolini”, Rino Gaetano si impose nel 1975 con il 45 giri Ma il cielo è sempre più blu, cui seguirono nel 1976 Mio fratello è figlio unico e, l’anno dopo, l’album Aida.
In quest’ultimo si coglie la chiave di quel nonsense solo apparentemente incomprensibile che ne alimentò la fama, grazie anche a surreali note di copertina con cui irrise il linguaggio delle istituzioni, della religione, della politica, del giornalismo e della burocrazia. La crescente popolarità lo portò al Festival di Sanremo del 1978, dove presentò la più orecchiabile e disimpegnata Gianna – terza classificata e poi 600.000 copie vendute – in sostituzione di Nuntereggae più, esclusa per il lungo ed esplicito elenco di politici e personaggi dell’attualità che, nella canzone, l’autore dichiarava di “non sopportare più”.
Dotato di un gusto innato per il paradosso “un po’ alla Carmelo Bene”, Gaetano fu talvolta liquidato con superficialità, quasi fosse una macchietta. Emblematico l’episodio in cui Maurizio Costanzo lo presentò a Susanna Agnelli come “un cantautore che fa canzoncine ironiche, così, scherzose, scanzonate… che si dedicherà prossimamente a mettere in musica forse le Pagine Gialle perché fa degli elenchi di nomi”.
A prenderlo davvero sul serio furono invece lo scrittore e critico Enzo Siciliano, poi presidente della RAI, che nel 1978 lo intervistò nella trasmissione radiofonica Quadernetto romano; Gino Paoli, per il quale era “l’erede di un certo tipo di nonsense, di marinetterie, del surrealismo più antico”; e Antonello Venditti, a lui molto legato. Con Nuntereggae più, pubblicato il 1° settembre 1978, arrivò la consacrazione definitiva di uno stile capace di parlare al grande pubblico affrontando le criticità politico-sociali del tempo con sguardo disincantato, dissacrante e lieve, ma non per questo meno corrosivo.
La figura di Rino Gaetano, scomparso a Roma il 2 giugno 1981 in un incidente stradale, dopo una fase di appannamento protrattasi fino ai primi Duemila, è tornata progressivamente a imporsi. Concerti tributo, mostre, materiali inediti e nuove generazioni di interpreti ne hanno rilanciato spessore e visibilità, restituendo centralità a un autore dalla voce libera e inconfondibile, capace di raccontare con sarcasmo e leggerezza il paradosso di un’epoca e la complessità di un Paese, smascherandone le contraddizioni senza mai scivolare nella retorica.