La Serie A maschile di calcio inizia questo weekend, con molte facce note. Sono cambiati tanti allenatori, ma come l’anno scorso gli esordienti saranno pochissimi: delle 12 squadre su 20 che iniziano la stagione con un allenatore diverso rispetto a un anno fa, 10 ne hanno scelto uno che ha già allenato in Serie A nelle ultime due stagioni.
La stessa cautela c’è stata durante il calciomercato, in cui si comprano e vendono i calciatori e durante il quale nessuna squadra italiana ha pagato cifre altissime (rispetto agli standard di questi anni). Molte hanno puntato su calciatori tra i 30 e i 40 anni, costati poco e che conoscono già bene il campionato italiano: il Pisa ha preso il 37enne Juan Cuadrado (ex di Juventus, Inter e Atalanta), la Fiorentina il 39enne Edin Džeko (ex di Roma e Inter) e il Bologna il 31enne Federico Bernardeschi (ex di Fiorentina e Juventus) e il 35enne Ciro Immobile (che un anno fa era andato a giocare in Turchia dopo otto stagioni con la Lazio). Sono tutti nomi che chi segue anche solo marginalmente il campionato italiano conosce da almeno dieci anni.
I due nuovi arrivi più notevoli sono stati quelli di Kevin De Bruyne al Napoli e di Luka Modrić al Milan. Entrambi sono stati presi a parametro zero, cioè dopo la scadenza del loro precedente contratto, senza pagare nulla alla squadra di provenienza. Entrambi sono stati tra i calciatori più forti del mondo. Però ora hanno una certa età: De Bruyne ha 34 anni e nelle ultime due stagioni ha giocato poco a causa di alcuni infortuni, mentre Modrić ha quasi 40 anni e da tempo è raro vedergli giocare una partita intera.
Luka Modrić durante la sua prima partita ufficiale con il Milan in Coppa Italia, 17 agosto 2025 (Chris Ricco/Getty Images)
Sono tutte scelte che mostrano quanto è cambiata la Serie A, fino a un paio di decenni fa uno dei campionati più importanti al mondo, secondo certi parametri il più importante. Tra gli anni Ottanta e i primi anni Duemila le grandi squadre italiane potevano permettersi calciatori fortissimi come Diego Maradona, Michel Platini, Marco Van Basten e Ronaldo “il Fenomeno”. Ed era più frequente che le squadre di Serie A arrivassero fino alle fasi finali delle principali competizioni europee.
Maradona e Platini durante la stagione 1986-87 (Alessandro Sabattini/Getty Images)
Questo primato economico e sportivo ora è della Premier League, il campionato inglese, mentre la Serie A è ridimensionata. Le squadre sono ormai molto meno ricche – e quindi meno competitive – rispetto a molte squadre inglesi ed altre squadre europee come Real Madrid, Bayern Monaco e Paris Saint-Germain. Le squadre italiane faticano a comprare i giocatori più forti nei loro anni migliori, e da qualche anno fanno fatica a non cedere all’estero i loro giocatori più forti. Il 27enne Tijjani Reijnders, uno dei migliori giocatori della Serie A 24/25, era arrivato al Milan nel 2023 per 25 milioni di euro. Quest’estate è stato venduto al Manchester City per quasi il triplo dei soldi.
La Serie A è diventata un campionato più conservativo, in cui si fanno scelte poco rischiose. Davide Nicola (quest’anno allenatore della Cremonese) è ormai considerato l’allenatore da chiamare per evitare di retrocedere in Serie B. Antonio Conte quello su cui puntare per vincere il campionato, dopo che l’ha fatto con Juventus, Inter e Napoli.
Antonio Conte durante un’amichevole, 9 agosto 2025 (Giuseppe Bellini/Getty Images)
Allo stesso modo le principali squadre di Serie A tendono a preferire la relativa sicurezza data da calciatori esperti anziché il rischio che comporta puntare su giovani emergenti. La scorsa stagione le due squadre che si sono contese lo Scudetto, l’Inter e il Napoli (che poi ha vinto) erano quelle con l’età media più alta del campionato (29 anni l’Inter, 28 il Napoli). Nel campionato spagnolo la situazione era opposta: le due squadre più forti, Barcellona e Real Madrid, avevano l’età media più bassa del campionato.
Per questo motivo all’estero la Serie A è spesso percepita come un campionato dal ritmo un po’ meno intenso e in generale meno competitivo, ideale per rilanciarsi dopo anni difficili o in cui andare nella fase finale della propria carriera, come nel caso di Modrić.
Immobile, Bernardeschi e Džeko sono addirittura tornati dopo aver giocato nel campionato nordamericano o in quello turco: è una cosa significativa, perché di solito sono i campionati dove si finisce la propria carriera, essendo meno impegnativi rispetto ai principali campionati europei ma comunque molto remunerativi.
La Serie A rimane comunque il secondo campionato di calcio al mondo per soldi spesi e incassati nei trasferimenti. E ci sono esempi di squadre che sono riuscite a trattenere i propri giocatori più forti: l’argentino Nico Paz, che ha vinto il premio di miglior Under 23 della Serie A, è rimasto al Como, e lo scozzese Scott McTominay, che è stato il miglior giocatore della scorsa stagione, sarà ancora un calciatore del Napoli.
Nico Paz, il 3 maggio 2025 a Parma (Emmanuele Ciancaglini/Ciancaphoto Studio/Getty Images)
Per il Guardian in Serie A si vedono le solite facce e giocatori a fine carriera perché il campionato italiano si sta adattando a una nuova dimensione: non più quella da torneo di riferimento mondiale, ma quella di un campionato che conserva ancora un certo fascino, in un certo senso a metà strada tra Premier League, più ricca e più competitiva, e un campionato come quello dell’Arabia Saudita, dove i giocatori vengono pagati di più ma il livello è molto più basso.
Non per questo la Serie A è un campionato noioso. Negli ultimi cinque anni nessuna squadra ha mai vinto due volte di fila la Serie A – una cosa che negli altri principali campionati europei non capita da molto tempo – e l’anno scorso Inter e Napoli si sono contese lo Scudetto fino all’ultima giornata. Nemmeno è un demerito, anzi, cercare di contenere i costi e rivendere i giocatori a un prezzo più alto rispetto a quello d’acquisto.
E pur nel contesto conservativo della Serie A ci sono delle eccezioni. Il Parma, per esempio, ha ingaggiato come allenatore Carlos Cuesta, un 29enne che non aveva mai allenato una squadra. Il Como, che è arrivato in Serie A la scorsa stagione, ha speso più di 100 milioni di euro per comprare calciatori giovani e interessanti. E il Bologna sta attraversando uno dei momenti migliori della sua storia grazie a un direttore tecnico, Giovanni Sartori, che è abilissimo nello scovare talenti pressoché sconosciuti ma molto adatti al gioco dei suoi allenatori (e a essere rivenduti a cifre importanti).
– Leggi anche: Quello che compra e rivende meglio di tutti nel calcio italiano