Cinque giovani sono stati fermati oggi dalla polizia, tra il Veneto e il Lazio, perchè ritenuti responsabili della rissa con coltelli e cocci di bottiglia in cui sabato scorso, nei giardinetti delle due Torri a Rovigo, è rimasto ucciso il giovane tunisino Amine Gara, mentre un suo connazionale era rimasto ferito. I provvedimenti, eseguiti dalle squadre mobili di Rovigo, Chieti e Latina, sono stati disposti dal procuratore della Repubblica di Rovigo, Manuela Fasolato. Solo uno dei cinque è accusato di omicidio aggravato premeditato, per aver colpito Gara al collo con un coccio di bottiglia, che ha causato uno shock emorragico fatale al 22enne. Gli indagati sono tutti di origine pakistana. Uno di loro è stato fermato ad Aprilia (Latina), due a Rovigo, due ancora a Torino di Sangro (Chieti).

L’agguato scattato per una vendetta

La Procura rodigina, che coordina le indagini, è convinta che nei loro confronti vi siano gravi e concordanti indizi di colpevolezza. La rissa era scaturita verso la mezzanotte di sabato nel parco delle Due Torri, retrostante il monumento di Giacomo Matteotti, in Corso del Popolo, nel centro di Rovigo. Il feroce agguato da parte dei pakistani sarebbe scattato per una vendetta: due giorni prima, infatti, lo stesso Amine Gara e altri tunisini e marocchini si sarebbero resi protagonisti di una violenta aggressione ai danni di due giovani del gruppo avversario, i due pakistani che sono stati bloccati dalla polizia a Rovigo. Amine Gara era deceduto domenica notte all’ospedale della città dopo essere stato ferito da un collo di bottiglia spezzato. In quelle ore il centro del capoluogo polesano era ancora affollato di persone, e le prime testimonianze dimostratesi utili alle indagini erano state raccolte dagli uomini della Questura proprio dai testimoni sul posto. Tre dei cinque fermati sono anche indagati per tentato omicidio nei confronti del connazionale di Amine Gara rimasto ferito.

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