I palestinesi camminano tra le macerie di Gaza city

I palestinesi camminano tra le macerie di Gaza city – Reuters

«Ciò che sta accadendo a Gaza city è una combinazione di bombardamenti aerei e demolizioni. L’esercito israeliano sta radendo al suolo qualsiasi cosa ancora in piedi nei quartieri periferici della città, come Sabra, Tuffah, Jabalia, Zeitun. Tutti i residenti si sono spostati nell’area occidentale della città, l’unica rimasta libera. Migliaia di nuovi profughi si accalcano vicino al mare. Da qui già vengono sospinti minacciosamente verso Deir el Balah, e Khan Yunis, a sud”. Mohammad, giovane giornalista, racconta così ad Avvenire il quarto giorno dell’operazione “Gideon’s chariot 2”: una gigantesca tenaglia devastatrice che dall’aria e da terra si stringe su almeno 800mila persone, prima dell’attacco alla capitale sotterranea di Hamas. In superficie, nel deserto di macerie urbano, lo spettro letale della carestia, ufficializzata venerdì dall’Onu. “Per ore, sotto il sole cocente, madri e padri vanno in cerca di acqua e cibo per sfamare i propri figli, spesso senza risultato”, ammette Mohammad.

Secondo il ministero della Sanità controllato da Hamas sono 61 le persone uccise oggi nella Striscia, 308 i feriti. Fonti mediche dell’ospedale del Kuwait hanno riferito che quattro bambini sono stati dilaniati da un attacco aereo portato sulle tendopoli di Khan Yunis nelle prime ore del mattino. I crescenti costi politici ed economici della guerra che da Gaza si è diramata in quasi due anni su più fronti, Libano, Siria, Yemen e Iran, sembrano sortire pochi effetti sulla determinazione del governo Netanyahu di procedere verso il miraggio della vittoria totale. Fra non pochi malumori 60.000 riservisti ricevono in queste le lettere di richiamo.

L’ufficializzazione della prima carestia nella storia del Medio Oriente moderno ha riunito in un coro di riprovazione gran parte della comunità internazionale, seriamente preoccupata anche per la costante aggressione di esercito e coloni sulla popolazione e le terre di Cisgiordania. 3100 alberi sono stati sradicati dal villaggio di Mughayyir in risposta a un attacco che un palestinese avrebbe condotto contro la vicina colonia illegale di Adei Ad. Raid e arresti si sono susseguiti ieri a Nablus, Jenin, Tulkarem e Ramallah.
Un nugolo di israeliani furibondi ha intercettato ieri il ministro per la Sicurezza Ben-Gvir mentre raggiungeva la sinagoga di Kfar Malal. “Vergogna, stai sabotando un accordo, terrorista, criminale”, hanno gridato i manifestanti, mostrando a lui e al figlio Shoval, che presta servizio nell’esercito, le foto degli ostaggi smagriti nei tunnel di Gaza: “Guarda le loro facce. Se fossi rapito tuo padre ti lascerebbe morire”. Ben-Gvir e Smotrich, il ministro delle Finanze, sono a capo delle due pattuglie parlamentari rappresentanti del sionismo radicale religioso che si oppongono a qualsiasi trattativa e sognano l’espulsione dei palestinesi e la colonizzazione della Striscia. Tredici parlamentari in tutto, ma capaci di far cadere l’esecutivo. “L’impressione è che Netanyahu stia portando avanti l’operazione a Gaza city perché comprende di non poter mantenere il controllo sul governo, crollerebbe” hanno suggerito fonti dell’esercito al giornale israeliano Maariv.

Le tendopoli costruite attorno ai palazzi distrutti nel cuore di Gaza city

Le tendopoli costruite attorno ai palazzi distrutti nel cuore di Gaza city – .

Per gli oltre due milioni di israeliani che domenica scorsa hanno riempito le strade d’Israele chiedendo la fine della guerra, l’offensiva che si consuma in queste ore a Gaza city è una condanna a morte per i prigionieri. Il numero ufficiale degli ostaggi, 50 di cui solo 20 ancora in vita, è stato maldestramente ritoccato dal presidente americano Trump: “I 20 vivi non sono 20, perché un paio di loro non ci sono più”, ha dichiarato il tycoon durante un evento allo Studio Ovale, innescando la risposta rabbiosa del Forum che raccoglie tutte le famiglie di rapiti e scomparsi. La possibilità che il governo Netanyahu stia nascondendo qualcosa alla nazione è stata negata da Gal Hirsh, coordinatore per gli ostaggi: “20 prigionieri sono vivi, due in condizioni critiche”, ha fatto sapere con un breve messaggio.

La risposta all’ancor più maldestro silenzio sulle sorti del popolo palestinese è arrivata a Trump dalla moglie Melania, a cui la first lady turca, Emine Erdogan, ha indirizzato ieri una lettera che gentilmente accusa: “i bambini di Gaza meritano di essere difesi con la stessa attenzione riservata ai bambini in Ucraina”. Domani sera e lunedì sarà la piazza israeliana a rispondere a lapsus e aristocratiche missive. Il Forum delle famiglie ha organizzato manifestazioni che si annunciano imponenti. Ma anche qui, come domenica scorsa, calerà probabilmente il silenzio su Gaza.