di
Mary Tota
Il centrosinistra cerca una exit strategy dopo il diktat dell’eurodeputato che ha vincolato la sua candidatura all’uscita di scena dei due ex governatori
Silenziosi, disorientati. Così appaiono Michele Emiliano e Nichi Vendola ma anche dirigenti, eletti, militanti del centrosinistra pugliese a 24 ore dalla «bomba» fatta detonare a mezzo social da Antonio Decaro. Gli effetti del post, inatteso, in cui l’europarlamentare ha ufficializzato la volontà di candidarsi alla presidenza della Regione, a patto che Michele Emiliano e Nichi Vendola non si presentino per un posto in Consiglio regionale così da lasciarlo «libero di non essere un presidente a metà», sono solo apparentemente indecifrabili. Perché, in realtà, appare chiaro che ora si sta tentando di far decantare quanto accaduto e capire come muoversi.
Certamente un peso notevole l’ha avuto anche la posizione espressa a stretto giro dal Nazareno per voce di Igor Taruffi: «Chiediamo — ha detto il braccio destro della segretaria Elly Schlein — a chi ha svolto ruoli di maggiore responsabilità politica, di mettere in campo generosità senza precondizioni». Ovvero: Emiliano e Vendola facciano un passo indietro per spirito di squadra. Ed è su questo che il governatore in carica e il suo predecessore, stanno ragionando con i propri più stretti collaboratori, gli unici ad avere udienza, giacché entrambi hanno preferito serrarsi in solitudine per valutare le possibili future mosse.
Le proposte a Emiliano
Emiliano ai suoi fedelissimi ha fatto sapere che ora si concentrerà sulla fine del mandato, la sua candidatura resta ma certamente sarà il partito a decidere. E la decisione, come detto, il Pd sembra averla presa chiedendo ad entrambi di farsi da parte. Dopo di che, occorre ragionare a mente fredda senza farsi prendere dall’impeto del momento. Come ha riferito Emiliano ai suoi, «la calma è la virtù dei forti». Chiaro è che le valutazioni ora sono su come e se accettare di fare un passo indietro. «Emiliano è uno da sempre capace di mostrarsi pronto a fare il bene della sua regione, non sarebbe certo una resa ma un atto di profonda maturità», sostiene una delle persone a lui più vicine.
Ma ciò che è presumibile ed è in queste ore ipotizzato, è che il Pd metta sul tavolo una controproposta: la rinuncia alla candidatura perché si occupi di altro. L’assessorato esterno nella futuribile giunta Decaro è una ipotesi che il presidente uscente ha già categoricamente scartato, come la possibile investitura a commissario straordinario per la decarbonizzazione dell’ex Ilva o per la reindustrializzazione di Taranto di cui in Puglia si vocifera con insistenza. Poco più che una suggestione per alcuni, ipotesi realmente in campo per altri. Anche in questo caso mal sopportata dal governatore pugliese. E allora il partito potrebbe gestire la faccenda al contrario: chiedere a Emiliano quale potrebbe essere un incarico, anche di portata nazionale, che possa essere ritenuto adeguato anche in virtù della sua storia politica e personale da magistrato.
Vendola e Sinistra Italiana
Nichi Vendola osserva, legge, non parla, ma valuta. Il suo partito e più in generale Avs fa quadrato intorno al presidente nazionale di SI. «Le nostre liste le decidiamo noi» ripete il leader Nicola Fratoianni. Il segretario pugliese Mino Di Lernia non fa che ribadirlo, «le scelte che il Pd farà non sono legate in alcun modo alle scelte che noi faremo». Archiviata ormai ogni possibilità di chiudere la faccenda nei confini pugliesi, la sirena risuona a Roma. I segretari regionali dei partiti coinvolgeranno i rispettivi vertici nazionali per convocare il tavolo del centrosinistra e chiudere definitivamente la partita. Non c’è più molto tempo, alle elezioni mancano esattamente tre mesi.
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23 agosto 2025
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