Una pizzica che ha spalancato le braccia a tradizione e sperimentazione, a suoni arcaici e contaminazioni, rap e cantautorato, una pizzica di pace. «Sotto lo stesso cielo», come da titolo della Notte della Taranta 2025 firmata dal Maestro concertatore David Krakauer, ieri sera si sono trovati gli oltre 80mila (tale era la capienza consentita dalla Fondazione) di Melpignano, stretti in un abbraccio con i milioni di appassionati in collegamento Rai. Clarinetto, danza, amicizia: l’edizione numero 28 si può riassumere in queste tre parole chiave. Il clarinetto, strumento che ha reso Krakauer punto di riferimento per il recupero dell’antico klezmer, musica tradizionale degli ebrei aschenaziti, che con il suo suono acuto e versatile ha sposato le performance degli ospiti (magistrale con Giuliano Sangiorgi sull’inciso di «Quannu te llai la facce la matina») e dell’Orchestra Popolare. La danza, con le coreografie di Fredy Franzutti, che mantenendone la memoria storica ha voluto rappresentare la pizzica con un nuovo linguaggio più contemporaneo (facendo storcere il naso a qualche purista) e narrativo, dalla donna «tarantolata» alle signore de «L’acqua te la funtana». E l’amicizia, quella tra i musicisti della «meravigliosa Orchestra, ormai amici per tutta la vita», parole della conduttrice Ema Stokholma, una storia di legami come quello tra Antonio Castrignanò e Melpignano, di nuovo insieme dopo sette anni, o la raffinata Anna Castiglia, siciliana, e il Salento, «Interpretare “Beddha ci dormi” è stato facile e difficile, i due dialetti sono molto simili».

La cronaca della serata racconta un Giuliano Sangiorgi che prima della sua esibizione presenta il video della ballata «Lu Carcaluru», in collaborazione con Fondazione Sylva ed Edoardo Winspeare, inno agli ulivi divorati dalla Xylella. «I nostri alberi li rivorremmo indietro, con l’ossigeno che questa terra si merita», poi il frontman dei Negramaro si prende il palco con «Lu rusciu te lu mare», e con il suo timbro inconfondibile gli sembra cucita addosso, straziante e disperata. «Se prima vado via e poi ritorno», così canta Antonio Castrignanò alla piazza che lo attendeva da anni di nuovo a Melpignano. «Aria Caddhipulina» è una delle hit di questa estate 2025, tornata alla ribalta grazie ai social e a una certa propensione a utilizzarla come colonna sonora di matrimoni e cerimonie varie. E il cantautore e tamburellista si scatena, l’emozione tradita da un paio di occhi lucidi indiavolati, ma di gioia. Ermal Meta trasferisce il motto del Concertone dal cielo al mare, la stessa acqua che anni fa l’ha condotto dall’Albania in Puglia: «È una gioia cantare nella mia lingua davanti a tanta gente. Non siamo tutti della stessa terra, ma dello stesso mare, dico sempre che nelle nostre vene non c’è solo sangue, ma anche un po’ di sale». E così «Lule Lule», unico brano in arbëreshe della serata, prende vita con l’autenticità di un madrelingua, grintoso e credibile.

Serena Brancale, reduce da un anno di grandi soddisfazioni, porta sul palco la sua cifra nu-soul e gli studi jazz così vicini a quelli del Maestro concertatore con «All’acque, all’acque», pizzica della tradizione barese, e la sua ormai imprescindibile «Anema e core». Del suo stesso roster fa parte Settembre, vincitore dell’ultimo Sanremo Giovani, che ha proposto un nuovo arrangiamento della sua «Vertebre», con un interessante tappeto di archi e tamburelli. Il Canzoniere Grecanico Salentino, guidato dal violino travolgente di Mauro Durante, torna a Melpignano per festeggiare i 50 anni di carriera, con «Pizzica Indiavolata» e «Lu Giustacofane». Il lungo elenco di ospiti si chiude con il talento giovane di TÄRA, italiana di origine palestinese che fonde R&B a melodie tradizionali del suo paese, ed è lei stessa parte integrante della sua «Araba fenice», «risorgendo» dalle braccia dei ballerini. La Notte si completa con gli innesti rap di Sarah MK, storica collaboratrice di Krakauer insieme a Kathleen Tagg e Yoshie Fruchter, che su «Salento Square Dance», dove la pizzica incontra un tocco di funk, si lascia andare anche a intercalari gustosamente nostrani («Sciamu!», «Mena!»). E poi, ovviamente, ci sono i solisti dell’Orchestra Popolare, diventati ormai idoli di piazza, e non solo a Melpignano. Su «Furtuna» intonata da Alessandra Caiulo è impossibile trattenere le lacrime, per l’intensità dell’interpretazione. Antonio Amato con «La Coppula» fa ballare perfino i cameraman. Ninfa Giannuzzi canta ninne nanne per tutti i bambini del mondo. La nostra, come per ogni edizione, è «Calinitta». «Larilo’ larilo’ lallero», e arrivederci all’anno prossimo.