Lo sguardo ribelle e la libertà delle farfalle, nota critica di Giuseppe Lagrasta, scrittore e saggista, sull’opera Nel grano, (1873, Tecnica: olio su tela, 33X25 cm. Collezione privata) di Giuseppe Denittis.
L’arte è vita e la vita è arte e per l’artista, tale dimensione di ricerca creativa, risulta la cifra simbolica del crogiuolo in cui raccogliere e poi comunicare al pubblico, i pensieri e le idee e raccontandoli, dimostrare che è sempre possibile con la forza di volontà, cambiare vita, per vivere altre avventure, per fertilizzare un altro sistema esistenziale. E nella vita e nelle esperienze del pittore Giuseppe De Nittis, la ricerca proficua e ostinata nell’abitare contesti sociali in continuo cambiamento, gli ha consentito di vivere momenti cruciali, finalizzati alla crescita esistenziale, al miglioramento della qualità artistica e allo sviluppo umano e professionale.
Così, nel lungo lavoro di sistematizzazione di un canone pittorico impressionista, l’artista ha valorizzato gli orizzonti della natura meridionale, tra la Puglia e la Campania, giocando con il fuoco del Vesuvio, volando tra le bufere del Tavoliere delle Puglie, dipingendo scene profonde dell’Ofanto, contaminando di nuovi linguaggi artistici, la realtà parigina e quella londinese. Tale processo conoscitivo ha fatto rilevare al pittore quanto di più contrastivo ci fosse nelle trame della sua autobiografia spirituale, esistenziale e professionale. E l’intreccio delle autobiografie, integrate a quella estetica, riunite in un groviglio di felice sentire, gradualmente, si sono mutate in uno sguardo ribelle, visionario e sognatore, sempre finalizzato a comunicare un senso estetico, carico di fascino e di straniante bellezza.
Lo sguardo ribelle e l’osservazione rivoluzionaria (tra innovazione, sperimentazione e strategia pittorica aperta) di De Nittis, nutrite di percezioni visive applicate all’uso specifico della cartellina dei cinque sensi e delle notazioni critiche rivolte alla società conformista, hannostimolato visioni potenziali che hanno rinnovato il viaggio estetico tra le spirali del reale, in modo da poterlo analizzare e offrirlo all’osservatore con una tensione utopica e innovativa. E la lotta contro il tempo carsico e pulviscolare la ritroviamo nello sguardo ribelle, rivoluzionario e libertario dell’artista, quando nella tela, “Nel Grano”, la strategia del “qui e ora”, sussulta e grida e fa sentire le sue motivazioni, mentre le due donne, in modo dialettico, riconoscono la necessità di confrontarsi, discutendo, sulla vita interiore e sulle libertà che non riescono a conquistare per vivere il cambiamento. Così, la tessitura poetica denittisiana si delinea, quando, le opere raccontano l’armonia e il fascino della natura e quando i riflessi della luce e i riverberi delle figure, attraverso rifrazioni cristalline, catturano le due donne en plein air che, inseguono il desiderio di ribellarsi alla forza dell’entropia sociale, tra un vento leggero e gonfie spighe di grano.
La visione del mondo di Giuseppe De Nittis, cattura, passo passo, le sollecitudini trasmesse dalle due figure, che navigano tra forme di meditazione interiore e di percezione visiva, specchio della vita comunitaria. Così, il comportamento riflessivo dell’artista, disteso attraverso i colori rivoluzionari viventi nell’opera “Nel Grano”, offre lo slancio che permette di ribellarsi agli stereotipi, cogliendo l’opportunità, di andare oltre le zone minate del verismo critico, per abitare gli spazi en plein air, e “recepire le impressioni degli oggetti e dei soggetti costituivi delle cifre simboliche della sua arte”, emblemi che recitano la vita che si svolge in società, rappresentando, così, la memoria personale, l’autobiografia spirituale (di cui vi parleremo in altra sede) e la memoria sociale e collettiva.
“Nel Grano”, (1873, Tecnica: olio su tela, 33X25 cm. Collezione privata) del De Nittis, l’osservatore incontra una tessitura profonda e una tensione al raccoglimento, che la natura e il paesaggiocomunicano, avendo cura nell’interiorizzare i dettagli narrativo-pittorici che rendono “Nel Grano”, un capolavoro denso di metafore – madri. La metafora- madre del grano esalta il linguaggio pittorico narrativo dell’autore barlettano, poiché consente al Nostro, di allestire il teatro della vita, e di esprimere, implicitamente, la sua visione del mondo fatta di sacrifici, di lotta contro la povertà, di conflitti generazionali, per una possibile rinascita sociale. Il grano, quindi, è metafora trasformativa per eccellenza, in quanto consente all’osservatore di ricavare, tramite l’indagine estetica, gli elementi costitutivi del fascino interiore emanato dalle donne, in piena potenza vitale, e che con la loro forza generativa tentano di sfuggire alla caducità del tempo, alla natura transitoria della bellezza e alla fugace ironia della felicità. Dovessimo comparare il quadro “Nel Grano” (1873) di Giuseppe De Nittis con il quadro di Vincent Van Gogh, “Campo di grano con voli di corvi”, (1890, Amsterdam Van Gogh Museum), potremmo raccontare cifre e simboli connaturati dal disagio di vivere, tra follia e disperazione, ma anche tra desideri di sopravvivenza alle forze avverse e ai venti contrari.
Le farfalle che planano in piena leggerezza, tra i vivi colori degli orizzonti nell’opera del De Nittis si contrappongono ai corvi che volano sul campo di grano scelto da Van Gogh, e tale connotazione, apre spazi narrativi di forte suggestione, rispetto alle diverse prospettive dei due artisti, incarnate alla condizione umana, alla vita, alla morte, alla natura, al desiderio di vivere e di lottare e di giocare al massacro con la vita dei colori. Che pure possiedono un’anima. E che anima! Non vogliamo avviare una comparazione tra la narrazione pittorica di De Nittis e la scrittura pittorica di Van Gogh, non è questa la sede, ma lametafora – madre del campo di grano, con la presenza di corvi e farfalle, certamente accomuna i due artisti, sia in rapporto alla filosofia della natura che in relazione al dipingere, al sognare e all’esperire le gioie e il disagio di vivere.
La metafora del grano emerge sia negli ambiti religiosi che in quelli della tradizione contadina, in quanto rappresenta l’abbondanza, il lavoro, il ciclo naturale della vita e delle stagioni. Le spighe, soprattutto, alludono all’agricoltura e alla fatica dei campi, mentre il pane risulta metafora del frutto di questo lavoro. “Nel Grano” di Giuseppe De Nittis, scopriamo, così, il sentimento fuggitivo dell’esistenza ma rileviamo anche il desiderio di ricercare un senso vitale, per vivere il cambiamento. E l’immagine della luce, incarnazione del sole, rende l’allegria del cuore che Giuseppe e Vincent, quando ne avevano la possibilità, erano pronti a donare agli altri.
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