La Russia si trova a fronteggiare una delle più gravi turbolenze energetiche degli ultimi anni. La campagna di attacchi a lungo raggio ucraina contro le raffinerie, combinata con le sanzioni occidentali che limitano l’accesso a tecnologie e pezzi di ricambio, e con i difficili sforzi di modernizzazione di un settore già fragile, sta erodendo le scorte di carburante del Paese e minaccia di intaccare le entrate petrolifere, pilastro delle finanze del Cremlino.
I dati. Il quotidiano economico Kommersant ha rivelato il 21 agosto che la Federazione è sull’orlo di una crisi della benzina: i prezzi all’ingrosso hanno registrato un’impennata dall’inizio del mese, mentre la produzione è crollata del 10% rispetto a gennaio. All’inizio del 2025 la produzione media era di 123.600 tonnellate giornaliere, oggi ridotte a 102.200, con un calo del 17,3%.
I prezzi. Anche i prezzi confermano la tensione. Il Moscow Times ha riportato che il 18 agosto il prezzo della benzina AI-92 (equivalente alla normale senza piombo) ha raggiunto i 71.500 rubli a tonnellata (circa 890 dollari), mentre l’AI-95 (benzina premium) ha toccato quota 80.430 rubli (circa 1.000 dollari). In un solo giorno i due indici hanno segnato rialzi rispettivamente dell’1,3% e del 2,2%. Dall’inizio del 2025, l’AI-92 è aumentata del 38% e l’AI-95 del 49%.
I divieti di esportazione. Il Cremlino ha tentato di contenere la spirale dei prezzi prorogando fino a settembre (ottobre per i non produttori) il divieto temporaneo di esportazione di benzina. Una misura che, tuttavia, appare più palliativa che risolutiva. Secondo gli analisti, la vera radice della crisi è nella vulnerabilità strutturale del settore: gli attacchi ucraini hanno provocato chiusure improvvise degli impianti, le riparazioni richiedono mesi, spesso complicati dall’uso di macchinari importati, e le sanzioni hanno già costretto a rinviare manutenzioni programmate.
Le prospettive. L’autunno rischia di peggiorare il quadro. Kommersant riferisce che fino a dieci grandi raffinerie dovranno affrontare lavori di manutenzione nei prossimi mesi, con l’inevitabile effetto di ridurre ulteriormente la disponibilità di carburante.
I territori occupati. Le difficoltà non riguardano soltanto la Russia continentale: anche i territori occupati in Ucraina lamentano gravi carenze. In Crimea, il leader dell’amministrazione filo-russa Sergey Aksyonov ha parlato di scarsità di benzina AI-95, aggravata dai rischi logistici legati a strade esposte agli attacchi ucraini. Situazione simile a Zaporižžja, dove – ha denunciato Yevgeny Balitsky – i convogli ferroviari di rifornimento sono costantemente nel mirino.
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