Le donne sono più a rischio di soffrire di sclerosi multipla (circa tre volte di più rispetto agli uomini), e rappresentano la maggioranza dei pazienti con questa malattia neurologica, ma ricevono meno farmaci. Il motivo, scrivono oggi alcuni ricercatori francesi su Neurology dopo aver analizzato i dati contenuti nei registri di malattia, andrebbe ricercato in una certa “inerzia terapeutica” a trattare le donne, imputabile verosimilmente a un eccesso di cautela non sempre giustificato.
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Le prescrizioni dei farmaci in uomini e donne
Il dato – anticipato già durante l’ultimo congresso europeo sulla sclerosi multipla (Ectrims) – emerge da un lavoro guidato da Sandra Vukusic della University of Lyon. Insieme ai colleghi ha analizzato i dettagli delle prescrizioni farmaceutiche per oltre 22 mila pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente, con esordio tra i 18 e 40 anni (la fascia d’età che corrisponde a quella dove si concentra la maggior parte delle diagnosi). Nello specifico, i ricercatori hanno cercato di capire se esistesse una correlazione tra sesso del paziente e probabilità di ricevere i farmaci, differenziando tra terapie modificanti la malattia (Dmt, come glatiramer acetato, dimetil fumarato e interferone) e terapie modificanti la malattia ad alta efficacia (come per esempio sono ocrelizumab, cladribrina e natalizumab). I pazienti sono stati seguiti per circa 12 anni.
I risultati dello studio
I risultati hanno mostrato che una differenza esiste, per entrambe le categorie di farmaci, ma soprattutto per quelli ad alta efficacia: se infatti la probabilità di ricevere un Dmt era meno dell’8% nelle donne, per gli altri era inferiore del 20% (in media, per ogni farmaco la situazione era diversa nel tempo, e tenuto conto dei periodi di gravidanza e allattamento). Inoltre, aggiungono gli autori, c’era anche un’altra differenza per le due categorie di farmaci: già da subito, a un anno dalla diagnosi, erano più basse le prescrizioni dei farmaci ad alta efficacia per le donne.
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I timori nelle prescrizioni dei farmaci
I motivi di queste differenze vanno ricercate nei timori – sia da parte dei medici che delle pazienti – legati alla salute riproduttiva delle donne, spiegano i ricercatori. “Le donne potrebbero non ricevere le terapie più efficaci al momento ottimale, spesso a causa di preoccupazioni relative a rischi per la gravidanza che potrebbero non concretizzarsi mai. L’uso di Dmt e Dmt ad alta efficacia è spesso limitato da rischi potenziali e sconosciuti associati alla gravidanza, poiché spesso i dati disponibili al momento della commercializzazione di questi farmaci sono insufficienti”, ha spiegato Vukusic presentando i dati ad Ectrims.
Come ricorda infatti Aism – l’Associazione italiana sclerosi multipla – i farmaci Dmt utilizzati contro la malattia non hanno l’approvazione per l’uso in gravidanza, motivo per cui, scrivono: “è fondamentale quindi che le donne che stanno prendendo in considerazione una gravidanza si confrontino con il proprio neurologo per valutare l’eventuale sospensione della terapia prima di programmare il concepimento”.
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La sclerosi multipla e le donne
Le cautele sono dunque giustificate, alla luce di possibili rischi e mancanza di approvazioni. Ma d’altra parte, nelle valutazioni, riprendono gli esperti francesi, i medici dovrebbero rimanere aggiornati sugli ultimi dati disponibili farmaco per farmaco e non evitare certi medicinali quando non strettamente necessario. Perché c’è il rischio reale, scrivono, di un’ “inerzia terapeutica” specificatamente legata al sesso non solo alla programmazione di una gravidanza. “Se usati precocemente, i farmaci per la sclerosi multipla possono ritardare il decorso della malattia, quindi le donne che non vengono trattate potrebbero avere esiti peggiori a lungo termine e un rischio maggiore di disabilità a lungo termine – riprende Vukusic in una nota dell’American Academy of Neurology – Questa perdita di opportunità non è più accettabile, poiché esistono farmaci compatibili con la gravidanza o che possono continuare a combattere la malattia molto tempo dopo la loro sospensione quando si tenta il concepimento”.