Annalisa Strada è un’insegnante che da molto tempo si è posta un obiettivo. Convincere i ragazzi che studiare non è poi così male e che leggere può essere straordinariamente interessante, persino divertente. Alcuni titoli dei suoi libri sono una simpatica provocazione: Dante era un figo, Lavarsi è bello. Altri sono un corso di formazione per genitori alle prese con l’evoluzione, non sempre prevedibile, di figli che si confrontano con un mondo troppo competitivo e a volte anche un po’ spaventoso.

“Il mestiere del genitore non lo insegna nessuno”

Annalisa Strada, ospite della rassegna Il Sentiero Invisibile che ha aperto i suoi incontri mercoledì pomeriggio a Ponte di Legno (Brescia), ha vinto numerosi premi, tra i quali l’Andersen per Una sottile linea rosa, pubblicato dieci anni fa. La storia di Perla, una ragazzina timida di 15 anni, appassionata di sport, che dopo una serata in cui conosce molto di se stessa e di Cesare – il ragazzo che le piace – scopre anche quasi inconsapevolmente di essere rimasta incinta. 
C’è un mondo mai banale nei libri di Annalisa Strada che dietro le sue lenti cerca di analizzare quello che molti genitori faticano a capire… “Perché i ragazzi spesso sono faticosi – spiega – sono sfuggenti, rispettano regole che non conosciamo e con le quali noi stessi fatichiamo a relazionarci. È vero che il mestiere del genitore non lo insegna nessuno ma se rinunciamo a svolgere questo compito poi non possiamo sorprenderci di cose che sfuggono al nostro controllo”.

Il suo ultimo libro (Alle medie senza il cellulare, ed. Il Battello a Vapore) parla di una relazione non facile tra madre e figlia. Cinzia, arrivata in Italia dopo un periodo in Sud America, scopre che tutti qui hanno il telefonino. E che senza connessione non esisti. La madre non solo non le regala il cellulare. Ma le impone di dire quello che direbbe a Whatsapp a un diario. E pagina dopo pagina Cinzia canalizzerà la rabbia nei confronti della madre severa focalizzando meglio i coetanei. Che tanto fighi e alla moda poi non sono… Il suo diario si chiama Argo. E diventa un ottimo amico.

Il cellulare oggi è davvero da demonizzare? “Diciamo che è legittimo porsi il problema di dare un telefonino in mano a un ragazzino di 11 anni. Ma visto quello che sta succedendo e come viene usato forse è il caso di farsi problemi anche con uomini e donne di 40 anni e oltre. Le tecnologie non sono mai un problema: il dramma è come vengono usate soprattutto se a un certo punto sono loro a usare noi. È normale che un ragazzino venga sovrastato da meccanismi dei quali è semplicemente un cliente inconsapevole. Il sistema li vuole spettatori passivi. Ma loro non lo sanno”.

Quindi è giusto che i ragazzi delle medie lascino il cellulare a casa… “Nel mio libro Cinzia sfida la madre, perché non è connessa ai suoi coetanei. Quindi ritarda, e si chiede se la mamma prima o poi non vedendola o non sentendola si preoccuperà magari cambiando idea sull’importanza del mezzo. Ma alla fine torna sempre a casa: e scrive, scoprendo qualcosa di sé che forse con un cellulare perennemente in mano non avrebbe mai capito”.

I ragazzi iperconnessi

Qual è il rischio che i ragazzi iperconnessi di oggi corrono? “Quello di conoscere tutto degli altri, o meglio, quello che gli altri vogliono far conoscere di sé, senza sapere nulla di se stessi. Oggi il telefonino è lo strumento con il quale ci si paragona ad altri, alzando costantemente l’asticella di competizioni che non sono sane. Le challenge, quella sulle labbra più voluminose, o sulla scottatura più evidente, sono l’aspetto peggiore e più pericoloso. I ragazzi si sentono coinvolti solo se spingono al massimo i meccanismi deleteri che regolano il branco digitale. Esauriti i quali si sentono comunque non all’altezza perché ci sarà sempre qualcosa o qualcuno più avanti di loro. E svilupperanno frustrazione e senso di inadeguatezza. I ragazzi sono costantemente attratti dal confronto con chi è fuori. Ma non si chiedono mai ‘chi sono io, quali sono i miei veri bisogni, che cosa desidero davvero’… ”.

I Me contro Te

Il telefono propone modelli comportamentali. Oggi su chi i ragazzi si misurano? “Una ventina di anni fa era Harry Potter, poi Violetta, oggi sono i Me Contro Te. Le generazioni rinnovano i propri modelli comportamentali sempre più rapidamente”.

E i genitori? “I genitori sono e saranno sempre e comunque modelli comportamentali. Ma il loro è un ruolo fondamentale che non si può delegare e che devono giocare senza nascondersi. I ragazzi imparano e si appassionano per osmosi. Se papà e mamma leggono, leggeranno. Se papà e mamma raccontano, impareranno e racconteranno a loro volta… ”.

I Me Contro Te sono Luigi Calagna e Sofia Scalia, due ragazzi siciliani che vantano un seguito mostruoso su YouTube, oltre sette milioni di follower. Sono una formidabile macchina di marketing, girano film per ragazzi ma nel frattempo investono tutto quello che guadagnano in proprietà immobiliari. Si sono trasferiti a Milano e sono ricchissimi. Dovevano sposarsi, ma il matrimonio – annunciato con grande clamore sui social – pare sia stato rinviato alla prossima primavera. Nessuna crisi sentimentale: solo troppi impegni.

Dunque, in attesa di conoscere chi i nostri ragazzi vorranno imitare se non addirittura diventare, tanti libri e meno connessioni sotto il prossimo albero di Natale… Ma come si convince un bambino a leggere? “Leggendo e coinvolgendoli nelle letture – risponde Annalisa Strada – perché alla fine dentro i libri ci sono le storie che sono anche quelle che uno può inventare e raccontare attingendo alla propria fantasia ma anche pescando tra le storie di famiglia. Ci sono un sacco di cose che si possono raccontare per introdurre un bambino al mondo. E sono le stesse storie che probabilmente nostro figlio racconterà tra trent’anni ai nostri nipoti”.

“I bambini sono spugne che imitano gli adulti”

Quindi la storia che i bimbi sono sempre più pigri è da sfatare? “Non sono un istituto scientifico accreditato per poter dire qualcosa di certo, ma posso assicurare che per quelle che sono le mie esperienze i bambini sono sempre vispi e molto ricettivi. Sono sempre delle spugne che imitano molto gli adulti. Quindi se si impigriscono gli adulti non possiamo pretendere che i bambini siano attivi. La verità è che oggi per molti genitori è comodo che i bambini siano pigri, perché sono più facilmente gestibili. Se instauriamo abitudini che li impigriscono solo perché la loro vivacità è impegnativa ne pagheremo le conseguenze. Sta a noi stimolarli o sedarli, sta a noi scegliere”.

A scuola senza cellulare non è solo una provocazione: è un invito, forse un appello… “Diamo ai ragazzi delle alternative, diamo loro la possibilità di sperimentare altro. E poi, e lo dico soprattutto agli adulti, i ragazzini quando si divertono lo fanno anche senza il cellulare anzi… soprattutto senza il cellulare. Ma dobbiamo dar loro la possibilità di fare questa esperienza dando il buon esempio. I ragazzini sono schiavi del cellulare? Chiediamoci quanto ne siamo schiavi noi adulti. Quante volte scriviamo una banalità in un testo di poche parole senza telefonare o dire di persona quello che vogliamo comunicare. Il telefonino ci sta privando di una comunicazione multidimensionale e ci costringe a pagare un costo altissimo a fronte di una maggiore velocità che non sempre è necessaria”.

Leggi le inchieste di Dossier Today.it