di
Monica Ricci Sargentini
La first lady turca chiede un intervento su Netanyahu dopo che la consorte di Trump aveva scritto a Putin per l’Ucraina
Prima Melania Trump e Olena Zelenska, poi Emine Erdogan. Le first lady abbandonano il consueto ruolo di rappresentanza e tessono la tela della diplomazia nei conflitti in Ucraina e in Medio Oriente. Sabato la moglie del presidente turco ha preso lo spunto da una lettera che la sua omologa americana aveva scritto a Putin per perorare, senza mai nominarla direttamente, la causa delle decine di migliaia di bambini rapiti durante la guerra in Ucraina e portati in Russia o nei territori occupati da Mosca senza il consenso delle famiglie. Elogiando il gesto di Melania, la signora Erdogan la invita a fare altrettanto per i piccoli palestinesi: «Confido che la grande sensibilità che avete dimostrato per i 648 bambini ucraini che hanno perso la vita nella guerra si estenderà anche a Gaza, dove, nell’arco di due anni, 62.000 civili innocenti, tra cui 18.000 bambini, sono stati brutalmente uccisi», è il testo del messaggio pubblicato sabato dalla presidenza turca. «Come madre, come donna e come essere umano — continua Emine — condivido profondamente i sentimenti espressi nella vostra lettera e spero che possiate dare la stessa speranza ai bambini di Gaza».
ISRAELE-HAMAS, LA GUERRA A GAZA IN DIRETTA
Melania, in verità, non aveva parlato di minori ucraini ma si era limitata ad un generico appello a Putin perché tutelasse l’innocenza e la risata dei bambini, cosa che era stata molto criticata a Kiev nonostante i ringraziamenti ufficiali di Volodymyr Zelensky e di sua moglie che, a sua volta, aveva scritto alla first lady americana: «Non è per te» aveva detto scherzosamente il presidente ucraino consegnando la lettera al tycoon durante la sua visita alla Casa Bianca il 18 agosto.
Sposata con Erdogan da 47 anni, dopo che lui aveva intrapreso addirittura un digiuno per ottenere l’assenso alle nozze, Emine di solito non si occupa di politica, preferendo impegnarsi in questioni ambientali e sociali, ma per i palestinesi ha deciso di fare un’eccezione e proporre a Melania un’alleanza tra donne: «Dobbiamo unire le nostre voci e la nostra forza contro questa ingiustizia» ha scritto invitandola a far appello direttamente al premier israeliano Benjamin Netanyahu affinché «ponga fine alla crisi umanitaria a Gaza».
«La frase “bambino sconosciuto” scritta sui sudari di migliaia di bambini di Gaza apre ferite irreparabili nelle nostre coscienze — si legge nella lettera —. I bambini sono spinti in una profonda rovina psicologica e hanno completamente dimenticato come sorridere, urlano nei microfoni che vogliono morire, portando nei loro cuori innocenti la stanchezza di una guerra che non possono affrontare».
La first lady turca, poi, si spinge più in là e parla di «un risveglio collettivo del mondo» sulla questione di Gaza che porta ad «una volontà globale» di riconoscere la Palestina. Di qui l’invito, anche piuttosto perentorio, alla sua omologa americana perché lanci un appello che «assolverà anche a una responsabilità storica nei confronti del popolo palestinese». È un tentativo di allentare l’asse America-Israele che dura ormai da 58 anni ma che è sempre meno popolare tra i giovani elettori repubblicani Usa, nonché nell’ala trumpiana Maga, tendenzialmente isolazionista in politica estera. Non è sicuramente sfuggita ad Emine la frustrazione di Trump quando Netanyahu, a fine luglio, aveva negato l’esistenza di una carestia a Gaza. Il tycoon aveva detto di aver visto le immagini dei bambini palestinesi in tv: «Sembrano molto affamati… dobbiamo nutrire i bambini».
25 agosto 2025 ( modifica il 25 agosto 2025 | 08:01)
© RIPRODUZIONE RISERVATA