Remco Evenepoel parla per la prima volta dopo il ritiro dal Tour de France 2025. Dopo le rapide dichiarazioni iniziali, il belga si è preso qualche giorno per incassare il colpo e riflettere su quanto successo, non solo quel giorno, non solo alla Grande Boucle, ma negli ultimi otto mesi, da quel brutto incidente in inverno che ne ha condizionato l’intera stagione. Il leader della Soudal Quick-Step descrive così una rincorsa continua alla forma e agli obiettivi durante la quale non si è mai realmente preso il tempo di fermarsi e di ascoltarsi, interrotta da alcuni momenti difficili che lo hanno rallentato (rivela infatti di aver subito la frattura di una costola a pochi giorni dal via), ma senza portarlo a cedere, fino alla rottura arrivata la scorsa settimana. Un crollo inatteso che tuttavia a leggere la sua lettera che vi proponiamo qui di seguito in realtà era più che preventivabile.
Quello che doveva essere il momento clou della mia stagione si è trasformato in una delusione. Il Tour de France era il mio grande obiettivo e, dopo l’incidente di dicembre, tutto ciò che ho fatto è stato con un unico chiaro scopo: essere pronto in tempo per luglio. Quell’obiettivo mi ha permesso di concentrarmi su qualcosa, ma ha anche creato molta pressione in termini di tempo.
I mesi invernali, normalmente il periodo in cui si costruisce una solida base per la stagione, sono stati occupati dalla riabilitazione e dal recupero. Non avevo altra scelta che essere paziente: dovevo guarire.
Una volta ottenuto il via libera per tornare ad allenarmi, tutto è cambiato improvvisamente. È diventata una corsa continua: una corsa per tornare in tempo per le classiche di aprile, una corsa per andare in altura, una corsa per essere pronto per il Tour… Mi sentivo sempre come se stessi cercando di recuperare il ritardo.
Durante gli allenamenti non mi sentivo mai me stesso: le mie solite sensazioni non c’erano. Ma ho continuato a credere. Non volevo rinunciare al mio sogno.
Pensavamo che il periodo di riposo durante la riabilitazione mi avesse dato abbastanza tempo per recuperare. Ma in realtà il mio corpo non si era mai veramente riposato, stava ancora lavorando duramente per guarire dalle fratture e dal trauma dell’incidente. Ripensandoci, non ero sovrallenato, ma ero decisamente esausto. Ero già a corto di energie prima ancora che il Tour iniziasse.
E poi, proprio prima del Tour, è arrivato un’altra caduta. Ai campionati nazionali mi sono rotto di nuovo una costola. Non era grave, ma sicuramente non era l’ideale. Mi sono presentato alla gara più difficile del mondo con una costola rotta e un corpo stanco, non proprio la combinazione migliore. Ma non volevo rinunciare all’obiettivo per cui avevo lottato così duramente.
Nonostante tutto, ho dato il massimo. Sono riuscito a vincere una tappa, a indossare la maglia bianca per diversi giorni e a restare nelle posizioni di vertice della classifica generale. La prima settimana è andata bene, considerando tutto. Ma nella seconda settimana, il prezzo di tutti quegli sforzi ha cominciato a farsi sentire. Resistevo, ma sapevo che in fondo non ero al meglio. Finché, alla fine, il mio corpo ha detto “basta”.
Dopo dodici giorni, ho ceduto. Tutto quello che avevo sopportato fino a quel momento mi ha finalmente sopraffatto. Ma ancora non volevo arrendermi. Ho lottato con tutte le mie forze.
Per voi, miei tifosi, volevo dare fino all’ultima goccia di energia che mi era rimasta. Ma due giorni dopo mi sono sentito completamente svuotato. È stato allora che ho deciso di scendere dalla bici e, come se non bastasse, hanno cominciato a manifestarsi i primi sintomi di un’infezione. Quello che era iniziato come un vago fastidio si è trasformato in una sinusite in piena regola nei giorni successivi. Mi ha colpito duramente.
Quel giorno è diventato uno dei momenti più difficili e vulnerabili della mia carriera. Sono crollato e, stranamente, ne sono orgoglioso.
Ci vuole forza per mostrare che le cose non vanno sempre come vorresti. Che anche quando desideri qualcosa con tutto te stesso, a volte il tuo corpo ha altri piani. Quel momento, per quanto difficile, ha dimostrato che sono umano. Con alti e bassi.
Abbandonare il tour è stata la decisione più difficile che abbia preso da molto tempo, ma è stata quella giusta. Per una volta, ho ascoltato davvero il mio corpo e spero che quel momento trasmetta un messaggio, soprattutto ai giovani ciclisti che guardano.
Va bene fermarsi.
Va bene sentirsi stanchi. Va bene essere umani.
A volte fare un passo indietro è la cosa più forte che si possa fare. Ora mi prenderò del tempo per riposarmi e recuperare.
Grazie a tutti per il sostegno. Significa più di quanto possiate immaginare.
Remco