Pensione a 64 anni. Le recenti dichiarazioni di Durigon – Il governo sta mettendo a punto una serie di proposte in vista della prossima legge di Bilancio. Tra le ipotesi allo studio, spicca l’idea di utilizzare il Trattamento di fine rapporto (TFR) accantonato presso l’INPS come strumento per incrementare l’importo della pensione, in modo da garantire una soglia minima più adeguata. A renderlo noto è stato il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, intervenuto durante un evento organizzato da Confagricoltura al Meeting di Rimini. “Stiamo pensando di trasformare il TFR delle aziende con oltre 50 dipendenti, oggi depositato all’INPS, in una rendita mensile da destinare al pensionato”, ha spiegato Durigon. “L’obiettivo è dare un supporto concreto, rafforzando gli assegni per chi si ritira dal lavoro”.

Ma l’ipotesi non si ferma qui. Il sottosegretario ha aperto anche alla possibilità di introdurre una copertura assicurativa per il long term care, ovvero un sistema di assistenza a lungo termine per affrontare le fragilità sanitarie nella terza età. “Potrebbe essere una risposta importante alle difficoltà del nostro sistema sanitario”, ha aggiunto.

Secondo Durigon, le proposte in esame non graverebbero significativamente sulla finanza pubblica. “Parliamo di risorse già presenti nel sistema contributivo. Se il TFR diventa una rendita, non comporta un nuovo esborso per l’INPS”, ha sottolineato, spiegando che l’iniziativa punta a rafforzare la previdenza complementare senza alterare in modo sostanziale i saldi di bilancio.

Il tema dell’età di uscita dal lavoro resta centrale nel dibattito politico. La Lega insiste nel mantenere la soglia dei 64 anni per accedere alla pensione, opponendosi a ulteriori aumenti. “È una battaglia politica che vogliamo portare avanti. Riteniamo che l’attuale età pensionabile sia già alta. Non serve spostarla ancora”, ha detto Durigon. Il governo valuterà i costi per estendere questa possibilità anche ai lavoratori con carriere miste, non solo a quelli con contribuzione interamente versata dopo il 1996.

Quota 103 e la riforma di Opzione Donna

Durigon ha anche fatto il punto su due strumenti già esistenti. Quota 103, che consente il pensionamento con 62 anni di età e 41 di contributi, non ha riscosso il successo atteso: nel 2024 le domande presentate sono state poco più di mille. “Va ripensata, serve maggiore efficacia per favorire l’uscita anticipata”, ha detto. Quanto a Opzione Donna, la misura che consente alle lavoratrici di anticipare la pensione con penalizzazioni, si registra un calo significativo delle adesioni. “Il numero di potenziali beneficiarie si è ridotto. Ora bisogna decidere se modificarla per dare più margini di scelta alle donne”.

In sintesi, il pacchetto di interventi in fase di valutazione mira a introdurre maggiore flessibilità nel sistema previdenziale, sostenere gli assegni più bassi attraverso strumenti integrativi come il TFR e aprire nuove forme di tutela sanitaria. Tutto questo senza compromettere gli equilibri dei conti pubblici, ma rispondendo a un bisogno crescente di sicurezza per chi si avvicina alla pensione.