di
Giulio Gori

Il noto critico e collezionista di Crespina (Pisa) aveva 88 anni. Le esequie lunedì 25 alla chiesa di San Michele Arcangelo a Crespina

Tutti i più grandi storici dell’arte in quell’estate del 1984 gridavano al miracolo: al ritrovamento delle teste che Amedeo Modigliani, in una notte di rabbia, avrebbe gettato nei canali di Livorno, ci fu però una voce che si levò per sostenere che invece erano dei falsi. Era quella di Carlo Pepi, il collezionista d’arte di Crespina (Pisa), che si è spento a 88 anni di età all’ospedale di Cecina. Le esequie si terranno lunedì 25 agosto, alle 10, nella chiesa di San Michele Arcangelo a Crespina.

Considerato il massimo esperto di Amedeo Modigliani, tanto che Jeanne, la figlia dell’artista livornese, nel 1988 lo chiamò a far parte degli Archivi Legali Modigliani, viveva in una casa museo con migliaia di opere d’arte. «Critico e collezionista, grande appassionato di arte – scrivono in una nota i familiari di Pepi – è stato fondatore della Casa natale di Amedeo Modigliani (dove creò un centro studi, ndr), direttore della sezione di contrasto ai falsi di “Art Watch International”, che ha dedicato la propria vita alla difesa del senso più autentico dell’arte».



















































Folgorato da bambino dai quadri di Van Gogh, cominciò sin da giovanissimo a comprare opere d’arte. A volte gli succedeva di indebitarsi, ma la sua sensibilità e conoscenza gli consentivano di capire il valore di opere non ancora affermate sul mercato, come ad esempio i quadri non ancora popolari dei Macchiaioli e ancora di più i loro disegni. Da autorità vivente su Modigliani, molte volte smascherò dei falsi nelle mostre di tutta Italia, da Napoli e a Viterbo. Fu anche ribattezzato Don Chisciotte per le sue battaglie contro il mercato dei falsi.

Ma il caso che lo rese più celebre fu la «beffa di Modì» di quel 1984, quando un gruppetto di ragazzi livornesi, per scherzo, gettarono nei fossi dei pezzi di marciapiede lavorati con un trapano, proprio davanti alla draga che stava cercando le opere di Modigliani.

I grandi della critica italiana, da Argan a Ragghianti, da Brandi fino a Carli, assicurarono l’autenticità di quei manufatti. Mentre Carlo Pepi fu subito sicuro non solo che non fossero di Modì, ma anche che fossero opera di mani diverse. Un «minority report» che fu poi confermato dagli stessi protagonisti, quando diffusero le foto che li immortalavano mentre creavano i falsi.


Vai a tutte le notizie di Firenze

Iscriviti alla newsletter del Corriere Fiorentino

23 agosto 2025 ( modifica il 23 agosto 2025 | 17:57)