“Spesso quando siamo in ferie dimentichiamo che le malattie non vanno in vacanza. Così capita che in estate finiamo per abbassare il livello di attenzione, correndo dei rischi. Specie a tavola”.
Pensa al latte crudo il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore della Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva all’Università degli Studi di Milano, commentando con Fortune Italia il caso del bimbo di 15 mesi del Bellunese, ricoverato all’ospedale di Padova con una diagnosi di sindrome emolitico-uremica: avrebbe mangiato un formaggio preparato con latte crudo.
Ma anche al botulino, con una serie di decessi e numerosi intossicati tra Calabria e Sardegna.
Botulino: a cosa fare attenzione
“Il problema del botulino non è stagionale nel senso stretto, ma è collegato a procedure incongrue di conservazione degli alimenti: il Clostridium botulinum vive bene in condizioni di assenza di ossigeno, a differenza di altri batteri. Inoltre non dà segni della propria presenza se non raramente, con presenza di gas nella confezione. Il pericolo che comporta è importante, nel momento in cui non si interviente prontamente”, ricorda Pregliasco.
Quello da botulino è un vero e proprio avvelenamento. I sintomi sono annebbiamento e sdoppiamento della vista, dilatazione delle pupille, difficoltà a mantenere aperte le palpebre o a parlare, problemi di deglutizione, secchezza della bocca, stipsi.
Nei casi più gravi può verificarsi una graduale perdita di forza nei muscoli di braccia, gambe e in quelli coinvolti nella respirazione, fino ad arrivare alla paralisi dei muscoli respiratori e rendere necessaria l’intubazione. I sintomi neurologici possono essere preceduti da manifestazioni gastroenteriche e compaiono da 6 ore a 7 giorni dall’ingestione del cibo contaminato.
“Ogni anno abbiamo una ventina di casi e purtroppo quest’anno ne abbiamo già visti diversi”, continua il virologo. Si sta indagando proprio in queste ore anche su 30 intossicati in un villaggio turistico a Nicotera: il botulino è fra i sospettati.
“Oltre ai prodotti sottolio, occorre fare attenzione anche ad altri preparati e conserve che possono essere rischiosi. Se si ha un dubbio – raccomanda lo specialista – è fondamentale riscaldare l’alimento ad almeno a 85 gradi per cinque minuti: la tossina è termolabile e quindi la cottura è un fattore di prevenzione, mentre il congelamento ferma solo la replicazione delle spore”.
Latte crudo e bambini
“Un’altra storia incredibile è quella del latte crudo: c’è chi continua a dire che questo alimento sia più buono e salutare di quello pastorizzato, per la presenza di vitamine e nutrienti. Ma dobbiamo essere chiari – scandisce Pregliasco – questi cibi sono pericolosi per tutti, soprattutto per bambini e anziani“. Chi non ricorda il caso del piccolo Mattia Maestri, in stato vegetativo dal 2017 dopo aver mangiato formaggio contaminato?
Ebbene, solo nell’estate 2025 si sono avuti due casi in bimbi piccoli in provincia di Belluno – come ha puntualizzato all’Adnkronos Salute Sandro Cinquetti, direttore del Dipartimento Prevenzione dell’azienda Ulss 1 Dolomiti. Il primo qualche settimana fa”.
Le insidie e l’effetto pastorizzazione
Ma perchè il latte crudo fa male? “All’interno possono esserci dei batteri di Escherichia coli che producono una tossina, è questa a determinare la sindrome emolitico-uremica e nei piccoli può portare al decesso”, spiega Pregliasco. “Il rischio non riguarda solo il latte, ma anche formaggi, latticini, yogurt, gelati e qualunque altro prodotto sia realizzato con questa materia prima non pastorizzata”.
La pastorizzazione è “uno degli interventi che hanno reso sicuro questo alimento che, dopo il trattamento, mantiene delle virtù nutrizionali. Ma c’è chi non se ne cura – lamenta il virologo – auspicando una sorta di ritorno alla natura, un po’ come fa negli Usa Kennedy Jr.”.
La buona notizia è che le condizioni del piccolo paziente sono relativamente stabili.
Ma in estate sono numerose le tossinfezioni alimentari in agguato, per colpa di “Shigella, salmonella o altri patogeni. Quindi riccorriamo al buon senso e facciamo attenzione all’igiene. Se abbiamo dei dubbi sulla preparazione del cibo che abbiamo nel piatto, meglio fermarsi: l’impatto della tossinfezione alimentare dipende anche da quanto alimento è stato consumato”, conclude Pregliasco.