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Negli ultimi tredici anni per molte persone le serate estive passate in casa hanno trovato un senso grazie a Techetechete’, il programma di Rai 1 che sfrutta l’immenso repertorio delle Teche Rai, il più grande archivio audiovisivo italiano. Il pubblico si è affezionato al linguaggio del varietà, che accosta spezzoni di programmi di ogni tipo dagli anni Cinquanta ai tempi recenti, dando loro un senso grazie al montaggio. Ma da almeno un paio di estati l’entusiasmo per il programma sembra essere diminuito, e l’impressione diffusa tra una parte di spettatori e addetti ai lavori è che le puntate abbiano perso freschezza e creatività, risultando un po’ tutte uguali.
Nelle scorse edizioni gli autori utilizzavano i frammenti per creare contenuti legati da un filo conduttore o un tema principale, raccontato e sviluppato attraverso pezzi di storia della televisione. I temi erano spesso piuttosto originali e richiedevano evidentemente un notevole lavoro sia nella ricerca sia nella giustapposizione: negli anni sono andate in onda puntate interamente dedicate ai mezzi di trasporto, per esempio, oppure a gente in cucina, ai tradimenti, ai disguidi televisivi, ai calciatori in tv, ai travestimenti.
Le persone e il tipo di programmi sfruttati per comporre queste puntate erano molto vari. E tra le puntate dedicate interamente a personalità importanti della tv e della cultura pop ce n’erano sì alcune dedicate a quelle più famose e istituzionali, come Raffaella Carrà o Pippo Baudo, ma tante altre erano un’occasione per mostrare il repertorio di figure che oggi capita molto meno di vedere in tv: Dori Ghezzi e Fabrizio De André, Gianfranco Funari, Oreste Lionello, Paolo Villaggio, Anna Marchesini, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, per fare degli esempi.
Oggi la direzione del programma è cambiata. Nella stagione in corso le puntate con temi generici e scontati, per esempio canzoni prese dai Festival di Sanremo del 1969, 1979 o 1989, oppure suonate da band, o ancora “gli anni Ottanta”, sono diventate la maggioranza. E la varietà del materiale utilizzato si è drasticamente ridotta, concentrandosi in larga parte sulle esibizioni musicali.
Oltre all’assenza di quella creatività nel montaggio e nelle scelte che aveva caratterizzato le stagioni precedenti, gli spettatori più affezionati hanno segnalato anche un altro difetto: l’utilizzo degli stessi spezzoni in più puntate, a volte molto ravvicinate tra loro. Per esempio, ad agosto è stata riproposta in molte occasioni un’esibizione del 1984 in cui il cantante italiano Mango canta “Oro” al festival “Un disco per l’estate” a Saint-Vincent, in Valle d’Aosta.
Uno dei giudizi più severi all’attuale impostazione di Techetechete’ è stato quello di Aldo Grasso, critico televisivo del Corriere della Sera. Grasso ha scritto che il programma si sarebbe distaccato dalla visione autoriale di Michele Bovi, il giornalista che lo aveva ideato, diventando «un jukebox senza idee, coi brani scelti a caso». Secondo Grasso, nella sua versione attuale Techetechete’ «è l’Amazon della Rai, un distributore automatico di reperti», e la sua funzione è diventata più che altro quella di «un tappabuchi di Rai 1, l’ultima idea rimasta a chi mostra di essere privo di idee».
Anche la giornalista dell’Espresso Beatrice Dondi ha criticato la piattezza dell’ultima stagione di Techetechete’, riassumendo così la formula dell’ultima stagione: «molta musica, molto Sanremo, molti Ricchi e Poveri, qualche sketch ripetuto all’infinito». A suo avviso, ciò che ha caratterizzato questa edizione è soprattutto l’approccio pigro e sbrigativo con cui gli autori hanno assemblato le puntate: «a ben cercare, uno straccio di materiale inedito si sarebbe anche potuto trovare», ha scritto.
Francesco Valitutti, uno degli autori storici di Techetechete’, dice che la centralità attribuita alle canzoni nelle ultime due edizioni è stata una scelta che la produzione del programma ha fatto un paio d’anni fa, in parte per adeguarsi alle richieste che arrivavano dai social, dove «c’era una grande domanda di puntate maggiormente orientate sulla storia della musica italiana».
Ma questa svolta è legata anche a un altro aspetto: il programma va in onda da tredici anni, con una media di circa ottanta puntate a stagione. «Seguendo dei ritmi produttivi così fitti per un periodo di tempo così lungo, le idee cominciano per forza di cose a ridursi», dice Valitutti.
Nelle scorse edizioni, Valitutti e i suoi colleghi hanno assemblato i frammenti seguendo delle linee guida molto precise, che incidevano molto sull’autorialità delle puntate. Per esempio, in una delle prime edizioni, si erano dati la regola «non soltanto di dover raccontare tre personaggi storici della Rai accomunati tra loro, ma anche di individuare un tema comune che li legasse». Dopo 13 stagioni trovare altri spunti più spariglianti e insoliti, per esempio le litigate nelle dirette televisive o i festival musicali minori, è diventato più difficile.
Quanto alla tendenza a riproporre gli stessi spezzoni in più puntate, Valitutti precisa che si è trattato di una pecca della produzione, dovuta sia alla mancanza di coordinamento tra i vari autori sia ai frequenti cambi di programmazione. Alcune puntate con dei frammenti in comune (come quello di Mango, per esempio), originariamente pensate per andare in onda a distanza di una decina di giorni l’una dall’altra, si sono invece trovate ravvicinate in palinsesto. Altre invece sono state preparate con una certa urgenza per colmare i vuoti lasciati dalle modifiche improvvise al piano editoriale.
Oltre che per l’impostazione monotona delle puntate, l’ultima stagione ha ricevuto qualche contestazione anche per alcune scelte di programmazione. Dal 12 al 20 luglio è andato in onda Techetechete’ Top Ten, uno spin off del programma condotto dalla presentatrice Bianca Guaccero. Il programma ha avuto ascolti inferiori alle attese ed è stato contestato dagli spettatori abituali, che hanno giudicato fuori luogo l’introduzione di una conduttrice: una presenza ritenuta inutile, se non addirittura fastidiosa, in un format che si distingue proprio per assenza di mediatori e fluidità del montaggio.
Techetechete’ fu preceduto da Varietà e Da Da Da, due programmi ideati da Bovi che partivano da un concetto simile. Fin dalla prima edizione il programma si è distinto per un’attenzione particolare alla storia della canzone italiana, dovuta anche agli interessi dello stesso Bovi, molto esperto di musica e in particolare di plagi musicali.
Le puntate partono spesso dalle proposte degli autori, che dopo aver concordato un tema con la produzione lo comunicano al reparto di ricerca, che si occupa di cercare e selezionare gli spezzoni sulla base delle loro indicazioni. Questa è solo una parte del lavoro di ricerca che precede una puntata. Un’altra non si basa sul portale in sé, ma sulla memoria storica degli autori, che spesso hanno decenni di esperienza in Rai e utilizzano il portale per recuperare un frammento che già avevano in mente. Generalmente una puntata richiede qualche giorno di lavoro, circa una settimana, a seconda della quantità di verifiche e riadattamenti da fare.
Techetechete’ va in onda da giugno a settembre ogni anno, nella fascia oraria cosiddetta primissima serata, tra le otto e mezza e le nove circa. Nell’ultima stagione il programma ha avuto in media 2 milioni di spettatori, pari a circa il 17 per cento di share: un dato in linea con quello registrato ogni stagione dal 2012 a oggi.
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