Ad Apeldoorn tre maglie iridate e un bronzo per la vicentina, tredici medaglie complessive per la Nazionale: un movimento in crescita che ora chiede più strutture per continuare a vincere
24 agosto – 23:09 – MILANO
Il sipario sui Mondiali juniores di Apeldoorn cala con l’Italia in vetta al medagliere. L’ultimo colpo porta la firma di Matilde Cenci, regina assoluta della rassegna: nel Keirin la vicentina — 18 anni da compiere — mette in bacheca la tripletta iridata, che si somma a un bronzo, consacrandola volto simbolo di questa spedizione.
brivido—
Non è mancato neppure il brivido. Nella Madison maschile Julian Bortolami e Riccardo Colombo hanno sfiorato il colpaccio, battuti di un solo punto dalla coppia spagnola Igual Ubeda–Urcaregui Sanz, capace di imporsi 51 a 50 nonostante l’attacco finale degli azzurri. Meglio è andata a Jacopo Vendramin, argento nell’Eliminazione dietro all’austriaco Fugger e autore della sua terza medaglia personale in Olanda. A completare il quadro ci ha pensato Alessio Magagnotti, bronzo nel chilometro, ulteriore conferma del suo talento.
segreto—
Il bilancio è da stropicciarsi gli occhi. Dodici mesi fa, l’Italia aveva chiuso terza con undici podi; ad Apeldoorn il bottino è stato ancor più pesante: tredici medaglie totali — sei titoli, tre argenti e quattro bronzi — e primato in entrambe le classifiche. Il segreto? Stabilità tecnica, continuità e un clima di lavoro che parte da lontano. Nessun terremoto nello staff negli ultimi quattro anni, ma una rete di tecnici, società e collaboratori che ha permesso la massima espressione degli atleti, senza pressioni. Una base solida, dalla quale sono emersi i punti di forza: la velocità femminile – mai così competitiva grazie al lavoro di Ivan Quaranta -, l’inseguimento – ormai un marchio di fabbrica con quattro titoli consecutivi – e la mano di Salvoldi, Villa e Bragato a guidare un settore capace di rigenerarsi.
futuro—
La distribuzione equilibrata delle medaglie, tra velocità e inseguimento, maschile e femminile, racconta un’Italia che non vive solo di singoli fuoriclasse ma di un movimento largo, in salute e pronto a rinnovarsi. Eppure, tutto questo nasce da un solo impianto coperto sul territorio nazionale: un limite che non cancella i meriti, ma che obbliga a guardare avanti. Lo ha ribadito il presidente federale Cordiano Dagnoni: “Alla luce di questi risultati serve un passo ulteriore: più impianti, possibilmente coperti, per garantire ai nostri giovani condizioni di allenamento sicure”.
La Gazzetta dello Sport
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