di
Paolo Tomaselli
Esordio stagionale d’autorità per l’Inter di Chivu: contro il Torino arrivano la doppietta di Thuram e i gol di Bastoni, Lautaro e Bonny. Una risposta potente al Napoli, alla Roma e alla Juventus
Eccola qua, la risposta dell’Inter, chiara e decisamente rumorosa, come un rombo di Thu-La. Anzi, le risposte: alle vittorie in discesa di Napoli e Juve, ma anche alle critiche impietose per una stagione sempre in prima linea ma senza vittorie e allo scetticismo per una rivoluzione di velluto, con l’arrivo di giovani rampanti (a cominciare da Chivu) al posto dei grandi nomi. Ma se il modello è rappresentato dal tuttofare croato Sucic, unica faccia nuova dal primo minuto (al posto dello squalificato Calhanoglu, con Barella dirottato in regia), o dalla freddezza di Bonny, a segno da pochi passi cinque minuti dopo l’ingresso in campo, allora le prime luci che illuminano l’alba dell’era Chivu fanno intravvedere un’Inter capace di andare ben oltre le proprie ferite, i propri punti deboli e la propria routine.
Grazie all’esempio di capitan Lautaro, già tirato e assatanato, come dimostra nella scivolata sul gol del 3-0 ma anche nell’esultanza per una rimessa laterale qualsiasi; grazie a Thuram che ritrova il sorriso e la doppietta con un diagonale e e un colpo di testa (in contemporanea con Lautaro l’anno scorso aveva segnato solo due volte), ma anche a Dimarco, finalmente brillante o a Pavard che non sembra con la valigia in mano.
Il Toro è ancora in costruzione ed è sorpreso da un avversario già così intenso e spietato. E la partenza dell’Inter è quella che il nuovo tecnico sognava per far sentire la propria voce dopo un’estate caratterizzata prima dalla sfuriata di Lautaro contro Calhanoglu e poi dal cambio di obiettivi sul mercato, con Lookman e Koné sfumati. Non il massimo per un tecnico alla 14esima panchina in A, dopo la salvezza strappata a Parma. Eppure l’ex terzino con il caschetto, oggi grande fumatore, in meno di un mese di preparazione ha riaperto le finestre dell’Inter, facendo entrare aria fresca, con allenamenti intensi, diretti sempre in prima persona, e nuove idee per migliorare un motore che Inzaghi ha costruito e plasmato, tirandolo al massimo. La nuova Inter nasce dalla rabbia per la debacle di Monaco, ma anche per lo scudetto buttato via mille volte, l’ultima delle quali contro la Lazio di Marco Baroni, «vittima» ieri di una piccola vendetta trasversale al debutto sulla sua nuova panchina. Il 4-3-3 granata sembra attrezzato per reggere l’urto e ripartire in velocità, ma il pressing alto dell’Inter taglia presto i rifornimenti avversari tra centrocampo e attacco. La spizzata di Bastoni di testa su corner di Barella spacca presto la partita ed esalta il nuovo atteggiamento dell’Inter, che produce meno rotazioni frenetiche in attacco, meno costruzione dal basso e anche meno sortite offensive dei centrali.
Ma così facendo aggredisce l’avversario più avanti con continuità, perde raramente l’equilibrio e sembra spendere anche meno energie. Oltre ad avere più opzioni: l’ultimo arrivato Diouf nel finale si sistema dietro Bonny (con Zielinski) nel 3-4-2-1. Ce n’è quanto basta per battere i pugni sul tavolo scudetto e per far restare dentro allo stadio buona parte della Curva che aveva proclamato lo sciopero al grido di «Volete uno stadio-teatro? Tenetevelo». Se lo spettacolo è in campo, tutto è più facile.
25 agosto 2025 ( modifica il 25 agosto 2025 | 23:04)
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