di
Rinaldo Frignani

L’aggressore ha subito spento il telefonino sottratto alla vittima, una donna di 60 anni che portava a passeggio il cane all’alba. È stata lei a dare l’allarme. Trovate tracce genetiche, controlli anche nei centri d’accoglienza»

«Era giovane, molto giovane. E straniero». Non molto alto, dai modi sbrigativi. E comunque non uno dei clochard che frequenta abitualmente il parco di Tor Tre Teste, tutti conosciuti dai carabinieri che pattugliano la zona. Quindi un personaggio non ancora schedato dalle forze dell’ordine, quantomeno fra coloro che commettono reati, sul quale adesso si concentrano le ricerche degli investigatori dell’Arma per risalire a chi, all’alba di domenica scorsa, ha aggredito, rapinato e violentato una donna di 60 anni, che come al solito, con le prime luci del giorno, portava a spasso il suo cagnolino. Il ragazzo ricercato avrebbe lasciato tracce evidenti della sua presenza in uno spiazzo erboso fra i pini a poche decine di metri da uno degli ingressi dell’area verde, quello dalla parte di via Francesco Tovaglieri. 

Il giallo del telefonino spento e forse rivenduto

In particolare, oltre alla descrizione fornita dalla vittima, che comunque sembra non lo avrebbe visto bene in faccia, il suo profilo biologico, mentre ha subito spento il telefonino vecchio modello strappato dal marsupio della donna dopo essersi diretto prima al Quarticciolo e poi alla stazione Termini. Potrebbe averlo rivenduto a qualche ricettatore che a sua volta potrebbe averlo fatto a pezzi oppure ricondizionato rendendolo in pratica non rintracciabile, equipaggiandolo con nuovo codice Imei e nuova sim. Un comportamento da parte del ricercato che comunque farebbe pensare a un personaggio al corrente delle accortezze per non farsi individuare, non proprio uno sprovveduto quindi.



















































L’aggressione nel bosco 

L’aggressione è scattata poco dopo le sei quando la 60enne, che abita poco distante insieme con il figlio, è entrata nell’area verde passando da un varco nella recinzione. Non è escluso che il violentatore l’abbia notata subito e seguita per qualche istante per entrare in azione non appena la donna è entrata nel boschetto. Protetto dagli alberi, il giovane l’ha dapprima bloccata, quindi le ha tolto il telefonino, per poi abusare di lei sul posto. Dieci minuti da incubo. Nel parco non c’era nessuno, secondo quanto accertato dai carabinieri, e la vittima non ha potuto chiedere aiuto. Anche perché era terrorizzata, in balìa del bruto che si è poi dato alla fuga. Potrebbe aver preso qualche mezzo pubblico per allontanarsi dal parco, e per questo motivo fra gli accertamenti in corso c’è anche l’analisi delle telecamere di sicurezza dei bus così come di quelle puntate a ridosso dell’area verde perché dentro non ci sono. Nonostante lo choc la donna è riuscita a raccogliere le forze per tornare a casa da dove ha telefonato al 112 per dare l’allarme.

Caccia all’uomo

I carabinieri l’hanno accompagnata in ospedale dove è scattato il protocollo per le violenze sessuali. Non ha riportato ferite da aggressione, non è stata picchiata, ma è stata comunque dimessa con alcuni giorni di prognosi. Il ricercato potrebbe avere le ore contate. I carabinieri della compagnia Casilina stanno controllando rifugi per senza tetto, abitazioni, ma anche, vista la giovane età del soggetto, anche centri d’accoglienza, perché sul territorio ce ne sono alcuni proprio nella zona del parco. Un’area considerata tranquilla, quantomeno di giorno, con l’erba tagliata e i sentieri puliti, frequentata da famiglie e appassionati di jogging, ma che di notte, visto che è facile accedervi, può ospitare persone poco raccomandabili. Il sospetto è che proprio il ragazzo responsabile dello stupro di domenica si aggirasse per il parco in attesa di incrociare qualcuno da rapinare. Senza armi, perché la 60enne non ne avrebbe viste, riferendo solo di minacce. Ma poi, davanti a una donna colta di sorpresa in una situazione che credeva tranquilla, indifesa e terrorizzata, è andato oltre.


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26 agosto 2025