Anche il Portogallo, dopo la Spagna, riconosce il congedo mestruale per le pazienti affette da endometriosi e adenomiosi. Ma di cosa parliamo? Entriamo nello specifico.
Siamo nel 2025 e, dopo due anni dall’iniziativa in Spagna, anche il Portogallo sancisce un congedo mestruale di 3 giorni al mese retribuiti per le donne affette da endometriosi e adenomiosi, senza la necessità di un certificato medico in quanto sarà sufficiente la diagnosi ufficiale della malattia.
Ma in Italia?
Ancora nessuna normativa nazionale in merito, sappiamo solo che negli ultimi anni sono state presentate delle proposte di legge e che non hanno mai superato l’iter parlamentare.
Che cos’è l’endometriosi? Quali sono i sintomi e le cause?
L’endometriosi è una patologia cronica infiammatoria, che si manifesta tramite la presenza di tessuto simil-endometriale al di fuori della sua sede ordinaria, ossia la cavità uterina. Con conseguenze quali l’infiammazione pelvico cronica, fibrosi, aderenze su organi come ovaie, intestino, vescica e peritoneo.
Tra i sintomi sospetti si evidenziano: dolori mestruali invalidanti e sanguinamenti abbondanti o irregolari (dismenorrea), dolore pelvico cronico che può manifestarsi anche al di fuori del ciclo mestruale, dolore durante i rapporti sessuali (dispaurenia), disturbi intestinali e/o urinari, tra cui gonfiore addominale, alterazioni dell’alvo e dolore durante la minzione e/o la defecazione, affaticamento cronico, infertilità o difficoltà a concepire.
Rispetto alle cause della malattia sono presenti diverse teorie, ma ad oggi nessuna di queste è stata ufficialmente comprovata.
Come prevenire il ritardo diagnostico?
Per prevenire il ritardo diagnostico, attualmente stimato intorno ai 7/10 anni, di fronte a sintomi compatibili con la presenza della malattia è fondamentale rivolgersi fin da subito ad un ginecologo specializzato in endometriosi. Quest’ultimo si occuperà di raccogliere i dati della paziente rispetto alla sua storia clinica e di analizzare i sintomi riferiti. Durante la visita eseguirà la palpazione bimanuale, l’esame con speculum e l’esplorazione rettale; grazie a questi potrebbe rilevare noduli, un utero fisso o dolente e una consistenza alterata dei tessuti pelvici.
Inoltre tra gli strumenti diagnostici, il più utilizzato è l’ecografia transvaginale, utile ad identificare cisti ovariche, lesioni profonde a carico del setto retto vaginale, dell’intestino e della vescica, aderenze e alterazioni degli organi. Nel caso in cui l’esame ecografico non fosse sufficiente, si procede con la risonanza magnetica, che dovrà essere affidata ad un radiologo a sua volta specializzato, per evitare il rischio di una valutazione inadeguata.
Laparoscopia come metodo diagnostico e di trattamento della patologia: quando utilizzarla
In passato l’esecuzione dell’intervento chirurgico, ossia la laparoscopia, era frequentemente utilizzato come strumento per la diagnosi di endometriosi, mentre ad oggi grazie ai progressi nell’ambito delle tecniche di imaging prima citate è fortemente sconsigliato, se non nei rari casi in cui gli esami non invasivi non consentano una diagnosi chiara e si sospetta un’endometriosi profonda che coinvolga intestino, vescica e ureteri.
Inoltre prima di ricorrere alla procedura chirurgica è fondamentale per la paziente conoscere alcune possibili conseguenze come: la formazione di aderenze, che sono spesso causa di ulteriore dolore che si somma alla sintomatologia già presente; non sempre la laparoscopia fornisce una diagnosi accurata, specie se eseguita da un professionista non specializzato.
Guarire dall’endometriosi è possibile?
No, ancora oggi guarire definitivamente dall’endometriosi non è una possibilità. Ma oltre a gestire la malattia tramite l’assunzione di farmaci e il ricorso alla chirurgia in casi circoscritti, vi sono degli aspetti legati allo stile di vita, come l’alimentazione e l’attività fisica personalizzata che possono essere degli ottimi alleati contro l’infiammazione cronica invalidante.
Ma prima di fornire alcune indicazioni rispetto ad un piano alimentare adatto a donne con endometriosi è bene precisare che non esiste un’unica soluzione valida per tutte, bensì sarà il nutrizionista specializzato nella patologia a proporre una dieta basata sulla personale risposta ai singoli alimenti, tenendo in considerazione i fattori clinici, sintomatici, metabolici.
Più in generale tra gli alimenti che sarebbe consigliabile ridurre o evitare si trovano: la carne rossa e gli insaccati, i grassi trans e i cibi ultra processati, gli zuccheri raffinati e i prodotti industriali, i latticini interi e gli alimenti ricchi di Nichel in presenza di allergia sistemica al Nichel solfato. Mentre tra gli alimenti privilegiati come buoni alleati si trovano: la frutta e la verdura fresca di stagione, i grassi buoni come l’olio evo, i semi oleosi e l’avocado, il pesce azzurro, spezie come curcuma e zenzero che favoriscono un’azione anti infiammatoria, i cereali integrali a basso contenuto di glutine o che ne sono privi. Infine su consiglio del proprio medico si può valutare l’assunzione di alcuni integratori che possono supportare ulteriormente la qualità di vita della paziente.
Sempre basandosi sulla propria condizione clinica, tra le associazioni consigliate alla terapia medico-farmacologica vi sono alcune pratiche che prevedono l’utilizzo del corpo e che sono tendenzialmente ben tollerate anche nelle fasi più intense della sintomatologia. Tra queste si evidenziano le pratiche a basso impatto, presenti in discipline come lo yoga terapeutico, il pilates clinico, la camminata moderata, e gli esercizi di mobilizzazione pelvica e di respirazione diaframmatica.
Conclusioni
La speranza che anche in Italia si possano ottenere delle misure di tutela analoghe a quelle della Spagna e del Portogallo non deve svanire, già da diversi anni infatti alcune associazioni no profit si prodigano per i diritti delle donne affette da endometriosi.
Inoltre è importante sottolineare che le informazioni trasmesse in questo articolo sono tratte da altri articoli scritti da specialisti che collaborano con il progetto Endogenesi, una piattaforma online molto preziosa, di cui si consiglia la visione per usufruire di un valido supporto alla patologia.
A cura di Sabrina Serra