La ricerca in medicina non si ferma mai, spinta dal costante impegno a individuare nuove soluzioni da affiancare a tecniche già consolidate. È in questo contesto che l’embolizzazione articolare del ginocchio si pone come una delle più recenti frontiere terapeutiche, con l’Azienda ospedaliero-universitaria Sant’Andrea di Roma che si afferma come centro di riferimento a livello nazionale.
Da aprile 2024, nella struttura capitolina sono state eseguite 35 procedure su pazienti tra i 44 e gli 80 anni, tutte in regime di day surgery. Si tratta di interventi destinati a chi non ha trovato beneficio da altre terapie per il trattamento dell’artrosi o di patologie infiammatorie osteotendinee, con un valore aggiunto fondamentale: la mini invasività.
“Assolutamente vero – spiega il professor Michele Rossi, responsabile dell’Unità Operativa Dipartimentale di Radiologia Interventistica dell’Azienda ospedaliero-universitaria Sant’Andrea – Si tratta di una procedura minimamente invasiva, con bassissimo rischio di complicanze e un recupero più rapido. Il sollievo dal dolore inizia generalmente a manifestarsi entro due settimane dalla procedura. L’embolizzazione è un’alternativa per i pazienti che non rispondono a terapie farmacologiche, fisioterapiche o che non desiderano sottoporsi a interventi chirurgici più invasivi, come la sostituzione protesica o anche nelle forme infiammatorie dolorose post protesi. Soluzione efficace per il controllo del dolore, riducendo o eliminando la necessità di farmaci antinfiammatori e antidolorifici”.
L’embolizzazione, infatti, è una tecnica consolidata nella Radiologia Interventistica, ma la novità risiede nella sua applicazione al trattamento delle articolazioni. “L’embolizzazione ovvero l’immissione di materiale in piccole arterie al fine di interrompere localmente la circolazione del sangue è una tecnica diffusissima e consolidata nella Radiologia Interventistica. La novità importante è la sua applicazione alle arterie dirette alle articolazioni nel trattamento delle patologie infiammatorie e dell’artrosi, di cui soffre il 13% della popolazione”, sottolinea Rossi.
Nel Lazio, questa procedura viene eseguita presso l’Unità Operativa di Radiologia Interventistica del Sant’Andrea dal team guidato dal professor Rossi insieme al dottor Aleksejs Zolovkins, entrambi radiologi con ampia esperienza in questo campo.
“Tutti i pazienti vengono selezionati dopo una visita ambulatoriale che accerta la ‘non responsività’ a trattamenti tradizionali farmacologici o infiltrativi al quale sono stati sottoposti anche pazienti da fuori regione, alcuni dei quali giunti a oltre 12 mesi di follow up. Dopo l’operazione abbiamo riscontrato duraturi miglioramenti sintomatologici. Risultati che ci hanno condotto ad un ampiamento anche verso altri distretti muscolotendinei come l’anca e la spalla, di cui stiamo analizzando i primi risultati. Abbiamo in programma trattamenti sulla rizoartrosi, sulla tendinopatia achillea e sulle fasciti plantari non rispondenti alle altre terapie”, conclude Rossi.