di
Daniela Polizzi e Andrea Rinaldi
Fare il punto sarà possibile solo dopo l’8 settembre. Più sarà alta l’adesione allo scambio, più Mps avrà la possibilità di accelerare il percorso. La sfida ora è convincere anche i grandi fondi anglosassoni azionisti di Mediobanca a portare i loro titoli a Siena
A quindici giorni dalla scadenza dei termini per l’Ops del Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca, continua la corsa dei titoli delle due banche. Dopo una giornata di forti acquisti, Piazzetta Cuccia ha chiuso a 21,55 euro (+0,19%) mentre Siena ha terminato la seduta a 8,37 euro (+0,90%). La crescita del Monte ha fatto restringere all’1,6% lo sconto tra la sua offerta e la capitalizzazione di Mediobanca. Tradotto: ieri la distanza si è accorciata a 285 milioni rispetto ai circa 400 milioni della scorsa settimana.
Ma è ancora presto per parlare di premio: su un eventuale rilancio, con l’aggiunta di una componente in denaro, il ceo Luigi Lovaglio e il board presieduto da Nicola Maione decideranno a cavallo tra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima. Il vertice di Siena infatti continua a rimarcare di volere mandare in porto l’operazione così come è stata formulata.
Ciò non toglie che sul mercato vi sia molto fermento. Nelle sale operative delle grandi banche internazionali si registra l’interesse di family office di famiglie imprenditoriali e di singoli individui con un elevato patrimonio disponibili a posizionarsi con pacchetti rotondi nel capitale del Monte.
In alcuni casi si tratta di ex capitani d’impresa che hanno venduto le loro aziende incamerando ingenti fortune e che potrebbero metterle al servizio di un’operazione finanziaria dopo una lunga carriera industriale.
La promessa che vedono nel progetto Mps-Mediobanca è la traslazione da Milano a Siena di una sorta di nuovo salotto della finanza con in più la garanzia dello Stato. Gli investitori guardano quindi alla possibilità di avere un nuovo punto di riferimento per attivare un network e gettare le basi per nuovi affari, ma soprattutto per partecipare alla creazione del terzo polo bancario italiano che dovrà, nell’ottica dello Stato (anche azionista all’11,7% di Mps) mettersi al servizio delle imprese.
Poi non mancherebbero quelli che lavorano con il settore pubblico oppure con il mondo delle concessioni. L’idea è provare a fare sistema anche attraverso questa nuova banca che, se i piani andranno in porto, potrebbe nascere dopo l’offerta di pubblico scambio.
La cautela è d’obbligo. Fare il punto sarà possibile solo dopo l’8 settembre. Più sarà alta l’adesione allo scambio, più Mps avrà la possibilità di accelerare il percorso. La sfida ora è convincere anche i grandi fondi anglosassoni azionisti di Mediobanca, quelli che si erano espressi in massa a favore della sua Ops su Banca Generali, a portare i loro titoli a Siena. Mentre le sgr italiane come Anima e un big come Amundi — la controllata del Crédit Agricole, azionista oltre il 20% di Banco Bpm — si erano astenute sul progetto di Piazzetta Cuccia.
E’ chiaro che c’è molta speculazione sul listino in questo momento. Secondo gli operatori di Borsa, la settimana scorsa si è registrata un’attività intensa di vendita allo scoperto su Mediobanca. Di cui si sono resi protagonisti i fondi di investimento Psquared Asset Management per lo 0,5%, Samson Rock Capital lo 0,9% delle azioni in circolazione e Kite Lake Capital per lo 0,7%.
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26 agosto 2025
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