Dall’inizio dell’anno al 23 luglio sono 32 i casi confermati di infezione da West Nile virus nell’uomo in Italia. Ventuno dei 32 casi sono stati segnalati dalla Regione Lazio, tutti nella provincia di Latina, dove si conta anche un decesso. I numeri sono contenuti nel bollettino settimanale del sistema di sorveglianza dell’Istituto superiore di sanità (Iss) pubblicato oggi. Da un punto di vista numerico, afferma l’Iss, “l’andamento epidemiologico al momento è in linea con quello degli anni precedenti, mentre la distribuzione spaziale appare invece abbastanza differente”. Dei 32 casi 23 si sono manifestati nella forma neuro-invasiva (2 Piemonte, 2 Veneto, 1 Emilia-Romagna, 15 Lazio, Campania 3), 1 caso asintomatico identificato in donatore di sangue (1 Veneto) e 6 casi di febbre (2 in Veneto e 4 nel Lazio). Tra i casi confermati sono stati notificati 2 decessi (1 Piemonte, 1 Lazio).
“In 80% dei casi infezione asintomatica”
“Il virus West Nile ormai da diversi anni è endemico nel nostro Paese – sottolinea Anna Teresa Palamara, che dirige il dipartimento di Malattie Infettive dell’Iss – e il sistema di sorveglianza che Ministero, Iss e Regioni hanno messo a punto è ben rodato ed efficace. Tutte le misure sono in campo, comprese quelle a protezione dei trapianti e delle trasfusioni.” “Ricordiamo – prosegue – che l’80% dei casi di infezione da West Nile è asintomatico, mentre il rischio di conseguenze gravi è maggiore per le persone più fragili. La malattia non si trasmette da persona a persona. Il consiglio è quindi quello di proteggersi il più possibile dal contatto con le zanzare, i vettori del virus, e rivolgersi al proprio medico se si hanno sintomi come febbre sopra in 38°C soprattutto se accompagnata da eruzione cutanea. Per i medici l’indicazione è quella di considerare la possibilità di infezione da West Nile in presenza di sintomi compatibili e procedere alla diagnosi di laboratorio”.
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