Il cantiere della Manovra è aperto e il Governo torna a ipotizzare una flat tax, misura da sempre cara soprattutto alla Lega.
Stavolta l’ipotesi è quella di una flat tax sugli straordinari, i festivi e il lavoro notturno, una misura che avrebbe un impatto significativo sulla busta paga.
Ipotesi flat tax in Manovra
L’obiettivo è duplice: si punta ad alleggerire il carico fiscale sui lavoratori e a rilanciare i consumi in un momento in cui il potere d’acquisto è eroso dal caro vita e dai ritardi nei rinnovi contrattuali.
Secondo quanto trapelato al momento, il meccanismo potrebbe seguire il modello già sperimentato sui premi di produttività, oggi tassati con un’aliquota sostitutiva agevolata del 5%. Anche in questo caso, la flat tax avrebbe un’aliquota inferiore rispetto all’Irpef ordinaria e sarebbe applicata solo a determinate componenti variabili dello stipendio, con tetti e limiti di reddito da definire.
Il nodo principale resta quello delle coperture: per finanziare la misura il Governo pensa di coinvolgere gli istituti di credito con un contributo concordato, evitando però lo scontro che due anni fa aveva accompagnato la proposta di una tassa sugli extraprofitti bancari. Tra le ipotesi circolate c’è un nuovo intervento sulle Dta (imposte differite attive), che lo scorso anno hanno già subito una sospensione delle deduzioni per il 2025 e 2026, con un costo stimato di circa 4 miliardi per le banche.
Straordinari, festivi e lavoro notturno, come funziona oggi
Gli straordinari, i festivi e il lavoro notturno sono redditi da lavoro dipendente e quindi vengono tassati con l’Irpef ordinaria. L’aliquota varia in base allo scaglione di reddito: dal 23% al 43%, più le addizionali regionali e comunali. Questo significa che un’ora di straordinario, che sulla carta vale per esempio 10 euro, in realtà al lavoratore ne lascia meno (magari 6,5-7 euro), perché il resto viene assorbito da tasse e contributi.
Cosa propone la flat tax
L’idea del governo è applicare a queste voci un’aliquota sostitutiva più bassa, simile a quella sui premi di produttività (oggi 5%). Non è ancora deciso il valore preciso: potrebbe essere il 5% o una percentuale più alta (ad esempio 10-15%), comunque molto più bassa dell’Irpef ordinaria. La misura sarebbe limitata da un tetto massimo: sopra una certa soglia di straordinari detassati tornerebbe l’imposizione normale. E potrebbero esserci vincoli di reddito: cioè solo chi guadagna sotto una certa soglia annuale potrebbe beneficiarne.
Se la flat tax venisse approvata, per ogni ora di straordinario o festivo il netto aumenterebbe perché la trattenuta fiscale sarebbe più bassa.
Oggi, ad esempio, 100 euro lordi di straordinario valgono circa 65-70 euro netti, mentre con la flat tax varrebbero 90-95 euro netti.
Ma l’impatto reale dipenderà da:
- aliquota scelta;
- tetto massimo detassabile;
- reddito complessivo del lavoratore.
Altre misure in Manovra
La flat tax non sarebbe l’unica misura destinata a rafforzare i salari. Il governo studia anche un meccanismo di adeguamento delle retribuzioni al costo della vita (Ipca) nei casi in cui i contratti collettivi non vengano rinnovati entro 24 mesi dalla scadenza. L’adeguamento scatterebbe ogni anno, a partire da luglio, fino al rinnovo contrattuale.
Accanto a questo, si valutano incentivi fiscali per rendere più conveniente il rinnovo dei contratti e la crescita delle retribuzioni: tra le opzioni, la riduzione del 50% delle tasse sugli incrementi salariali per tre anni o, in alternativa, una nuova imposta sostitutiva del 5% per lo stesso periodo.
Ma si punta anche a bloccare l’aumento automatico dell’età pensionabile dal 2027 e a garantire la pensione anticipata a 64 anni grazie al Tfr.