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Molti stati europei che confinano con Russia o Bielorussia stanno pensando di aumentare la quantità del proprio territorio occupata da torbiere o paludi. Le torbiere sono indicate da tempo come una misura utile per contenere le emissioni di carbonio e il cambiamento climatico, ma ora per Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia avrebbero anche una funzione militare di difesa naturale contro un esercito invasore. Nel caso specifico servirebbero a proteggersi dall’espansionismo della Russia di Vladimir Putin. Nelle paludi e nelle torbiere non è quasi mai possibile capire se l’acqua sia profonda pochi centimetri o un metro e nel fango i carri armati si impantanano e si bloccano.

In questo contesto, l’allagamento di zone che erano state “bonificate” in passato, recuperando le vecchie torbiere, potrebbe rientrare nei progetti di espansione della difesa europea. Se ne parlava da tempo per questioni ecologiche, ma le motivazioni militari sembrano rendere la possibilità molto più imminente.

L’acqua e le paludi sono strumenti di difesa militare naturale molto utilizzati nella storia europea: il condottiero germanico Arminio sfruttò la fangosa torbiera della foresta di Teutoburgo per sconfiggere le legioni dell’Impero romano nel 9 d.C.; nel XVI e XVII secolo l’Olanda respinse invasioni spagnole e francesi con inondazioni strategiche; negli anni Quaranta la Finlandia limitò l’invasione sovietica grazie alle proprie torbiere; le paludi a nord di Kiev furono un ostacolo naturale per gli eserciti in entrambe le guerre mondiali.

Più recentemente, nei primi giorni dell’invasione russa del 2022, l’esercito ucraino distrusse parzialmente una diga sul fiume Irpin qualche decina di chilometri a nord di Kiev, causando l’inondazione della vecchia zona di torbiere, che in epoca sovietica era stata bonificata per renderla agricola. L’acqua e il fango costrinsero i carri armati russi a prendere altre vie, rallentandoli, e in alcuni casi li bloccarono totalmente, rendendoli obiettivi facili per l’esercito difendente: non arrivarono mai a Kiev.

Una palude vicino a Klooga, Estonia (Sean Gallup/Getty Images)

A marzo c’è stata un’ulteriore conferma della pericolosità delle torbiere e della loro efficacia nel bloccare i mezzi corazzati: quattro soldati americani in addestramento in Lituania sono morti dopo essere entrati con il loro M88A2 Hercules in una profonda palude.

Gli esempi delle guerre del passato stanno ispirando il recupero di zone paludose in vari paesi, dopo decenni in cui nell’Unione Europea circa la metà di questi ambienti umidi era stata prosciugata per ottenere terreni adatti alle coltivazioni.

Di recupero delle torbiere si parla da anni anche per motivi ecologici. La torba è un deposito composto da muschi e piante parzialmente decomposte, che non completano la loro decomposizione per via dell’acqua e della mancanza di ossigeno. Questo rende le torbiere molto efficaci, anche più delle foreste, nel trattenere il carbonio e quindi ridurre le emissioni di anidride carbonica (CO2), il principale dei gas a cui si deve il riscaldamento globale. Le torbiere coprono solo circa il 3% della superficie terrestre, ma contengono il 25-30% del carbonio del suolo globale. Quando però vengono “asciugate” rilasciano enormi quantità di CO2 e metano.

Una delle misure centrali del Green Deal europeo, la legge dell’Unione Nature Restoration Law del 2024, prevede fra le altre cose che i paesi membri recuperino il 30 per cento delle torbiere prosciugate entro il 2030 e il 50 per cento entro il 2050: i piani devono essere presentati entro settembre 2026.

Il fronte di Kupiansk in Ucraina nel 2024 (Vlada Liberova/Libkos/Getty Images)

Alcuni di questi progetti sono già partiti, altri sono in fase di discussione, ma in generale ci sono varie resistenze: gli abitanti spesso temono l’aumento dell’umidità e del numero di insetti, nonché la modifica radicale di ambienti vicini ai centri abitati. Ma l’opposizione maggiore è quella degli agricoltori, e delle potenti organizzazioni sindacali di settore: in alcuni casi il recupero delle torbiere prevede la confisca di terreni agricoli, con indennizzi non sempre considerati sufficienti, oppure la riduzione delle aree destinate al pascolo degli animali.

Nelle zone di confine le esigenze militari e i fondi a disposizione per aumentare le misure di sicurezza potrebbero contribuire a superare queste resistenze. Finlandia e Polonia hanno detto a Politico che stanno valutando la misura: nel caso della Polonia sarebbe compresa in un piano da oltre 2 miliardi di euro per rinforzare il confine orientale. Estonia e Lettonia hanno confermato che il nuovo piano di una linea di difesa baltica prevede lo sfruttamento di ostacoli naturali come le paludi. Non sono previste al momento nuove inondazioni, ma le torbiere coprono già il 10 per cento del territorio dei paesi baltici.