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La tregua commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea rischia di saltare ancora prima di cominciare. A un mese dall’intesa del campo da golf, tra Donald Trump e Ursula von der Leyen, e a qualche giorno dalla dichiarazione congiunta, che ne dovrebbe chiarire i contorni, il presidente statunitense è tornato ad alzare la posta, portando lo scontro su web tax e servizi digitali.

La minaccia: dazi e sanzioni

Senza indicare alcun Governo, lunedì sera, Trump ha minacciato misure contro gli Stati che tassano e regolamentano pubblicità online, social media, e-commerce, e che quindi mettono i bastoni tra le ruote ai colossi dell’hi-tech a stelle e strisce, come Meta, X, Amazon, Apple, Alphabet, tutti schierati con lui. Le ritorsioni possono comprendere dazi e restrizioni alle esportazioni di tecnologia avanzata e semiconduttori (ma nell’intesa di fine luglio, la Ue si impegna ad acquistare 40 miliardi di dollari di chip Usa).

Nel mirino c’è evidentemente la regolamentazione tecnologica e antitrust dell’Unione Europea (il Digital Services Act, il Digital Markets Act, le regole sull’intelligenza artificiale). Inoltre, Francia, Italia e Spagna applicano una tassa sui servizi digitali, così come la Gran Bretagna. Per Trump, sono soltanto misure «concepite per danneggiare o discriminare la tecnologia americana», mentre si offre un «lasciapassare» alle aziende cinesi.

«Europa sovrana»

Ieri, la Commissione europea ha risposto in modo secco: «È diritto sovrano dell’Unione e dei suoi Stati membri regolamentare le attività economiche sul proprio territorio in modo coerente con i propri valori democratici», ha dichiarato la portavoce Paula Pinho.

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Le norme Ue, ha aggiunto la Commissione, «non guardano al colore di una società, alla sua giurisdizione o al suo proprietario. Si applicano a tutte le piattaforme e alle società che operano nella Ue, indipendentemente dal loro luogo di stabilimento».