«Il ministro ha avuto un sussulto di dignità di fronte all’antiscienza. Sarà sempre più solo». Secondo il microbiologo e parlamentare del Pd, il governo usa la paura anche in Sanità
Non si raffreddano le polemiche contro il ministro della Salute Orazio Schillaci, finito sotto attacco da parte di FdI e Lega per la revoca delle nomine del gruppo tecnico consultivo sui vaccini. «Un conflitto» che prima o poi sarebbe esploso, spiega a Domani Andrea Crisanti, microbiologo dell’Università di Padova e senatore del Partito democratico che invita a riflettere sui rischi di una scienza piegata alle convenienze del potere: «Un problema tutto italiano».
Professor Crisanti, che giudizio dà sulla decisione di Schillaci di revocare le nomine della commissione consultiva sui vaccini? Dal suo punto di vista tecnico, quanto la politica dovrebbe interferire in questi organismi?
La politica dovrebbe avere l’umiltà di fare un passo indietro. Altrimenti si rischia di danneggiare i cittadini. Quando c’è da implementare decisioni basate su evidenza scientifica e tecnologica e c’è bisogno di risorse, dei soldi dei contribuenti, queste devono essere filtrate sulla base di valori e priorità. La politica deve intervenire sempre dopo, mai prima. Il ministro Schillaci ha fatto bene, è un accademico, un rettore di un grandissimo ateneo. Questo incarico è pro tempore, poi dovrà rispondere alla comunità scientifica e metterci la faccia. Ha avuto un sussulto di dignità.
Trova che l’assenza del ministro dal Meeting di Cl, per evitare contestazioni di esponenti no-vax, sia anche il sintomo di un problema più ampio nel rapporto tra questo governo e i negazionisti in Italia?
Probabilmente avrà voluto evitare polemiche, cercando di smussare i contrasti interni. Questo governo ispira la sua strategia economica, sociale e anche sanitaria alla paura. La paura è una delle motivazioni che più ispira le decisioni delle persone, perché in qualche modo attiva reazioni primordiali di difesa. Di fronte alla paura cerchiamo un rifugio. La paura è dell’ignoto e quindi anche della scienza, che in qualche modo valica i confini dell’ignoto. Non a caso hanno posizioni antiscientifiche: la scienza attraversa questi confini.
La Lega e Forza Italia hanno posizioni divergenti sull’obbligo vaccinale. E il ministro Salvini porta avanti posizioni che fanno eco nel mondo no-vax, di recente ha ricordato che la maggior parte dei Paesi europei non ha obblighi vaccinali come l’Italia. Dal punto di vista epidemiologico, quali sono i rischi concreti di un allentamento dell’obbligatorietà?
Moltissimi Paesi hanno moltissimi incentivi, come l’ammissione a scuola: senza vaccini nessuno entra. Può essere formalmente vero che non ci sono obblighi, ma non sostanzialmente. Il rischio concreto è la trasmissione di agenti patogeni. Il problema della vaccinazione è proteggere se stessi e chi non si può vaccinare: persone in terapia oncologica, che hanno problemi debilitanti, che si ammalano e possono andare incontro a malattie che causano effetti gravi. Pensiamo al morbillo: una malattia seria che in un caso su mille causa complicazioni gravissime.
In queste ore si fanno sempre più insistenti le voci di una nomina politica, quella di Gemmato, per “commissariare” il ministro della Salute. Il coordinatore di FdI Giovanni Donzelli, intervistato dalla Stampa, ha voluto specificare “Finché avrà la fiducia”. Quasi un avvertimento. Si è rotto qualcosa nella maggioranza?
È il risultato di un conflitto: hanno scoperto che c’è un limite alle cose che il ministro Schillaci è disposto a subire. Pensavano di aver messo lì un pupazzo: Schillaci ha subito tutto per due anni e poi ha detto “Troppo è troppo”. Questa maggioranza non tollera deviazioni dalla linea. Ma non penso che lo sostituiranno, dovrebbero giustificare perché hanno fatto fuori un professore di ateneo. Mi lasci dire: gli stanno mettendo intorno un “cordone sanitario” per limitarne indipendenza e azione.
Quali strategie suggerirebbe per proteggere la scienza da questa deriva ideologica?
La politica deve fare un passo indietro: sanità e ricerca si devono autogovernare. Si può solo sperare che vengano mantenute la libertà e l’indipendenza scientifica. I soldi dei contribuenti per la ricerca sono spesi bene se la politica ne resta fuori. Potrebbe essere che la politica decida di investire risorse, ma poi deve fare un passo indietro rispetto a come queste vengono gestite. Ci vorrebbe un ritorno alle competenze, e invece qualsiasi posizione è politicizzata. C’è una capillare influenza del potere politico in qualsiasi decisione che comporti potere e influenza. Si tratta di un problema tutto italiano, che nella sanità raggiunge vertici pazzeschi.
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