di
Gaia Piccardi
Contro Kopriva Jannik è tornato a correre come un treno, pronto ad arrivare allo scontro in finale con Alcaraz
La voglia di tornare subito in campo per una sessione extra di allenamento è stata stroncata sul nascere da coach Vagnozzi: «Ha detto no, il boss è lui». E così Jannik Sinner si accontenta dei 22 game (6-1, 6-1, 6-2) giocati nel primo turno dell’Open Usa con Vit Kopriva da Bilovec, Repubblica Ceca: per una volta, la tentazione di continuare a sudare dopo uno sforzo morbido rimane nella sacca.
L’anno scorso Sinner debuttava a Flushing perdendo un set con il carneade McDonald in pieno spleen da Clostebol, era appena stato prosciolto dall’accusa di doping, non sapeva che accoglienza aspettarsi: «Faticavo ad essere felice perché avevo pensieri nella testa». Con ben altra leggerezza d’animo, ieri ha lasciato quattro giochi a un avversario a corto di idee per impensierirlo, l’unico brivido sono state le due palle break annullate sul 4-2 del terzo set, avanti 6-1 6-1, entrambe con il servizio (percentuali da velocità di crociera: 59% di prime in campo, 89% di punti vinti sulla prima), che si conferma l’architrave di un tennis di sfondamento da fondo. Il cemento è casa Sinner: 22ª vittoria a livello Major sulla superficie d’elezione del barone granata. La novità è l’outfit in stile Toro, scarpe incluse, con il manicotto che ormai è diventato un accessorio di moda: i marchi di abbigliamento sportivo, sulla scia dell’imprevisto sinneriano a Wimbledon (la caduta picchiando il gomito), ne stanno facendo un trend. Look a parte, il resto è cosa nota. La violenza dei colpi prodotti con i piedi sulla riga, l’indisponibilità a concedere occasioni, la mentalità di un campione che quest’anno all’Open Usa ha solo da perdere: Jannik difende il titolo e la vetta del ranking dall’assalto di Carlos Alcaraz, scalpato dal fratello Alvaro, in rotta di collisione nella finale più attesa.
Messo un cerotto sull’anulare della mano destra per tamponare una piccola vescica («Niente di che…» dirà lui), Sinner è un treno in corsa totalmente ristabilito dal virus di Cincinnati che aveva terremotato la curva degli ultrà. I giorni newyorkesi gli sono serviti per accontentare gli sponsor, allargare il portfolio, fare le costruzioni con il Lego che compra sulla 5th Avenue, accanto all’hotel, affilare le strategie. Non sono certo avversari come Kopriva, tesserato per il club di Vigevano con cui gioca la Serie A, a mettere sotto stress la macchina-Sinner. Infatti, chiusa la pratica, l’agenda per la giornata di oggi è già piena: «Mi allenerò per avere più ritmo possibile». Gli servirà con Alexei Popyrin, il rivale del secondo turno, l’australiano di origine russa che sembrava un predestinato; non lo è diventato ma conserva lampi di futuro nella racchetta. Curiosamente, l’unico precedente non è a favore di Jannik: Madrid, sulla terra, nel 2021. Cinque anni e cinque Sinner fa. Non c’è motivo di allarmarsi.
La pattuglia italiana perde Arnaldi, Musetti disinnesca l’obice di Perricard; nella notta torna in campo Paolini e Bellucci prova non sfigurare con Alcaraz. Per il migliore, business as usual. L’avventura a Flushing del fresco campione di Wimbledon, che ambisce a conquistare il terzo Slam stagionale come Novak Djokovic nel 2021 e 2023 (i paragoni tra il totem e l’erede italiano ormai si sprecano), comincia con il piede giusto. «Mi sento bene, sono di nuovo in salute e nella miglior forma possibile — sorride —. Su questo campo ho ricordi speciali, sento ancora le emozioni addosso. So su cosa devo lavorare ma come inizio posso ritenermi contento. Qui mi gioco tanto: sono pronto». Avanti il prossimo.
27 agosto 2025
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