Elena Giacomin
27 agosto 2025 14:29
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Il lavoro di Ji Hyeon Lee è straordinario. Non ci è sfuggito sin dagli albori della pubblicazione dei suoi libri in Italia. Con “La piscina” nel 2016 vinse infatti il nostro Premio Orbil come miglior albo illustrato. Poi, sempre grazie alla sensibilità di Orecchio acerbo editore, sono arrivati in libreria anche “La porta” e “L’isola”. “Non sono una fata” sostava da un po’ sugli scaffali de La casa sull’albero senza essere stato osservato con attenzione fino a quando le meravigliose parole della collega Barbara Ferraro de Il giardino incartato di Roma mi hanno fatto letteralmente precipitare in libreria per recuperare il libro. Che straordinaria scoperta! La forza del racconto e la potenza delle immagini abitano le pagine di questo libro rendendolo qualcosa di davvero speciale. Il bellissimo titolo induce in inganno e, anche con la complicità della copertina, si crede di entrare nel territorio del fiabesco e per la verità, in un certo senso, un po’ varchiamo quella soglia. Ma quella in cui entriamo è sì una storia popolata da esserini minuscoli alati che stanno tra i rami delle piante di cotone, ma queste creaturine in realtà raccolgono, tessono, cuciono, lavorano duramente per fabbricare abiti da mettere in bella mostra nelle vetrine. No, non stiamo parlando di fate, stiamo parlando di sfruttamento del lavoro minorile, di commercio senza scrupoli, di capitalismo, di rapporti tra Nord e Sud del mondo. Ci sono pochissime parole nel libro, lo spazio maggiore è dato alle immagini poetiche, sospese, dense di significati. Ha ragione Barbara Ferraro la letteratura per i più piccoli deve spingerci anche ad andare oltre la superficie delle cose e a guardare il mondo, anche nelle sue contraddizioni e bruttezze, con uno sguardo diverso.