Stanziato un fondo da oltre 300 milioni di euro. I militari supervisioneranno la consegna dei farmaci

L’economia di Gaborone è dipendente dai diamanti, il cui mercato non è mai stato così in crisi

Il presidente Duma Boko annuncia lo stato di emergenza. (Foto dal profilo Facebook del presidente)

Il presidente del Botswana Duma Boko ha annunciato uno stato di «emergenza sanitaria pubblica» e la creazione di un fondo straordinario da diversi miliardi in valuta locale per far fronte al «collasso» del sistema nazionale di distribuzione delle medicine e di altro materiale medico, sempre più difficili da reperire per i cittadini del paese.

Le misure comunicate da Boko implicano anche il coinvolgimento delle forze armate, che hanno già iniziato a supervisionare la distribuzione di materiale a cliniche e ospedali delle aree rurali, cominciata nella serata di ieri 25 agosto.

La decisione del capo dello stato giunge alcune settimane dopo che il ministro della Salute, Stephen Modise, aveva lanciato l’allarme su un debito da decine di milioni di dollari contratto dallo stato di Gaborone nei confronti del settore sanitario privato. In quell’occasione Modise aveva annunciato una temporanea sospensione di tutte le operazioni chirurgiche ritenute non urgenti, in genere eseguite presso strutture non pubbliche.

Lo stato di emergenza imposto da Boko rappresenta uno scossone per il Botswana, tradizionalmente uno dei paesi più stabili e sviluppati dell’Africa, seppur con forti disuguaglianze. Questa misura va letta però come il culmine della crisi economica che attanaglia da anni Gaborone, provocata in primo luogo dalla crisi globale del mercato dei diamanti e dal conseguente, drastico calo dei ricavi connessi a questa materia prima.

Il Botswana è il primo produttore al mondo per valore dei cristalli e la sua economia è fortemente dipendente dalle vendite delle pietre. A questo si sono aggiunti i recenti tagli agli aiuti esteri allo sviluppo decisi dagli Stati Uniti. Il sostegno finanziario di Washington era fondamentale per il sistema di contrasto cura dell’HIV/AIDS. Il paese fa registrare uno dei più alti tassi di prevalenza della sindrome del pianeta, in linea con quanto si riscontra in tutta l’Africa australe.

Cosa ha annunciato il presidente 

Boko ha comunicato i nuovi provvedimenti nel corso di un discorso alla nazione, trasmesso dalla televisione pubblica e sui social. Il presidente, eletto lo scorso ottobre a 54 anni, il primo a venire dalle opposizioni dal 1966 a oggi, ha citato i problemi finanziari che soffrono le casse di Gaborone e ha poi affermato che «la catena di approvvigionamento di materiale medico gestita a livello centralizzato è collassata», con la conseguenza di «una grave interruzione delle forniture sanitarie in tutto il paese».

Boko ha quindi annunciato lo stato di emergenza e la creazione di un fondo da cinque miliardi di pula, circa 320 milioni di euro, da impiegare per risolvere l’impasse. La gestione di questa iniziativa è stata affidata alla Botswana Development Corporation (BDC), società di investimenti statali che ha già garantito un primo esborso da 100 milioni di pula, circa 6,4 milioni di euro.

Boko ha anche reso noto che il ministero delle finanze ha messo a disposizione 250 milioni di pula (quasi 16 milioni di euro) per facilitare l’acquisto di forniture mediche salvavita di emergenza. La misura eccezionale invocata da Boko permetterà al governo del Botswana di non incorrere in impedimenti legali o normativi alla mobilitazione delle risorse necessarie per affrontare la crisi.

Le misure eccezionali puntano anche a intervenire sul sistema degli appalti del settore sanitario e a mettere un freno all’innaturale aumento dei prezzi dei medicinali riscontrato dalle autorità del Botswana. Secondo quanto riporta Bloomberg, un’altra task force del governo avrebbe scoperto che forniture di medicinali sono state acquistate a un prezzo quasi dieci volte superiore a quello considerato normale.

Sul lungo periodo, l’amministrazione Boko punta a riformare in modo strutturale il sistema di approvvigionamento delle forniture mediche.

L’indebitamento con i privati 

Fra le cause dell’impasse che sta attraversando il paese c’è il debito maturato verso le strutture private e i fornitori, che secondo quanto riferito al Parlamento dal ministro Modise a inizio mese ammonterebbe a circa un miliardo di pula (64 milioni di euro). 

Come spiegato dal dirigente del governo, il sistema sanitario nazionale non è in grado di fornire una serie di servizi e cure e li ha quindi appaltati a strutture non pubbliche, con alti costi per le casse statali. Le prestazioni in questione sono infatti molto esose: si va dai ricoveri in terapia intensiva alle dialisi. Il peso di questo fardello aveva già spinto Modise a sospendere le operazioni considerate non urgenti, fra le quali erano state inserite anche i trapianti di organi. 

Difficile anche acquistare i farmaci necessari per far funzionare ospedali e cliniche pubbliche. Sempre parlando ai deputati, il ministro aveva elencato i tipi di medicinali che iniziavano a scarseggiare. Fra questi ci sono prodotti usati per trattare diabete, tubercolosi, tumori, HIV e asma.

La crisi dei diamanti 

Quanto sta avvenendo al settore sanitario va collocato nella più ampia crisi che investe l’economia del Botswana. Il paese è stato a lungo considerato una sorta di “miracolo” africano. La scoperta di clamorose riserve di diamanti a partire dalla fine degli anni ’60 non si è infatti trasformata in una maledizione per Gaborone. Tramite un’oculata gestione dei proventi del settore, le pietre si sono trasformate in un volano di crescita economica ma anche in fatto di accesso ai servizi per la popolazione. 

Il problema è che l’industria dei diamanti rappresenta comunque più del 75% dell’esportazioni, circa il 40% delle entrate pubbliche e oltre un quarto del PIL del paese. Una dipendenza che il Botswana ha iniziato a pagare caro già da alcuni anni, da quando cioè il mercato globale dei diamanti è andato in crisi a causa della flessione della domande in paesi chiave come Cina e Stati Uniti e l’irruzione sulla scena delle alternative sintetiche realizzate in laboratorio. 

L’impatto locale di questa flessione globale è presto detto: le vendite di diamanti sono calate di circa il 50%. Secondo l’agenzia Ecofin, i ricavi delle vendite della società Debswana, la joint venture divisa in parti uguale fra lo stato del Botswana e il colosso diamantifero sudafricano De Beers che controlla tutta l’industria del paese, sono passati da sei miliardi del 2022 ai 2,7 miliardi dell’anno scorso. La società prevede ora di licenziare nel prossimo futuro circa mille dipendenti, un quinto del suo organico, stando a quanto comunicato dal presidente Boko lo scorso maggio. 

L’economia del Botswana ha fatto registrare una contrazione del 3% l’anno scorso e secondo il Fondo monetario internazionale – ma non secondo Gaborone, almeno per ora – è destinata a perdere lo 0,4% anche quest’anno. 

I tagli USA

Un ulteriore colpo è arrivato dagli USA. Washington finanziava un terzo della risposta del Botswana alla diffusione di Hiv/Aids e i tagli imposti agli aiuti esteri allo sviluppo hanno sicuramente peggiorato le condizioni generali del settore sanitario del paese, per quanto la distribuzione dei farmaci retrovirali non sarebbe stata intaccata dalle politiche USA. In Botswana una persona adulta su cinque è positiva all’HIV stando a quanto riportato dalle Nazioni Unite

A fronte di una situazione così complessa, il governo del Botswana sta cercando di correre ai ripari. Mesi fa Gaborone ha ingaggiato una società emiratina per condurre un audit forense sui rischi di corruzione e malversazione dei fondi nel governo e nelle società statali. 

La scorsa settimana il presidente Boko ha annunciato un accordo fra la Botswana Development Corporation e la società statale qatarina Al Mansour Holding dal valore di 12 miliardi di dollari. Con l’intesa la società dell’emirato si impegna a sostenere «il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo» di una serie di settori chiave dell’economia del paese africano, dalla difesa all’agricoltura fino al turismo e la cyber security. Fra i vari comparti, non c’è quello sanitario.