🚨🗂️ “Briefing Room” è uno spazio riservato ai lettori del Blog: una stanza esclusiva dove trovare informazioni riservate, dossier d’intelligence, retroscena che non fanno (ancora) notizia. Dietro le quinte, soffiate, allerte diplomatiche: tutto ciò che conta, per chi vuole tenere sempre acceso il radar, per chi non aspetta il titolo in prima pagina per capire dove va il mondo.
A far scattare l’allarme è stata come sempre una soffiata, il sussurro provvidenziale di un’agenzia di intelligence, l’alert quasi fuori tempo massimo di un Paese definito “terzo“. Espressione utilizzata per escludere in partenza sia gli 007 dell’Austria, la terra in cui si sviluppa questa storia torbida, sia quelli dell’Iran, la nazione da cui la minaccia prende forma.
E allora? E allora da dove arriva l’eco in sottofondo?
L’esperienza suggerisce una trama simile a quella andata in scena in molte altre occasioni: protagonista l’intelligence israeliana, quasi imbattibile quando si tratta di leggere il pensiero di Teheran. Tel Aviv avvisa così i colleghi in Occidente: “State in guardia, non abbassate l’attenzione, potreste dover fronteggiare una minaccia incombente sul vostro territorio“.
E che minaccia, questa volta…
Speculazioni, ipotesi, suggestioni. Almeno sulla paternità della soffiata. Ma non quando si tratta dell’oggetto della segnalazione. Non quando si sottolinea il livello di escalation raggiunto, visto il protagonista (suo malgrado) della vicenda. Trattasi di Rafael Grossi, capo dell’Agenzia atomica delle Nazioni Unite, da alcune settimane a questa parte sottoposto a un regime di protezione totale, senza sosta, garantito non da un servizio di scorta qualsiasi ma da un’unità d’élite dei servizi di sicurezza austriaci.