Brillante, a suo agio, convinto. Jonas Vingegaard sa che deve correre questa Vuelta di Spagna da padrone. Deve farlo, ma soprattutto vuole farlo. Subito una vittoria di tappa sul primo arrivo in salita a Limone Piemonte. Subito la maglia roja di leader. E, almeno questo ci hanno detto i primi segnali, atteggiamento abbastanza cannibale, strizzando l’occhio pure alla classifica a punti. Per carità, Madrid è ancora lontanissima, ma per Vingegaard vale più o meno lo stesso discorso che spesso facciamo per Pogačar.
Senza intoppi o sfortune, Jonas resta due spanne più in alto rispetto ai rivali che ci sono in questa Vuelta. Era sei mesi che non vinceva, finendo 12 volte secondo alle spalle di Pogi. Un numero piuttosto duro da digerire. E una situazione che ha fatto arrivare il danese affamato e convinto alla partenza della corsa iberica. Che, non dimentichiamolo mai, due anni fa sostanzialmente regalò a Sepp Kuss per ordini di scuderia interna.
Ma questa volta i piani sono chiari. Vingo è il leader unico e supremo. Dietro, come al solito, può accadere di tutto. Il nostro Giulio Ciccone è parso pimpante e in forma. La Lidl-Trek ha raccolto due secondi posti nei primi tre giorni. Manca il timbro vincente, ma la squadra è sempre sul pezzo. Philipsen ha già salvato la sua avventura spagnola vincendo la prima volata, sperando ora di migliorare di condizione giorno per giorno dopo una preparazione affrettata per essere al via da Torino.
La vera sorpresa si chiama David Gaudu. Il bretone della Groupama ha conquistato con un colpo da finisseur d’autore la tappa di Ceres, cancellando mesi e mesi di sofferenza e anonimato, fra cadute e condizione fisica precaria. Difficile immaginare che ruolo possa recitare in classifica generale, ma non scordiamoci che il professorino francese è stato considerato per anni la speranza transalpina per i giri a tappe. La Vuelta ci ha insegnato che spesso sul podio può finirci un nome fra i meno gettonati alla vigilia. Gaudu ci spera e ha i mezzi per farlo.
Mercoledì e giovedì saranno già due giornate piuttosto importanti. Prima la cronosquadre di Figueres, poi il primo arrivo in salita tosto ad Andorra. Due test utili per farci fare qualche ragionamento in più. E capire chi e se qualcuno potrà impensierire Vingegaard, faro della corsa.
Le pagelle del Greg
VINGEGAARD 9: attento, sicuro, padrone della situazione. La squadra è forte, lui concentrato e voglioso. Batte Ciccone allo sprint in salita e lo vedi ovunque. TRASFORMATO
GAUDU 9: una vittoria e un terzo posto, senza che nessuno lo considerasse troppo. Talento e gambe non si discutono. Se la testa lo sorreggerà, può divertirsi per davvero in queste tre settimane. BENTORNATO
CICCONE 7,5: lavora per sé e per Pedersen. Farà classifica o si concentrerà sulle tappe? Difficile rispondere oggi, ma è la nostra punta di diamante. ARIETE
BERNAL 7: ci crede, ha voglia e il percorso gli si addice. Lo dobbiamo valutare sulle salite lunghe e ripetute, ma l’atteggiamento è quello giusto. Finora sempre piazzato. DECISO
PEDERSEN 5: manca la prima volata, poi si fa infilzare da Gaudu in una tappa che tutti erano sicuri avrebbe vinto lui. Sembra gli manchi un po’ di smalto, comprensibile per uno che da spettacolo da febbraio e ha già vinto 13 volte in stagione. Ma la Vuelta è solo all’inizio. IN STAND-BY
PHILIPSEN 7: che gli vuoi dire? Anche non al top e anche con mille problemi, quest’anno ha già vinto una tappa al Tour e una alla Vuelta. I grandi campioni, anche in emergenza, sono così. CERTEZZA
Leggi anche: Maxifurto di bici alla Vuelta: figuraccia per l’Italia