di
Paolo Condò
Con il girone unico ci sono trappole pure per gli spendaccioni. Per Inter e Napoli, l’obiettivo è stare subito fra le prime otto. La Juve conta sul fattore Yildiz, l’Atalanta è un cantiere
Il sorteggio del girone unico di Champions League accende il secondo riflettore stagionale sul grande calcio. Il primo, dedicato ai campionati domestici, è già in funzione ovunque. Il terzo riguarda le nazionali e riprenderà a illuminare dalla prossima settimana, con le gare di qualificazione mondiale. Stagioni corte non ne esistono più, ma questa sarà una particolarmente lunga perché la finale del Mondiale è in calendario il 19 luglio, data di rara profondità, 50 giorni dopo che la finale di Champions avrà stabilito la gerarchia dei club.
Per rendere l’idea di quanto sia difficile centrare l’accoppiata, dal 2002 i giocatori capaci di vincere Champions e Mondiale nello stesso anno sono soltanto tre, tutti col Real: Roberto Carlos, Khedira e Varane. Stiamo parlando di quello che è per distacco il torneo più bello del pianeta, così bello che gli altri sport di squadra gli si sono via via avvicinati, nella formula e nelle priorità. Un torneo che procede dal 1992 per progressivi aggiustamenti, sulla spinta dei grandi club che fanno in Europa i ricavi che li tengono a galla. Un torneo talmente florido da aver stimolato la concorrenza della Fifa attraverso il Mondiale per club, la cui prima edizione non definiremmo riuscita, ma nemmeno irrimediabilmente fallita.
Dei cinque grandi campionati nazionali riconosciuti come tali, la serie A è quello che non porta a casa una Champions da più tempo. È il prezzo che paghiamo all’equilibrio: in ciascuno degli altri Paesi c’è almeno un club senza limiti di spesa o quasi, il che lo rende competitivo in Europa ma spesso trasforma in un monologo — parliamo di Paris Saint-Germain e Bayern — il torneo interno. Quest’anno il Liverpool ha speso 340 milioni di euro, e fino all’ultimo minuto di mercato proverà ad aggiungerne altri 160 per strappare Isak al Newcastle. Il deficit acquisti/cessioni dell’Arsenal è di 280 milioni. Il Psg, che non ha fatto praticamente nulla se non giubilare Donnarumma, ne ha spesi 116. Il Bayern ha preso un giocatore solo, Luis Diaz, ma da 75 milioni; il Real ha rilanciato con quattro giovani, ed è salito a quota 150. Al momento, l’investimento più oneroso delle quattro rappresentanti italiane è costituito dai 30 milioni del Napoli per Beukema e dagli altrettanti della Juve per riscattare Conceicao. In queste condizioni le due finali bianconere negli anni 10 e quelle dell’Inter nelle ultime tre stagioni sono risultati largamente sottovalutati.
Il secondo sorteggio della formula a girone unico sarà di lettura più semplice rispetto al 2024, perché ora c’è un precedente: il taglio delle prime otto — quelle qualificate direttamente agli ottavi — l’anno scorso avvenne a 16 punti, per il playoff col ritorno in casa ce ne vollero 13 (differenza reti +4), per evitare l’eliminazione a fine girone ne bastarono 11 (-7). Alcuni top club presero il girone sotto gamba, e si ridussero al playoff di febbraio: quest’anno ci staranno più attente, anche se il Psg campione è una pubblicità a non tirarsi il collo in autunno visto che chiuse il girone addirittura 17°, e da lì prese la rincorsa per il suo travolgente cammino.
I campioni in carica e il Barcellona del prodigioso Lamine Yamal si dividono la prima fila, con Liverpool e Real Madrid in seconda, Arsenal e Chelsea in terza, Bayern e speriamo un’italiana in quarta, visto che il Manchester City continua a subire gol che fanno pensare a una certa usura della filosofia di gioco di Pep Guardiola.
L’Inter e il Napoli lotteranno, e un posto nelle prime otto è il loro traguardo: intendiamo i quarti di finale, più semplici da raggiungere evitando il playoff (l’anno scorso letale per tre italiane su tre). Dipenderà dal sangue fresco dell’Inter, che l’anno scorso esaurì nella leggendaria semifinale col Barça ogni energia, consegnandosi così alla figuraccia di Monaco. Dipenderà dal desiderio di rivalsa di De Bruyne, che ha lasciato il City non per scelta ma perché glielo hanno detto, e da quanto Antonio Conte consideri necessario il grande risultato europeo che gli manca. La Juventus sta ancora mettendo a posto i pezzi ma presenta un giovane leader, Kenan Yildiz, del quale l’Europa degli osservatori non si perderà una partita: obiettivo playoff, possibilmente nella prima cesta, mentre all’Atalanta andrebbe bene anche la seconda, perché il tempo gioca a suo favore, ma un inizio complicato è nelle cose. Per rendere innocuo il passaggio da Gasperini a Juric, una buona pesca nelle varie urne aiuterebbe.
28 agosto 2025 ( modifica il 28 agosto 2025 | 07:06)
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