di
Vincenzo Brunelli
Alessandro Impagnatiello dal carcere ha firmato una procura speciale al fratello Omar: ora la cognata del 32enne ergastolano è stata condannata per l’acquisto di comodo dell’auto in cui per tre giorni fu nascosto il cadavere. Chiara Tramontano: «E parlano di giustizia riparativa?»
Alessandro Impagnatiello è risultato totalmente nullatenente anche grazie a una vendita di comodo della sua auto. La stessa sulla quale per tre giorni aveva trasportato il corpo di Giulia Tramontano e del bimbo che portava in grembo, prima di confessare il delitto. Lo ha accertato il Tribunale civile di Milano per il quale la vendita dell’auto alla cognata Laura Ciuladaite, 36 anni, è stata fatta solo per evitare che finisse tra i beni con cui dover risarcire la famiglia della vittima. La donna è stata quindi condannata a pagare l’equivalente del valore dell’auto, 20 mila euro. Più 5 mila euro di spese legali. Somma che comunque copre una piccolissima parte del risarcimento complessivo.
Impagnatiello, oltre all’ergastolo in primo e secondo grado, è stato condannato a un maxi risarcimento. Ma è risultato nullatenente. Rimaneva da accertare solo chi era il reale proprietario della T-Roc Volkswagen utilizzata nel maggio 2023 per trasportare nel bagagliaio il cadavere di Giulia. La stessa auto che si vede in tante foto finite sui giornali. Nel 2024, ad avvio del processo all’ex barman, furono gli stessi familiari di Giulia a scoprire che l’auto non era stata sequestrata. E che anzi il 32enne era riuscito a venderla ad una parente. E proprio per evitare che continuasse a circolare avevano intentato la causa civile.
Ora il giudice Francesco Pipicelli del Tribunale civile di Milano ha dato ragione ai legali della famiglia, gli avvocati Rosario Santella e Giovanni Cacciapuoti. È stato accertato che il fratello di Impagnatiello, Omar, dopo l’arresto del barman era stato incaricato con procura speciale di occuparsi dei conti correnti e dell’automobile. L’auto, afferma il giudice, sarebbe stata venduta alla cognata di Impagnatiello «all’esclusivo fine di sottrarre il bene alle ragioni creditorie dei familiari di Giulia Tramontano». Venne venduta nell’agosto 2023 per 10 mila euro, anche se ne valeva circa 20. Non solo. Nell’ottobre 2024 ne venne denunciato il furto, ma l’assicurazione si rifiutò di pagare.
Nella sentenza il giudice riporta anche il parere della compagnia assicurativa: «Si conferma di non poter formulare alcuna offerta perché sono emersi elementi anomali tali da ritenere che i danni lamentati non appaiono riconducibili alla dinamica denunciata». Per il giudice tra persone dello stesso nucleo familiare si condividono notizie, preoccupazioni, sentimenti e «verosimilmente erano note al fratello e alla cognata le conseguenze risarcitorie derivanti da un delitto così grave». Insomma la vendita sarebbe servita solo a spogliare di ogni bene Impagnatiello che sicuramente sarebbe stato condannato a un maxi risarcimento.
Indignata Chiara Tramontano, sorella di Giulia. «Cari giudici questa è la feccia umana che vorrebbe accedere alla giustizia riparativa. Famiglia di assassini ignoranti», scrive in un post. Mentre l’avvocato Giovanni Cacciapuoti chiarisce che «alla famiglia ciò che interessava era che l’auto non girasse più, dato che non era stata sequestrata per un errore. L’azione civile venne portata avanti anche perché la Procura all’epoca aveva disposto solo il sequestro del pianale dove erano state trovate tracce di sangue».
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28 agosto 2025 ( modifica il 28 agosto 2025 | 07:25)
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