Pseudonimo di Guglielmo Bruno, è nato a Torino il 28 agosto 1985 ed è figlio di musicisti. Ha partecipato due volte al festival di Sanremo con i brani Mai dire mai (La locura) e Grazie ma no grazie. Dal rock al punk fino all’incontro con l’hip pop, la sua musica è una sperimentazione continua di vari generi mentre i testi sono un mix di autoironia, cinismo e denuncia sociale

Willie Peyote compie oggi, 28 agosto 2025, 40 anni. L’artista è nato a Torino il 28 agosto 1985. Figlio d’arte, entrambi i genitori sono musicisti e lui stesso ha mosso i primi passi nel mondo della musica quando giovanissimo accompagnava il padre in tournée. Il vero nome è Guglielmo Bruno, lo pseudonimo nasce dall’unione tra il personaggio dei cartoni animati Wile E. Coyote e il peyote, una specie di cactus dagli effetti allucinogeni proveniente dall’America del Nord. Pochi sanno che il cantautore è laureato in scienze politiche. Dopo aver sperimentato vari generi, dal rock al punk, nel 2004 ha scoperto l’hip hop e fondato gli S.O.S. Clique. Il primo album in studio è invece stato distribuito nel 2013 per il download gratuito, si tratta di Non è il mio genere, il genere umano. Da allora la carriera dell’artista è stata un crescendo di successi fino a salire due volte sul palco del Festival di Sanremo prima nel 2021 con Mai dire mai (La locura) e poi nel 2025 con Grazie ma no grazie. Lo festeggiamo con le cinque canzoni più famose. 

Io non sono razzista ma

Io non sono razzista ma è l’unico singolo estratto dal secondo album in studio di Willie Peyote Educazione Sabauda. Il brano tratta in maniera ironica del tema dell’immigrazione e dei luoghi comuni sugli stranieri che affollano i social network, i quotidiani e la campagna elettorale di molti politici. Nella canzone ci si prende gioco delle frasi fatte e degli slogan relativi ai flussi migratori e all’accoglienza al fine di rivelare l’ipocrisia e il razzismo che si celano dietro alcune prese di posizione di certe persone. Cantata nell’aprile 2017 all’interno del programma Che tempo che fa, ha provocato la reazione del giornalista Maurizio Belpietro che sul suo quotidiano La Verità ha criticato l’artista per aver accusato l’Italia di xenofobia. 

 

“Tranquilli che non è una gara/Vai in para se conti le attese/Tipo quel cingalese con le rose sotto la neve/Ti vedo a tuo agio tipo sbirro in borghese/C’hai un lavoro di merda e il tuo capo è cinese/O c’hai un lavoro di merda e il tuo capo è italiano/Tanto ormai lo sappiamo è palese, tutto il mondo è paese/Parla di equità, ce ne fosse la metà/Saremmo già da un pezzo in fuga in mare aperto e/Parla di onestà, ce ne fosse la metà/Sareste già da un pezzo, prossimi all’arresto”.

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Ottima scusa

Ottima scusa è contenuta nel terzo album di Willie Peyote, Sindrome di Tôret, disco che lo stesso artista ritiene la coniugazione ideale dei suoi due istinti musicali, il rock e l’hip hop. La canzone parla in maniera disillusa dell’amore, di apparenti coppie che non sono altro che l’unione tra persone sole a cui serve una scusa “per uscire a vere e incontrare persone”. 

 

“Il succo è che hai ragione, sono una troia, la peggiore/Il mio senso di colpa è più tipo un hangover, dura due ore/Cosa hai visto, una coppia? Io ho visto due persone sole/La gente starebbe un po’ meglio capisse che cazzo vuole da ‘sto cazzo di amore/Ma cosa vuole in cambio, mi spiego, tu faresti a cambio, ci credo/Io invece non cambio, no, neanche ricambio, sto solo cercando un rimedio/Per fare buon viso a cattivo gioco, non c’è un solo tuo sguardo che sia innocuo/E non sei stata niente di speciale, no, ma neanche un errore/Sei solo un’ottima scusa per uscire a bere e incontrare persone/Non sei stata niente di speciale, no, ma neanche un errore/Sei solo un’ottima scusa per portare avanti la conversazione/Come questa, hai ragione, tu presta attenzione/Confessa, non resta che l’estradizione/Per tua stessa ammissione dentro questa prigione/Confessa, non resta che l’estradizione”

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La depressione è un periodo dell’anno

La depressione è un periodo dell’anno è un singolo pubblicato il 13 novembre 2020 in cui Willie Peyote racconta con amarezza e lucidità il periodo di difficoltà dovuto alla pandemia di COVID-19. L’artista ha spiegato che “questo è un brano che ho cominciato a scrivere alla fine dell’estate perché nonostante il tentativo di tutti noi di guardare al futuro con positività, nonostante il vago ‘libera tutti’, nonostante la retorica primaverile dell’andrà tutto bene, purtroppo era evidente che le cose sarebbero andate in un’altra direzione. E mentre tutti si accapigliavano in una polemica diversa al giorno, su qualsiasi argomento, io sono sparito dai social cercando di evitare di essere ingoiato in questa fiera delle opinioni un tanto al chilo che quotidianamente peggiora la confusione che già regna sovrana ormai da febbraio. Capisco che ognuno di noi debba sopravvivere a questo periodo che ci mette a dura prova come meglio riesce, ma il silenzio non è davvero più un’opzione per nessuno?”. 

 

“La depressione è un periodo dell’anno/Ma non ci sono più le mezze stagioni/Al giorno ormai quante polemiche fanno/Qui tutti burloni o Burioni/Nessuno c’ha un soldo, un lavoro, una vita/Però c’hanno tutti un sacco di opinioni/Con l’acume di Gigi Di Maio e la calma di Giorgia Meloni/E tu cazzo ridi?/Dicono, “Andrà tutto bene”, ti fidi?/Dovevamo uscirne migliori/Merda è già tanto se ne siamo usciti/L’ansia fa vendere pure i giornali/Prima il coprifuoco poi i domiciliari/“Voglia di ballare un reggae sulla spiaggia”/Il vuoto che hai in testa ti si legge in faccia”

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Mai dire mai (La Locura)

Mai dire mai (La locura) è stata presentata al 71° Festival di Sanremo nel 2021 classificandosi sesta e vincendo il premio della Critica Mia Martini. La canzone contiene un rirefimento alla celebre serie Boris con Francesco Pannofino e il testo è una denuncia contro il sistema discografico italiano accusato di aver creato delle marionette e dei trend da seguire a discapito dei contenuti dei brani di tendenza. Willie Peyote ha spiegato che “parla dell’approccio alla cultura del nostro paese”. 

 

“Le major ti fanno un contratto se azzecchi il balletto e fai boom su Tik-tok/Siamo giovani affamati, siamo schiavi dell’hype/Non si vendono più i dischi tanto c’è Spotify/Riapriamo gli stadi ma non teatri né live/Magari faccio due palleggi, mai dire mai/Siamo giovani affermati, siamo schiavi dell’hype/Non ti servono i programmi se il consenso ce l’hai/Riapriamo gli stadi ma non teatri né live/Magari faccio due palleggi, mai dire mai/Mai dire mai, mai dire mai/Mai dire mai dire mai dire mai dire mai”.

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Grazie ma no grazie

Grazie ma no grazie è il brano che Willie Peyote ha portato sul palco dell’Ariston durante il Festival di Sanremo 2025. La canzone si è classificata al sedicesimo posto e il testo è una critica contro la superficialità, l’ipocrisia e la tendenza ad accettare i meccanismi del pensiero dominante pur non sentendoli propri. Il cantante ha spiegato che “nasce vagamente dal monologo dell’ottava scena del secondo atto del Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand. Il titolo è un gioco, è la risposta ironica a quelle frasi e situazioni che ci mettono in difficoltà e da cui proviamo a svicolare per evitare discussioni. Andare su un palco così grande senza dire niente per me sarebbe come sprecare una possibilità, non ce l’avrei fatta a proporre un pezzo senza riferimenti all’attualità, soprattutto in un momento in cui sembra che tutti siano fissi sulle proprie posizioni. Mi piace ridere delle cose, ma sottolineando che dovremmo sforzarci di imparare a comunicare un po’ meglio anche tra persone che hanno idee diverse dalle nostre”. 

 

“Grazie ma no grazie/Tanto fanno finta ma lo sanno/Più è profondo e meno paga, quasi sempre meglio stare in superficie: Salvagente/Le risposte che ti danno sembran fatte con lo stampo/Quindi metterò le mani avanti, due passi indietro ogni passo avanti/Dovresti andare a lavorare e non farti manganellare nelle piazze/Grazie ma no grazie/Questa gente non fa un cazzo, li mantengo tutti io con le mie tasse/Grazie ma no grazie/Dovresti dare meno ascolto ai sentimenti che non sono mai dei buoni investimenti/Dovremmo organizzare una rimpatriata tipo una cena di classe/Grazie ma no grazie/Grazie ma no/Davvero grazie ma”.

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