Il Gran Premio di Repubblica Ceca ha mandato in archivio la prima parte della stagione 2025 della MotoGP. Dopo cinque anni d’assenza si è tornati a correre a Brno, dove il nuovo asfalto ed il maltempo sono state delle variabili da non sottovalutare, che però non hanno finito per cambiare i valori in campo, con Marc Marquez che ha firmato la sua quinta doppietta consecutiva, diventando anche il primo pilota nella storia della Ducati a vincere cinque GP di fila.

L’otto volte campione del mondo è stato anche protagonista di un piccolo giallo nella Sprint di sabato perché, come gli era già capitato anche in Thailandia, è stato costretto a rallentare per cercare una scia che facesse salire la temperatura della sua gomma anteriore e con essa quindi anche la pressione, che era scesa sotto i valori minimi imposti dalla Michelin. Cosa che nel post-gara lo ha fatto finire anche sotto investigazione insieme ad Alex Rins ed Ai Ogura, salvo poi capire che in realtà era stato commesso un errore in Direzione Gara. 

Questo è solo uno dei temi di cui abbiamo chiacchierato insieme a Piero Taramasso, responsabile dell’azienda francese, ripercorrendo quanto accaduto in tutto il fine settimana disputato su quello che viene chiamato anche il “Mugello della Repubblica Ceca”.

“Eravamo già tutti contenti di tornare a Brno, perché è uno dei circuiti più belli del campionato. In più hanno rifatto l’asfalto e sapevamo già che il grip non era male e che non c’erano buche, quindi eravamo già pronti per battere tutti i record fin dalla giornata di venerdì e invece ci siamo ritrovati a girare tutto il giorno sul bagnato…”, ha detto Taramasso a Motorsport.com.

Michelin

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Foto di: Michelin

Non esattamente il bentornato in cui avreste sperato…
“Eh no, perché alla fine è stata una giornata persa per il weekend di gara, anche se almeno abbiamo raccolto delle informazioni interessanti sul bagnato, sulle gomme rain, che potranno tornare utili se magari l’anno prossimo dovessimo ritrovare la pioggia, perché sapremo quali sono le specifiche che funzionano meglio in determinate condizioni”.

Poi è arrivato il sole, ma l’assenza di dati sull’asciutto ha messo in salita la giornata di sabato…
“Esatto, inoltre le condizioni della pista non erano eccezionali purtroppo, proprio a causa della pioggia di venerdì. Tutti poi si sono trovati un po’ ad ‘inseguire’ a livello di setting, perché diversi piloti hanno accusato dei problemi di vibrazioni, chi all’anteriore e chi al posteriore”.

Si è andati quindi nella Sprint con le moto che non avevano ancora la messa a punto ottimale…
“La maggior parte dei piloti hanno scelto la media sia all’anteriore che al posteriore, mentre in cinque hanno scelto di correre con la soft dietro. La Sprint ci è stata molto utile per raccogliere dati e giudicare l’usura ed il decadimento delle prestazioni, ma anche i team hanno avuto delle buone indicazioni su come lavorare sul set-up in vista della gara lunga di domenica. C’è stata qualche difficoltà soprattutto sull’anteriore, che sembrava un po’ in crisi nella seconda parte di gara, mentre le due posteriori si sono comportate bene entrambe, tant’è vero che Bezzecchi con la soft era uno dei più veloci in pista alla fine. Ma sapevamo già che si tratta di due soluzioni abbastanza simili, con la media che offre un po’ più di supporto ed ha meno movimenti e la soft che invece garantisce un po’ più di grip”.

Dopo la Sprint, inevitabilmente, si è parlato tanto delle pressioni degli pneumatici, perché Marc Marquez è stato costretto a rallentare e farsi passare per rientrare nei valori minimi consentiti, come gli era già capitato in Thailandia. Dopo la gara poi erano finiti sotto investigazione lui, Alex Rins ed Ai Ogura, ma è stato chiarito subito che c’era stato un errore in Direzione Gara. Ci puoi spiegare meglio cosa è successo?
“C’è già stata una dichiarazione ufficiale da parte della Dorna in merito, ma anche io posso fare un po’ di chiarezza. E’ successo che in Direzione Gara non hanno aggiornato il valore minimo della pressione, che cambia da circuito a circuito. Ovviamente parliamo della pressione gomma anteriore, che è quella da monitorare, e il valore base è di 1,8 bar. Quello che succede poi è che noi il giovedì rileviamo la pressione atmosferica, che chiaramente è differente se corri a Misano, al livello del mare, o al Red Bull Ring, che sei sulle Alpi. In base a questa, aggiorniamo il valore minimo e lo inviamo alla Direzione Gara. Quello che è successo è che loro non hanno inserito il valore aggiornato nel software che monitora le pressioni in tempo reale. Per questo dopo la gara è scattata l’investigazione per questi tre piloti, che in realtà erano rimasti all’interno dei valori richiesti e quindi sono stati scagionati immediatamente”.

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Foto di: Michelin

Nel caso di Marquez però c’è stato realmente un allarme, perché lo indicava anche la sua moto. Era effettivamente a rischio?
“Sì, Marc era un pelino basso e doveva fare la manovra che ha fatto (farsi passare e mettersi in scia ad un’altra moto) per alzare la temperatura della gomma e far rientrare la pressione nei parametri giusti. C’è chi l’ha presa male dal punto di vista sportivo, ma anche chi l’ha presa bene, vedendo quello che è successo come un qualcosa che ha creato un po’ più di spettacolo. Dipende dai punti di vista”.

Alla fine poi è successo solo due volte quest’anno che qualcuno dovesse rallentare così repentinamente per stare dentro i parametri ed in entrambi i casi è stato Marc. Al netto che c’è anche chi poi in penalità ci è finito a tutti gli effetti, senza riuscire a rientrare nei valori come lui, vuol dire che nel suo box a volte azzardano troppo?
“Diciamo che la situazione di Brno era particolare, perché i team non avevano dati, visto che non ci si correva da cinque anni, c’era un nuovo asfalto, e sicuramente la pioggia di venerdì è stata un ulteriore complicazione. Dunque, non era facile anticipare il valore della pressione. Poi è chiaro che in una situazione di questo genere puoi sempre decidere di prenderti un po’ più di margine, stare un po’ più ‘safe’, ma resto convinto che se venerdì si fosse girato sull’asciutto non ci sarebbero stati questi problemi”.

Domenica poi abbiamo assistito ad una gara lunga più nella norma…
“Sicuramente si è visto che le moto erano più a posto. La gomma anteriore media si è comportata bene e non ha sofferto come sabato, risultando costante per tutta la durata di gara, nonostante ci fosse anche più caldo: nella gara lunga c’erano 47 gradi sull’asfalto, mentre nella Sprint solo 41. Per quanto riguarda il posteriore sono andati quasi tutti sulla media, con il solo Zarco che ha provato la soft. Alla fine i commenti erano positivi, perché il grip era buono e la prestazione è stata molto costante. Questo è confermato perché diversi piloti hanno fatto il loro giro veloce proprio negli ultimi 2-3 giri. Grazie anche al grip del nuovo asfalto c’è stato pochissimo spinning. Anzi, era talmente tanto che sabato i problemi all’anteriore erano legati anche al fatto che il posteriore finiva per spingere proprio sull’anteriore, degradando un po’ la gomma. Ma grazie ai dati di sabato, anche questo si è attenuato molto domenica. Alla fine poi davanti c’erano una Ducati, un’Aprilia e una KTM e con la Yamaha di Quartararo facevano quattro moto diverse nelle prime sei posizioni. Questo è positivo, perché vuol dire che in certe condizioni gli altri marchi si possono avvicinare alle Ducati e fa sperare in chiave spettacolo per la seconda parte della stagione”.

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