Da piccolo Alexei era tentato anche dalla carriera calcistica. “Meglio che si concentri sul tennis”, il consiglio di mamma Elena a coach Carlton Palmer

Lorenzo Topello

28 agosto 2025 (modifica alle 09:00) – MILANO

“Alexei, mi hanno chiamato ora. Se accetti di rappresentare gli Emirati Arabi ci danno una Lamborghini e un appartamento”. Papà Alex si sforza di mantenersi il più serio possibile, mentre azzarda lo scherzo al figlio che, neanche maggiorenne, ha appena vinto il Roland Garros junior. Il ragazzino è australiano più per necessità che per sentimento: in famiglia avevano pensato di trasferirsi negli Stati Uniti, ma non c’era stato verso di sistemare il discorso della Green Card. Era venuta a mamma Elena l’idea dell’Italia, ma il marito non voleva saperne dell’Europa. Un parente, poi, era finito a Brisbane e ne aveva fatto una recensione a cinque stelle; così i coniugi Popyrin si erano convinti a vivere e lavorare lì, dove era poi nato Alexei. Che di fronte alla proposta indecente degli emiri non fa una piega: “Ci mancherebbe altro. Io rappresenterò sempre l’Australia”. Hai voglia a spiegargli che si tratta di uno scherzo: Popyrin resta di ghiaccio, un po’ come vorrebbe fare quando si trova sul campo, dove più di una volta ha trasceso. Eppure, tra alti e bassi, ha portato a casa un Masters 1000 lo scorso anno: quello che gli ha permesso di volare su un jet privato a Cincinnati e farsi grande all’improvviso. Come sognava, forse, nel lontano 2008, quando implorava i genitori di lasciargli vedere fino all’alba un match dell’idolo Lleyton Hewitt. Dal cemento australiano a quello americano, Popyrin è l’avversario al secondo turno di Sinner. E scenderà in campo a testa altissima: dopotutto, nei precedenti è in vantaggio lui.

calcio o tennis?—  

Indietro veloce. Nel gennaio 2008 Popyrin non ha neanche nove anni, eppure si è appassionato visceralmente al tennis, al punto da rimanere sugli spalti della Rod Laver Arena, lo stadio di casa, fino all’alba per assistere alla sfida fra Hewitt e Baghdatis. Una maratona che finisce alle quattro e mezzo, un match che avvicina di un altro gradino al tennis Alexei. Che sì, impugna volentieri la racchetta ma è anche tentato dal calcio: quando si trasferisce a Dubai al seguito della famiglia, qualche anno dopo, lo allena l’ex nazionale inglese Carlton Palmer che per lui ha in mente un futuro coi tacchetti. È mamma Elena a far cambiare idea al mister, portandolo a vedere un allenamento di Popyrin sul cemento: “Ha ragione lei, signora. È bene che si concentri sul tennis” la repentina inversione a U del coach. E Alexei si butta sul tennis.

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il cemento e i fratelli—  

Lati in comune con Sinner? Un paio. La passione per il cemento, innanzitutto: è la superficie che ha fatto grandissimo Jannik, lo sappiamo. Ma ha anche dato all’australiano la gioia più grande: il Masters 1000 di Montreal l’anno scorso. Quello in cui ha sconfitto, lungo il cammino, ben cinque top 20 salvando anche un match point. Fra i premi assegnati da Montreal, c’era la possibilità di un volo col jet privato al successivo torneo di Cincinnati: “Sarà divertente, non ci sono mai salito. Non vedo l’ora di godermi anche questa esperienza”. A proposito, a Cincinnati il successivo torneo lo ha vinto Sinner. Che proprio come l’australiano, vanta un rapporto molto intimo col fratello: Mark è il primo tifoso dell’azzurro, mentre Popyrin è legatissimo ad Anthony, anche lui aspirante tennista. Si fece male a 14 anni e fu un grande rimpianto in famiglia, perché come dice Alexei “poteva tranquillamente arrivare al mio livello. Ancora oggi è il mio migliore amico”.