Libri femministi per ricominciare. 6 titoli usciti quest’anno da recuperare subito

Si potrebbe individuare come punto di partenza il 20 febbraio 2022, quando, durante una puntata de L’amica geniale, è comparso per qualche secondo sul piccolo schermo un volumetto verde che ha segnato in profondità la nostra coscienza politica e di genere. Era la seconda edizione, del 1974, di Sputiamo su Hegel di Carla Lonzi: introvabile all’epoca, fuori catalogo, circolava solo a prezzi che superavano le centinaia di euro su eBay. L’anno successivo, La Tartaruga – collana de La nave di Teseo curata da Claudia Durastanti – ha annunciato che avrebbe iniziato a ripubblicare uno per uno tutti gli scritti di Lonzi, prima teorica del femminismo italiano, partendo proprio da Sputiamo su Hegel. Si tratta di uno dei più importanti scritti di riferimento sul tema dell’emancipazione della donna e dei movimenti femministi italiani. Leggendolo per la prima volta, Lenù, protagonista de L’amica geniale, dice: “Come fa una donna a pensare così? Ho faticato tanto sui libri, ma li ho subìti, non li ho mai veramente usati, non li ho mai rovesciati contro se stessi. Ecco come si pensa contro”. Per Lonzi, infatti, uno dei passaggi fondamentali per diventare sé stesse è uscire da sé: “Bisogna dubitare, illudersi, ritornare”, scrive in Taci, anzi parla. Diario di una femminista, ripubblicato lo scorso autunno.

Sputiamo su Hegel e altri scritti di Carla Lonzi

Nel 2025 torna alle stampe un altro classico imprescindibile del femminismo italiano, anch’esso in forma di diario: La mela e il serpente di Armanda Guiducci (nottetempo). Quando uscì per la prima volta, nel 1974, nessuno avrebbe immaginato che, nel giro di un anno, avrebbe inanellato ben cinque ristampe. Il libro tocca corde inaspettate: è un testo di autoanalisi che racconta l’esperienza di una donna qualunque e il ruolo sociale che le viene assegnato. Le sue premesse sono chiare e disarmanti: “Non sono autobiografia, sono un campione d’esistenza al femminile. Ogni ragazza dell’Occidente percorre infatti fasi ‘obbligate’ dello sviluppo fisico e psichico. Importante, è questo modello imposto e comune. Rifletto sul destino della donna e mi domando: da dove proviene la forza prepotente che ci costringe a seguire quel modello?”, si legge sulla quarta di copertina.

La mela e il serpente di Armanda Guiducci

A qualche mese di distanza, il Saggiatore pubblica un volumetto altrettanto illuminante: Simone de Beauvoir interroga Jean-Paul Sartre sul femminismo. Si tratta di una conversazione avvenuta nel 1975 tra i due filosofi, che per 50 pagine si confrontano sulla condizione della donna. La prima domanda che Beauvoir rivolge a Sartre è semplice ma tagliente: perché non ha mai parlato delle donne, pur avendo preso posizione su ogni forma di oppressione? Lui abbozza una risposta, che lei giudica debole e insufficiente. È in quel momento che Beauvoir formula una delle sue intuizioni più forti: esiste una cecità diffusa nei confronti delle donne e del loro ruolo subalterno rispetto all’uomo. Il secondo sesso, appunto.

Simone de Beauvoir interroga Jean Paul Sartre sul femminismo

Nel 2025 viene ripubblicato un altro testo memorabile che proviene dall’altra parte dell’oceano: Memorie di una beatnik di Diane di Prima, memoir del 1969 tornato alla luce grazie a Quodlibet. Il libro si distingue per un tono che su Goodreads (piattaforma su cui si tiene traccia delle proprie letture) ha fatto riscoprire a molti lettori il senso del pudore. Ancora oggi, infatti, il libro conserva intatto il suo potere dirompente: quello di una voce che non si vergogna di rivendicare l’uso libero del proprio corpo. Ma il memoir non è solo il racconto delle notti e di tutti i partner con cui le ha condivise – e la descrizione accurata di come baciano gli uomini – ma la prima narrazione femminile della Beat Generation. Accolto nel tempo con reazioni contrastanti, si è imposto come un testo chiave per comprendere la controcultura degli anni 50 e 60, e, soprattutto, il ruolo che le donne hanno avuto al suo interno.

Memorie di una beatnik di Diane Di Prima

Poco dopo, un’altra riscoperta editoriale contribuisce ad ampliare il campo: sempre nel 2025 Lindau riporta in libreria I figli della primavera, romanzo del 1932 firmato da Wallace Thurman, figura emblematica dell’Harlem Renaissance. Il libro ruota attorno a una comune di giovani artisti neri nell’Harlem degli anni 20, ma sotto l’apparente leggerezza del racconto bohémien si cela una critica affilata all’ipocrisia dei ruoli di genere. Tra i personaggi spicca Euphoria, donna economicamente indipendente e catalizzatrice di un mondo artistico dominato da uomini che, pur dichiarandosi moderni e radicali, continuano a relegare le donne ai margini. È una satira spietata che anticipa in maniera molto lucida una riflessione sulla disuguaglianza di genere all’interno della stessa controcultura, esattamente come avrebbe poi fatto Diane Di Prima trent’anni dopo.

I figli della primavera di Wallace Thurman

Un’ultima uscita di quest’anno che ha attirato l’attenzione è Una notte a Nuuk (Iperborea), opera prima di Niviaq Korneliussen, che racconta al mondo che cosa significhi essere giovani, donne e queer in Groenlandia oggi. A Nuuk, tra locali e feste fino all’alba, ribollono i desideri, le speranze e le paure di cinque ragazzi che si raccontano attraverso confessioni, flussi di pensieri e messaggi scambiati in gran segreto. Parlano di amore, sessualità, dipendenze, di avere troppi desideri o di non averne nessuno, ma soprattutto parlano. Perché il punto di tutti questi volumi è proprio questo: il tentativo ostinato di prendere parola in luoghi in cui non era previsto. Ed è lì che nasce la letteratura più necessaria: quella che nasce senza chiedere il permesso.

Una notte a Nuuk di Niviak Korneliussen

Questo articolo lo trovate sul numero di Settembre 2025 di Vogue Italia in edicola dal 22 Agosto

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