di
Marco Calabresi

L’australiano è uno dei pochi tennisti che può vantare un record positivo contro il n.1 del mondo, avendolo battuto nell’unico incontro disputato, a Madrid nel 2021

Considerando che le teste di serie di un torneo dello Slam sono 32 e che prima dell’inizio dello US Open hanno dato forfait Grigor Dimitrov e Arthur Fils, per Jannik Sinner l’accoppiamento del secondo turno a Flushing Meadows poteva essere migliore. Gli tocca infatti Alexei Popyrin, numero 36 del ranking, che contro Sinner è avanti nei precedenti, avendolo battuto a Madrid in due set nel 2021. Preistoria tennistica, con i due che si sono ritrovati a inizio stagione in un match di esibizione in preparazione all’Australian Open, vinto in questo caso dal numero 1 del mondo. Jannik e Alexei hanno due anni di differenza, ma c’è stata la possibilità che i due si ritrovassero a crescere insieme: nella sua infanzia in giro per il mondo per via del lavoro del padre c’è stato spazio anche per una tappa in Italia, a Bordighera, dove Sinner si è formato. 

Tra il 2011 e il 2012, mentre Sinner ancora sfrecciava sulle piste della Val Pusteria e si allenava nel palasport di Sesto, Popyrin entrava in contatto con Riccardo Piatti, dopo aver già messo bandierine a Dubai (dove fece il raccattapalle nel torneo Atp), Spagna (ad Alicante, dove ha fatto amicizia con il connazionale Alex De Minaur) e Francia. Poi l’esplosione nell’accademia di Patrick Mouratoglou, la vittoria del Trofeo Bonfiglio e del Roland Garros Juniores del 2017, l’inizio della carriera da professionista e nella Top 100 nel 2019. Il rapporto tra la famiglia Popyrin e Mouratoglou, però, non è soltanto tennistico: è con papà Alex che il celebre coach ha co-fondato l’Ultimate Tennis Showdown nel 2020, un tour con tappe in tutto il mondo con regole stravaganti rispetto a quelle del tennis tradizionale (partite a tempo, bonus card, interviste nei cambi di campo). 



















































Il punto più alto della carriera dell’australiano, ma nato da genitori russi, è stato la vittoria del Masters 1000 di Montreal dello scorso anno, dopo il quale provò per la prima volta l’ebbrezza di viaggiare su un volo privato per Cincinnati – sede del torneo successivo – riservato al vincitore. «Non ci sono mai salito, sarà una grande esperienza», disse entusiasta poco prima di mettere il piede sulla scaletta. Quella di stasera non sarà invece la prima volta sull’Arthur Ashe: Popyrin ci ha già giocato lo scorso anno, e non contro un avversario qualsiasi. Al terzo turno dello Us Open 2024, però, «Pop» ha battuto Novak Djokovic, riuscendo a superare l’emozione di giocare nello stadio più grande del mondo entrandoci mezzora prima della partita per farsi un’idea. «Era qualcosa che mi aspettavo di poter fare», dichiarò dopo aver sconfitto Nole. 

Dichiarazioni all’apparenza audaci, ma sincere, ripetute anche dopo la vittoria nel primo turno di quest’anno contro il finlandese Ruusuvuori. «Jannik è indubbiamente il giocatore più forte del mondo, ma questi sono i match che mi esaltano. Dovrò pensare al mio gioco e fare tutto al meglio per creargli delle difficoltà. Un piano per batterlo c’è, come esiste una strategia per battere tutti. Qual è il piano? Non ve lo dico…». Sicuramente una delle chiavi potrà essere il servizio: Popyrin può sfruttare la sua altezza (196 cm) per impedire a Sinner di far partire lo scambio. Nel match d’esordio a New York, tra l’altro, ha servito 19 ace, non pochi. 

La vocazione per il tennis, Alexei l’ha avuta fin da bambino: con la famiglia vide dal vivo la maratona del 2008 all’Australian Open tra Hewitt e Baghdatis (la partita terminò quasi alle 5 del mattino), ma in una delle sue tappe in giro per il pianeta c’era stata anche la possibilità che la carriera di Popyrin fosse nel calcio. La mamma Elena, però, un giorno portò il suo allenatore a Dubai – l’ex nazionale inglese Carlton Palmer – a vedere Alexei con la racchetta in mano: «Sì, signora, continui a giocare a tennis».

28 agosto 2025 ( modifica il 28 agosto 2025 | 11:05)