Quella che si appresta a cominciare è una seconda parte di stagione dove la Ferrari proverà ad agguantare la prima vittoria dell’anno. Un successo riscatterebbe la delusione dell’Ungheria, innescata da un problema che la Scuderia continua a mantenere nascosto. Nel paddock di Zandvoort però Leclerc ha rivelato che quello di Budapest non era del tutto un caso isolato, motivo per cui il Cavallino ha pensato a un modo alternativo per gestire la situazione in futuro.
Nessun guasto alla SF-25
La prima domanda posta a Charles Leclerc al rientro nel paddock dopo la pausa estiva non poteva che riguardare i problemi sofferti a Budapest. “Non entreremo nel dettaglio di quanto accaduto. È qualcosa che stiamo provando a sistemare e su cui stiamo tutti lavorando”, ha commentato il monegasco rimanendo sul vago, per poi aggiungere: “Penso che ci saranno ancora, ma stiamo provando a risolverli e a gestirli diversamente”. Non è stato dunque un guasto o un’anomalia a frenare la corsa della Ferrari in Ungheria, bensì un limite della macchina nella sua attuale configurazione dopo gli ultimi aggiornamenti.
Il pensiero corre all’ipotesi formulata da George Russell nell’immediato dopo-gara, riconducendo la perdita di passo del ferrarista a un aumento delle pressioni delle gomme montate all’ultimo pit-stop per mantenere l’auto più alta, prevenendo un eccessivo consumo del plank sotto al fondo. Il commento di Leclerc in merito è stato secco: “È molto più complesso di così”. In effetti mancano dei tasselli che spieghino come mai la squadra non abbia istruito il pilota ad alzare il piede alle alte velocità per decomprimere la macchina dal suolo, né ad evitare le traiettorie aggressive sui cordoli. Da questo punto di vista comunque Zandvoort, con le sue curve sopraelevate dove la forza centrifuga schiaccia le auto contro l’asfalto, costituisce un ottimo banco di prova per valutare la gestione delle altezze da terra della Ferrari.
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I controlli della FIA
Le parole di Leclerc arrivano al termine di una giornata nella quale la Federazione ha reso note le verifiche effettuate in regime di parco chiuso nel dopo-gara di Budapest. In Ungheria la Ferrari del monegasco è stata estratta a sorte insieme alle macchine di Russell e Alonso per verificare il corretto funzionamento del TPMS, acronimo di Tire Pressure Monitoring System, ossia il sensore di lettura delle pressioni gomme. I controlli hanno trovato tutte le monoposto in regola, validando i dati raccolti dalla FIA a Budapest e confermando quindi il rispetto delle prescrizioni minime. Ciò tuttavia non aggiunge informazioni in merito al presunto aumento delle pressioni da parte della Ferrari al pit-stop, dal momento che nel caso il Cavallino avesse effettivamente adottato tale strategia, sarebbe comunque andato ad allontanarsi dal valore minimo, senza quindi alcun problema di legalità.