Il 2025 rischia di consegnarci un autunno-inverno particolarmente duro sul fronte sanitario. L’influenza stagionale, un appuntamento fisso con cui ogni anno l’Italia deve fare i conti, quest’anno potrebbe presentarsi con numeri da record. A lanciare l’allarme sono gli esperti, che guardano con attenzione a quanto sta avvenendo nell’altro emisfero: l’Australia, dove l’inverno è in pieno svolgimento, ha già registrato un’ondata influenzale senza precedenti negli ultimi anni.

Infezioni e influenza in Australia: un campanello d’allarme

Dall’Australia arrivano dati che preoccupano la comunità scientifica. Le infezioni sono aumentate del 70% rispetto all’anno precedente, con oltre 18.000 segnalazioni fino a luglio e un incremento delle ospedalizzazioni del 50% nel giro di appena due settimane. Gli ospedali si sono trovati a corto di posti letto e hanno dovuto fronteggiare un’ondata di ricoveri che ha messo a dura prova la tenuta del sistema sanitario.

A preoccupare non è soltanto l’entità dei contagi, ma anche la natura dei virus in circolazione. Accanto al già noto ceppo A H1N1, in Australia si è diffuso con particolare forza il virus influenzale di tipo B Victoria. Questo ceppo negli ultimi anni ha circolato poco e di conseguenza gran parte della popolazione non ha sviluppato un’immunità sufficiente: una condizione che lo rende potenzialmente esplosivo anche in Europa e in Italia, dove i medici si aspettano uno scenario analogo.

Il ministro della Salute dell’Australia Meridionale, Chris Picton, ha evidenziato come l’influenza abbia aggravato la pressione sul sistema ospedaliero locale, già in difficoltà, generando ulteriore stress. Nella stagione 2025 i casi registrati hanno superato quelli, già alti, dell’anno precedente. “L’influenza – ha aggiunto Picton – ha raggiunto il livello più alto visto in questo decennio e sta mettendo a dura prova i nostri ospedali. Abbiamo assistito a un grande afflusso di pazienti il mese scorso che ha portato a una pressione incredibile sul nostro sistema ospedaliero, non solo in termini di pazienti ricoverati, ma anche di malattie del personale”.

Ad Adelaide, nelle scorse settimane, si è arrivati a 280 persone in lista d’attesa per un posto letto nella struttura federale dedicata agli anziani. Per alleggerire la situazione, è stato introdotto un servizio di assistenza sanitaria in hotel, inizialmente con un numero limitato di stanze, poi raddoppiato per contrastare il sovraffollamento degli ospedali.

Perché l’Italia deve prepararsi a un autunno di influenze intense

Gli infettivologi italiani non hanno dubbi: ciò che sta accadendo in Australia anticipa quanto potremmo vivere nei prossimi mesi. “Anche in Italia si prevede una prossima stagione influenzale molto intensa – afferma all’ANSA Fabrizio Pregliasco, direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e medicina preventiva all’Università di Milano – con la co-circolazione di vari virus influenzali insieme anche al virus respiratorio sinciziale ed al virus SarsCoV2 del Covid. Sarà in circolazione, oltre al ceppo A H1N1, anche il ceppo influenzale B Victoria, come sta avvenendo in Australia, e dal momento che quest’ultimo è poco circolato negli anni scorsi, una gran parte di persone potrà essere suscettibile all’infezione proprio come accaduto nell’emisfero australe. Per questo, soprattutto per i soggetti fragili, è importante l’immunizzazione”.

La memoria recente conferma i timori: lo scorso anno in Italia si è raggiunto un record di circa 15 milioni di casi, pari al 22-23% della popolazione. Quest’anno la previsione è che l’incidenza resti elevata, stimata tra il 15 e il 25%. In numeri assoluti significa che, senza un’adeguata copertura vaccinale, 15-20 milioni di italiani potrebbero essere contagiati.

Le voci degli esperti: Bassetti e Pregliasco

Il professor Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, ha usato parole nette: “Prepariamoci a una stagione influenzale molto impegnativa”. Il suo appello nasce proprio dall’osservazione di quanto avvenuto in Australia e dalla consapevolezza che l’Italia non può farsi trovare impreparata.

Bassetti sottolinea come la vaccinazione sia lo strumento fondamentale per arginare i casi più gravi: “Senza vaccini, la prossima stagione influenzale in Italia, visti i record registrati al momento in Australia, potrebbe essere più severa di quella appena trascorsa. Ma la copertura vaccinale resta ancora bassa e solo un italiano su 4 si vaccina. Di conseguenza, se un’epidemia simile a quella del 2024 si ripresentasse nel 2025, 15-20 milioni di italiani potrebbero essere contagiati, con un impatto significativo sul sistema sanitario”.

Secondo Bassetti, tra le motivazioni della criticità della situazione australiana è “la bassa copertura vaccinale. Anche in Italia, le persone più a rischio, cioè anziani e fragili, non sempre si vaccina, ma la stragrande maggioranza degli italiani si è sempre vaccinata: i vaccini funzionano, sono sicuri e proteggono anche il sistema sanitario. Chi li attacca finirà per perdere consensi”. Una frecciata politica che poi lo stesso Bassetti esplicita. Per il direttore del Policlinico San Martino, i politici “non si rendono conto che attaccando le vaccinazioni attaccano uno strumento fondamentale per salvare il sistema sanitario. Se i casi di infezioni, non solo d’influenza, aumentassero, il nostro sistema sarebbe in seria difficoltà. La vaccinazione non serve solo a proteggere i cittadini: serve anche a tutelare ospedali, terapie intensive e l’intero sistema sanitario, che resta fragile”.

Pregliasco, dal canto suo, invita a guardare alla vaccinazione non come a un modo per fermare la diffusione del virus, ma per ridurne l’impatto: “Il consiglio è dunque quello di vaccinarsi, ricordando che il vaccino non ha tanto l’obiettivo di ridurre la diffusione del virus quanto gli effetti più pesanti dell’infezione”.

Le stagioni influenzali in Italia: i numeri degli ultimi anni

I dati ufficiali fotografano un’Italia che negli ultimi inverni ha conosciuto stagioni influenzali tra le più difficili degli ultimi decenni.

  • Nella stagione 2023-24 sono stati circa 15 milioni i contagi, pari a oltre un quinto della popolazione.
  • La copertura vaccinale è rimasta insufficiente: 53,3% tra gli over 65 e appena il 18,9% nella popolazione generale.
  • A livello europeo, l’ECDC stima ogni anno tra 4 e 50 milioni di casi sintomatici e tra 15.000 e 70.000 decessi associati all’influenza.

Numeri che rendono evidente il divario tra l’impatto della malattia e la risposta preventiva della popolazione.

La circolare del Ministero della Salute: obiettivi e raccomandazioni

Lo scorso luglio il Ministero della Salute ha diffuso la circolare “Prevenzione e controllo dell’influenza: raccomandazioni per la stagione 2025-2026”, che stabilisce i criteri della nuova campagna vaccinale.

Gli obiettivi sono chiari:

  • raggiungere almeno il 75% di copertura vaccinale negli anziani, con un target ideale del 95%;
  • garantire la vaccinazione a tutte le categorie a rischio (over 60, cronici, donne in gravidanza, bambini e operatori sanitari);
  • estendere la possibilità del vaccino anche agli adulti sani, come misura di protezione indiretta per la popolazione più vulnerabile.

Secondo la circolare, la vaccinazione anti-influenzale resta “il mezzo più efficace e sicuro per prevenire l’influenza e ridurne le complicanze”. Le formulazioni 2025-26 includeranno i ceppi A(H1N1)pdm09, A(H3N2) e B Victoria, così come raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità.

Il Ministero sottolinea anche alcune buone pratiche di prevenzione non farmacologica: igiene delle mani, uso della mascherina in caso di sintomi, isolamento a casa durante la fase acuta della malattia.

Quali sono i sintomi dell’influenza e consigli pratici

Il documento ministeriale ricorda che l’influenza si manifesta in genere con febbre alta, tosse e dolori muscolari, spesso accompagnati da mal di testa, brividi, mal di gola e affaticamento. Nei bambini non sono rari sintomi gastrointestinali come nausea, vomito e diarrea.

Il consiglio degli esperti è di vaccinarsi tra ottobre e dicembre, prima del picco previsto per l’inverno. L’efficacia della vaccinazione non si misura tanto nella capacità di fermare il virus, quanto nella riduzione dei casi gravi, delle ospedalizzazioni e delle complicanze come polmonite o miocardite.

Il vaccino è gratuito per le categorie prioritarie e disponibile anche per il resto della popolazione. In molti casi potrà essere somministrato in concomitanza con altri richiami, come quello anti-Covid, per garantire una protezione più completa.

Vaccini sì o vaccini no: il caso Nitag

Era il 6 agosto quando Schillaci aveva varato la nuova composizione del Nitag (organismo tecnico incaricato di fornire indicazioni sulle strategie vaccinali), ma l’inserimento del pediatra Eugenio Serravalle e dell’ematologo Paolo Bellavite – entrambi noti per posizioni critiche verso le politiche vaccinali, dal decreto sull’obbligo pediatrico del 2017 fino alle misure in pandemia – aveva subito acceso il dibattito. Nel giro di pochi giorni la vicenda si è trasformata in un caso politico e scientifico di portata nazionale. La scelta ha suscitato forti reazioni. La Società Italiana di Igiene (SItI) definì l’inclusione “profondamente sconcertante”, mentre il Patto Trasversale per la Scienza, appoggiato anche dal premio Nobel Giorgio Parisi, avviò una petizione per chiedere la revoca delle nomine.

In risposta alla pressione della comunità scientifica, delle istituzioni e dell’opinione pubblica, il 16 agosto il ministro Schillaci ha firmato il decreto di revoca delle nomine, dopo che le critiche si erano moltiplicate da parte di comunità scientifica, opposizioni politiche e persino figure della stessa maggioranza. Il tema tornerà sul tavolo soltanto a settembre. “La tutela della salute pubblica richiede la massima attenzione e un lavoro serio, rigoroso e lontano dal clamore”. Contestualmente è stato annunciato l’avvio di un nuovo procedimento di selezione, volto a coinvolgere “tutte le categorie e gli stakeholder interessati”.

La decisione è stata accolta con favore da parte della Fnomceo: il suo presidente Filippo Anelli dichiarò: “Accogliamo con estremo favore l’iniziativa… la salute va difesa con rigore scientifico”.

Politica divisa sull’uso dei vaccini

Le opposizioni avevano cavalcato subito la protesta. Davide Faraone (Italia Viva) aveva accusato: “Orazio Schillaci smetta di farsi dettare la linea dalla maggioranza No vax che lo ha messo sulla poltrona”. Per Ylenia Zambito (Partito Democratico) “il Governo faccia un passo indietro repentino e revochi queste nomine. La salute pubblica non è terreno di sperimentazioni politiche o ideologiche: va difesa con rigore, competenza e rispetto delle evidenze scientifiche”.

Critiche erano arrivate anche dall’interno della maggioranza. Letizia Moratti, presidente della Consulta Nazionale di Forza Italia, aveva parlato di “un grave passo indietro nella credibilità delle istituzioni sanitarie del nostro Paese”, ricordando che “in un momento storico in cui la fiducia nella scienza e nella medicina è più che mai fondamentale, non possiamo permettere che logiche ideologiche o di equilibrio politico mettano in discussione i pilastri della salute pubblica”.

Dopo le prime proteste istituzionali, si sono aggiunte voci di rilievo come quelle di Silvio Garattini, Matteo Bassetti, Nino Cartabellotta e Roberto Burioni. Anche gli Ordini dei medici, in una lettera ufficiale, avevano espresso “delusione” per la presenza di Serravalle e Bellavite nella commissione.

Obbligo vaccinale: la posizione della Lega e della maggioranza

Ma la polemica non è placata del tutto. Il 20 agosto Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, ha commentato “Dirsi dubbiosi sull’obbligo vaccinale che non c’è nella maggior parte dei Paesi europei non penso sia antiscientifico, penso sia di buon senso. Leggevo un’intervista interessante di uno di questi due professori e medici che non stanno simpatici a qualcuno, non sono no vax, semplicemente chiedono che vengano calcolati tutti i benefici che ci sono nei vaccini e anche eventuali controindicazioni “.

Il 22 agosto Claudio Borghi, deputato della Lega, ha riacceso lo scontro politico sull’obbligo vaccinale rilanciando la proposta di abolire la legge Lorenzin. “Chi ricicla la storia dell’abolizione della legge Lorenzin mi fa un favore. Parliamone!”, ha dichiarato, dando il via a una nuova bufera politica. Per Borghi, “Che la Lega sia stata e sia contro la legge Lorenzin non è una novità di oggi. Nel 2017 siamo stati l’unico partito a votare contro l’obbligo vaccinale in Parlamento”, pur ribadendo di non avere intenzione di presentare nuovi emendamenti, Borghi auspica che “gli amici alleati di Fratelli d’Italia, visto che da Forza Italia su questo tema mi aspetto ben poco, decidano di prendere in mano il tema”.

Neppure all’interno della maggioranza le parole di Borghi sono state accolte favorevolmente. Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato, ha voluto chiarire la posizione del suo partito: i vaccini “sono essenziali per la tutela della salute pubblica e la scienza deve essere ascoltata e rispettata”. Una linea condivisa anche da Fratelli d’Italia: il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli ha sottolineato come il partito “sia sempre stato per i vaccini e per la scienza”. Infine, Maurizio Lupi, presidente di Noi Moderati, ha tagliato corto: “Mettere in discussione uno strumento di protezione così importante avrebbe conseguenze pericolose e non fa parte del programma di governo, per questo ogni polemica è inutile”. Anche Fratelli d’Italia non sembra intenzionata a seguire Claudio Borghi.

Dal Meeting di Rimini il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha confermato: “Noi crediamo nei vaccini e nel ruolo della scienza e della medicina”. Dalla Lega è arrivata invece una difesa del dibattito per bocca della deputata Simona Loizzo: “Siamo e saremo sempre per la scienza che è pluralità di visioni e confronto”.

Obbligo vaccinale: la posizione delle opposizioni

Il capogruppo del Partito Democratico al Senato, Francesco Boccia, ha commentato: “La volontà della Lega di cancellare l’obbligo vaccinale e la vicenda della commissione consultiva sui vaccini, nella quale erano stati inseriti esponenti apertamente scettici, sono fatti emblematici. Non si tratta di pluralismo, come alcuni ministri che hanno criticato il loro collega Schillaci hanno avuto l’ardire di sostenere. Nessuno invoca pluralismo quando è il proprio cuore a fermarsi o quando un tumore avanza: in quei momenti ci si affida alla competenza dei medici, alla ricerca, alla scienza”.

Ancora più dura la capogruppo dem alla Camera Chiara Braga: “La Lega di Salvini non si fa scrupolo di negare i dati della scienza e il buon senso pur di pescare qualche consenso tra i no vax”. Sulla stessa linea anche l’ex ministra Beatrice Lorenzin, oggi senatrice del PD, che ha legato il suo nome proprio alla legge sull’obbligo: “Che queste posizioni siano convintamente sostenute o cinicamente cavalcate per conquistare e alimentare l’elettorato no vax conta poco, in ogni caso, si tratta di una scelta grave”.

Il segretario di Più Europa, Riccardo Magi, ha accusato la Lega di voler riportare il Paese indietro: “Vogliono farci tornare indietro di decenni, mettendo a rischio la salute di milioni di bambini e fingendo che la scienza sia solo un’opinione”. Dalla Camera, la capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra, Luana Zanella, ha invece parlato di “pessima battuta estiva”, chiedendo però “rassicurazioni al ministro della sanità Schillaci”.

Per Davide Faraone (Italia Viva), vicepresidente del gruppo alla Camera, è tempo che la premier prenda posizione: “Dica chiaramente da che parte sta: con il ministro Orazio Schillaci, con la scienza, la salute pubblica e il diritto dei bambini a crescere protetti dalle malattie, o con Salvini, Borghi e la galassia no-vax?”.

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