Il social X, già da quando si chiamava Twitter, è la sede naturale di polemiche e rivendicazioni politiche: tanto che oggi sembra quasi normale che un politico come Robert F. Kennedy Jr, punto di riferimento per gli antivax americani nonché incidentalmente ministro della salute nell’amministrazione Trump, rivendichi proprio su X una decisione che renderà più difficile vaccinarsi contro il Covid, soprattutto per i bambini, e lascerà le loro famiglie in una nuova incertezza.

Le quattro promesse di Kennedy

“Ho promesso quattro cose” ha scritto Kennedy il 27 agosto. “1. Rimuovere l’obbligo di vaccinazione. 2. Lasciare l’accesso ai vaccini per le persone che li vogliono, specialmente i vulnerabili. 3. Chiedere sperimentazioni alle aziende. 4. Far finire l’emergenza. In una serie di azioni della FDA abbiamo raggiunto tutti questi obiettivi”.

Uno studio promuove i vaccini. E Kennedy chiede alla rivista di ritirarlo

Redazione Salute

25 Agosto 2025

Uno studio promuove i vaccini. E Kennedy chiede alla rivista di ritirarlo

Fino a ieri il vaccino era disponibile in via emergenziale per i bambini dai sei mesi in su, e ora non lo sarà più per chi è sano: una decisione avversata da società scientifiche importanti come l’American Academy of Pediatrics, che segnala come i più piccoli (0 – 5 anni) abbiano un rischio maggiore di ricoveri rispetto ai bambini di età superiore e ammonisce contro il rischio di “balcanizzazione” delle politiche vaccinali, con genitori e medici costretti a navigare tra linee guida contraddittorie, assicurazioni incerte sulla copertura (creando quindi un problema di accesso economico alla vaccinazione) e Stati che potrebbero muoversi in direzioni divergenti.

Le critiche degli esperti italiani

Anche in Italia gli esperti criticano questo cambio di marcia americano. “La decisione del segretario alla Salute Robert F. Kennedy Jr. di restringere l’uso dei vaccini anti-Covid segna un cambio di rotta delicato nella politica sanitaria americana. Da un lato, è comprensibile che, a distanza di anni dalla pandemia, si scelga di archiviare lo stato di emergenza: non si può vivere in emergenza per sempre. Ma il vero nodo non è giuridico, bensì culturale, pratico e sociale” spiega a Salute l’immunologa Antonella Viola, professoressa ordinaria di Patologia Generale all’Università di Padova.

Vaccinarsi sarà più difficile e costoso

“Limitare l’uso dei vaccini ai soli gruppi a rischio e rimuovere l’autorizzazione d’emergenza significa infatti che, per molti bambini e famiglie, la vaccinazione diventerà più difficile e più costosa. E quando la prevenzione sanitaria si trasforma in un onere economico individuale, il risultato è prevedibile: un calo delle coperture non per scelta informata, ma per mancanza di risorse. In altre parole, si rischia di trasformare la protezione contro il Covid in un privilegio anziché in un diritto”.

Antonella Viola

Antonella Viola 

Una situazione che aumenta il rischio di complicanze gravi per i più piccoli. “Le società scientifiche, come l’American Academy of Pediatrics, ricordano che i bambini piccoli sono comunque vulnerabili alle infezioni respiratorie e che i vaccini restano uno strumento sicuro ed efficace” sottolinea Antonella Viola. “Ignorare queste evidenze, lasciar credere che i bambini siano “naturalmente immuni” al Covid, non solo espone i più piccoli a rischi evitabili, ma amplifica le disuguaglianze sociali, lasciando indietro proprio le famiglie più fragili”. Il problema non è solo sanitario: è culturale e politico.

“Decisioni guidate dall’ideologia ci portano indietro di decenni”

“Kennedy ha costruito gran parte della sua carriera su posizioni anti-scientifiche e sulla sfiducia verso la ricerca biomedica. Importare questa visione nelle istituzioni significa minare le basi stesse della salute pubblica: decisioni guidate dall’ideologia anziché dalle prove rischiano di riportarci indietro di decenni, non solo culturalmente ma anche a livello di aspettativa di vita” commenta Viola. “Uscire dall’emergenza è quindi naturale e necessario. Ma farlo a colpi di slogan anti-scienza e scaricando il costo della prevenzione sui cittadini significa indebolire la sanità pubblica e mettere a repentaglio la fiducia collettiva. La lezione della pandemia dovrebbe essere l’opposto: la salute non può dipendere né dal reddito, né dalle ideologie”.