Dal 6% del primo semestre 2022, quando fu introdotto il test, al 46,3% del primo semestre 2025: è l’incremento della copertura relativa allo screening gratuito per l’epatite C (HCV) registrato in soli 3 anni in Emilia-Romagna. Con oltre 600mila cittadini che hanno deciso di aderire alla campagna di prevenzione nazionale, la Regione si conferma al primo posto in Italia per indice di copertura della popolazione generale destinataria.
Una scelta vincente, perché permette, con un semplice prelievo del sangue che si può eseguire insieme ad altri esami ematici anche facendone richiesta direttamente allo sportello del centro prelievi senza prescrizione medica, di scongiurare un rischio grave: quello di avere contratto il virus dell’epatite C senza saperlo. Come è successo a 1.378 persone che, dal 2022 al 30 giugno 2025, in Emilia-Romagna sono risultate positive al secondo test di conferma – che fa seguito al primo esame del sangue, se positivo – di cui 1.282 inviate ai centri di cura specialistici e 1.065 avviate al trattamento terapeutico.
Tre le tipologie di destinatari dello screening, individuati dal ministero della Salute: ‘target 1’ cittadini nati tra il 1969 e i 1989, iscritti all’anagrafe sanitaria (inclusi gli stranieri temporaneamente presenti); ‘target 2’ le persone seguite dai Servizi pubblici per le Dipendenze (SerD) e ‘target 3’ i detenuti in carcere, in entrambi i casi indipendentemente da età e Paese di provenienza. Sono 1.387.672 i cittadini destinatari dello screening in Emilia-Romagna, nelle tre categorie previste: 1.335.837 nati tra il 1969 e il 1989, 38.347 seguiti dai SerD e 13.488 detenuti. 645.762 quelli che hanno effettuato il test, dall’anno dell’avvio, nel 2022, al 30 giugno 2025.
La costante crescita delle adesioni allo screening è dovuta, tra gli altri fattori, al fatto che l’Emilia-Romagna è stata una delle prime Regioni a partire e continua ad investire per far conoscere il più possibile questa opportunità ai cittadini, con la campagna di comunicazione del servizio sanitario “C devi pensare”, incentrata sulla necessità di giocare d’anticipo. “E se per un minuto pensassi a evitare i rischi dell’epatite C”? è l’invito che lo spot video veicolato principalmente sui social rivolge ai cittadini, che possono trovare informazioni utili anche su come effettuare il test sul sito della Regione, nella landing page della campagna www.screeningepatitec.it.
COME ADERIRE ALLO SCREANING – Come aderire allo screening Partecipare allo screening è facile: per i cittadini nati tra il 1969 e il 1989 è gratuito e non serve la prescrizione: ricevono l’invito tramite il Fascicolo sanitario elettronico (Fse) e un sms in cui viene descritta la modalità di accesso alla prestazione HCV REFLEX (con prelievo di sangue venoso). La prenotazione può essere effettuata attraverso Fse, sportello Cup, Cup Web e App Er Salute. È, inoltre, possibile aderire allo screening in occasione di altri esami ematci aggiungendo quello per la ricerca del virus dell’epatte C, senza dover necessariamente effettuare un prelievo dedicato: si può farne richiesta direttamente allo sportello del centro prelievi.
Sul campione di sangue vengono in un primo momento ricercati anticorpi specifici contro il virus dell’epatite C e successivamente, in caso di positività a questo primo test, viene ricercata la presenza del materiale genetico del virus stesso. In caso di esito negativo si riceve il referto sul proprio Fascicolo sanitario elettronico; in caso di esito positivo, il cittadino viene preso in carico dal centro specialistico di riferimento individuato dall’Azienda sanitaria, che lo contatta e fissa la visita specialistica (sempre senza prescrizione, né pagamento di un ticket). Per quanto concerne i SerD e gli istituti penitenziari, prosegue l’attività già in corso per la ricerca di HCV nei soggeƫti che sono seguiti dai Servizi o detenuti, a prescindere dall’età e dalla nazionalità, e viene naturalmente garantita la presa in carico specialistica in caso di esito positivo.
«Anche la nostra Regione, con questo screening, è chiamata a concorrere all’obiettivo fissato dall’Organizzazione mondiale della sanità: eliminare l’epatite virale C come principale minaccia per la salute pubblica entro il 2030- afferma l’assessore alle Politiche per la salute, Massimo Fabi-. Per raggiungerlo, è fondamentale la collaborazione dei nostri concittadini. Siamo soddisfatti dei dati, che confermano un’adesione sempre più massiccia, ma non ci accontentiamo, perché come per tutte le campagne di screening l’ambizione è quella di coinvolgere quanti più destinatari possibili. Con un semplice prelievo del sangue tante persone inconsapevoli di aver contratto il virus, magari da tempo, possono essere prese in carico dal Servizio sanitario pubblico, effettuare una visita specialistica e iniziare, se necessario, il trattamento terapeutico. Questo è il caso in cui un esame può davvero salvare una vita».