Da “Combattente” a “Nessuna conseguenza”. Perché – ed è stato urlato a perdifiato dall’intero teatro – il “no” di una donna è “NO”! Fiorella Mannoia non ci ha messo molto sul palco della Live Arena allo Sport Village a tracciare il significato del suo concerto. La musica è emozione, riflessione, ma anche impegno civile. E la cantante romana ha subito ricordato l’impegno, concreto, della fondazione “Una, nessuna, centomila”: “Abbiamo raccolto quasi 3 milioni di euro che abbiamo devoluto ai centri antiviolenza tutti dislocati la maggior parte nel Centro-Sud. Purtroppo da là non arriva niente, tutti si riempiono la bocca l’8 marzo, il 25 di novembre, tutti parlano… ma poi i braccialetti sono una farsa e non funzionano. Ci dobbiamo aiutare fra di noi!”.
Simbolo di eleganza e raffinatezza musicale ha regalato al pubblico – che ha riempito la Live Arena (oltre 3.500 gli spettatori presenti ndr) – un’esperienza unica dove ogni canzone è stata reinterpretata in chiave sinfonica con arrangiamenti che hanno dato una nuove vibrazioni a testi e sonorità già conosciute. Le standing ovation non sono mancate, anzi sono state ripetute per i suoi grandi successi. Nella set list della Mannoia non sono mancati anche brani più recenti come “Disobbedire”. Il richiamo a non tradire se stessi è stato accolto con calore, giovani e boomer hanno superato il timore di steccare e rompendo le catene invisibili che trattengono tutti hanno intonato: “Perché io non sono stata mai capace di obbedire a qualche cosa che non sento… all’ipocrisia continuo a preferire il diritto di disobbedire”. Ad accompagnare l’artista sul palco, l’orchestra sinfonica Saverio Mercadante di Altamura diretta dal maestro Rocco De Bernardis.
“Fiorella Sinfonica-Live con orchestra” ha chiuso il festival Il Mito della Live Arena. Rimarrà forse indelebile, fra tutti i presenti, quello che è un inno alla vita, quello che ha emozionato in maniera palpabile, facendo riversare tantissimi spettatori ai piedi del palco: “E se è vero che c’è un Dio e non ci abbandona che sia fatta adesso la sua volontà. In questo traffico di sguardi senza meta, in quei sorrisi spenti per la strada quante volte condanniamo questa vita illudendoci d’averla già capita. Non basta, non basta. Che sia benedetta! Per quanto assurda e complessa ci sembri, la vita è perfetta, per quanto sembri incoerente e testarda, se cadi ti aspetta. Siamo noi che dovremmo imparare a tenercela stretta, a tenersela stretta”.
L’impegno civile, fatto a cuore aperto da Fiorella Mannoia, s’è poi soffermato sulla guerra fra Russia e Ucraina, ma anche sullo sterminio di Gaza. “Riarmo, bunker atomici… non ho ben idea di dove si vogliono spingere – ha detto la cantante romana – . Ero adolescente negli anni Settanta, cantavamo canzoni di pace, pensavano che davanti a noi ci sarebbe stato un mondo migliore, ci eravamo illusi che potevamo cambiarlo. Il mondo è peggiorato. C’è Gaza, la più grande ingiustizia, il più grande sterminio di civili inermi della storia recente… non è una guerra, quelli non sono armati, a Gaza non c’è più niente. Un giorno la storia ci chiederà conto del nostro silenzio, ma noi potremo dire che tutto questo orrore non è stato fatto nel nostro nome. Non nel mio, né nel vostro, nome!”. Il sipario è calato, incastrandosi alla perfezione con il “No” alle guerre, con la traduzione italiana della famosa canzone francese “Le Déserteur” di Boris Vian. Fiorella Mannoia l’ha intonata a cappella: “Io non sono qui, egregio presidente per ammazzar la gente più o meno come me. Io non ce l’ho con lei, sia detto per inciso, ma sento che ho deciso e che diserterò… Se servirà del sangue ad ogni costo, andate a dare il vostro, se vi divertirà. E dica pure ai suoi, se vengono a cercarmi che possono spararmi, io armi non ne ho!”.
Nell’anno di Agrigento Capitale italiana della cultura, la Live Arena dello Sport Village ha saputo parlare il linguaggio universale dell’umanità: quello che unisce, emoziona e racconta storie. E lo ha fatto con il suo cartellone di concerti. La musica è, del resto, cultura e, come ha ricordato ieri sera Fiorella Mannoia, “Ci sono canzoni che andrebbero studiate sui banchi di scuola”.
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