I due amici «nemici» per un giorno: «Ma non volevo finisse così»

(Marco Calabresi) Lorenzo e Flavio si conoscono da una vita, da prima che diventassero Musetti e Cobolli. Nessuno, a partire dal vincitore del derby italiano nella Grande Mela, avrebbe voluto che finisse così. E invece, dopo due game del terzo set, Flavio si è diretto verso la rete, ha abbracciato l’amico dai tempi del Lemon Bowl: «Non ce la facevo nemmeno più a tenere in mano la racchetta»

Cobolli aveva provato anche a indossare il manicotto al braccio destro come fa Jannik Sinner da qualche tempo, per provare a combattere la rigidità dovuta a dieci set e due maratone nei primi due turni contro Passaro e Brooksby. Ma si è capito fin da subito che Cobolli aveva finito la benzina, e a un certo punto Stefano ha fatto più il papà che l’allenatore: «Se sei arrivato al limite, non serve che fai l’eroe». Flavio odia ritirarsi, ma ha dovuto farlo anche per non pregiudicare le prossime settimane e i prossimi tornei.

​Si erano scaldati uno a fianco all’altro, poi si sono dovuti dividere. Musetti ha alzato il livello a metà primo set, ha avuto un primo set point sul servizio di Cobolli ma ha chiuso subito dopo, prendendosi il break anche in apertura di secondo set. Nel quarto game del secondo parziale il primo sussulto della partita del romano nato a Firenze: ha avuto due palle break, Musetti ne è uscito benissimo e subito dopo ha messo a segno un altro allungo (4-1) con Cobolli che ha chiesto il primo intervento del fisioterapista. Si è rialzato, ha tolto a zero il servizio a Musetti ma lo ha riperso subito dopo. Altro massaggio al braccio, altra illusione che la partita potesse iniziare: il game che ha chiuso il set è stato il più combattuto della partita, Lorenzo si è esaltato e a quel punto si è capito che non era più il caso di andare avanti. Match finito sul 6-3 6-2 2-0 e primo ottavo di finale in carriera allo Us Open per Musetti, a cui durante l’intervista è stato chiesto un tutorial del suo rovescio a una mano.

​«Non volevo finire così — ha ammesso —. Flavio è il miglior amico nel circuito, ci conosciamo da quando abbiamo nove anni e passato tante ore dentro e fuori dal campo. Chiedo al pubblico di fargli un applauso: nel secondo set ho capito che aveva dei problemi, gli auguro il meglio per il resto della stagione». Poi l’analisi della partita fin quando c’è stata: «Ho giocato un match solido, la strategia era quella di dettare i ritmi dello scambio ed essere aggressivo con il diritto». Negli ottavi, per Muso, uno tra Munar e Bergs; poi, forse, Sinner.