Un’ora circa dopo l’arrivo di Saragozza, la giuria della Vuelta riapre l’ordine d’arrivo e ne toglie Viviani e Coquard, retrocedendoli in 105ª e 106ª posizione. Elia aveva sprintato in testa, fino a cogliere il secondo posto. Il suo spostamento dal centro strada verso il lato sinistro della strada è evidente, ma non è una manovra assassina. Tanto che quando il veronese si accorge di avere accanto Philipsen in rimonta, si raddrizza e il belga riesce a passare. Nelle stesse interviste del vincitore dopo l’arrivo non c’è alcun riferimento alla deviazione di Viviani.
«Abbiamo vinto – racconta Philipsen – quindi non posso lamentarmi. Ho perso i miei compagni di squadra nel finale, ho provato a richiamarli ma nell’ultimo chilometro ormai c’era poco da fare. Così ho dovuto fare da solo. Ho preso la ruota di Bryan Coquard. Mi sentivo le gambe durissime come il cemento, ma sono comunque riuscito a vincere».
Quella di Saragozza è stata l’ultima volata prima della 19ª tappa. Impossibile che la fuga arrivasse
Quella di Saragozza è stata l’ultima volata prima della 19ª tappa. Impossibile che la fuga arrivasse
Uno sprinter corretto
Nel vecchio ordinamento del ciclismo, la cosa si sarebbe fermata lì, anche perché il terzo sul traguardo – Ethan Vernon – aveva scelto di fare la volata dall’altro lato della strada. Dopo l’arrivo il solo sentimento di Viviani era la grande tristezza per l’occasione mancata e il grande lavoro dei compagni.
«Fa male – ha detto Elia – guardi la linea davanti. Senti che è più vicina, sempre più vicina, ma quando c’è in giro un corridore come Philipsen, la corsa non è mai finita sino alla riga. Con lui è molto probabile perdere. Ed è ancora più doloroso con il grande lavoro della squadra, che avete visto. Mi hanno messo nella posizione perfetta, anche se nel finale c’è stata un po’ di confusione. Ho preferito spostarmi su un lato, ma se riguardi questo sprint dopo, puoi affrontarlo in 100 modi diversi e magari vincere. Quando sei lì, devi scegliere e così ho fatto io. Fino a quando ho sentito urlare Philipsen dal lato delle transenne. Non volevo chiuderlo, non è così che vinco le gare. Ci sono andato vicino, quindi spero che nell’ultima settimana si possa fare qualche altra volata».
Viviani ha lasciato spazio a Philipsen, ma la giuria ha ritenuto la deviazione volontaria e l’ha retrocesso
Viviani ha lasciato spazio a Philipsen, ma la giuria ha ritenuto la deviazione volontaria e l’ha retrocesso
La voglia di dimostrare
Dopo lo sprint di esordio di Novara, scambiando qualche messaggio, Viviani aveva detto che quel giorno non ci fosse la possibilità di battere Philipsen e che un secondo posto sarebbe stato un bel risultato. C’era e c’è ancora la voglia di dimostrare che averlo portato alla Vuelta sia stata la scelta giusta.
«Dobbiamo solo essere positivi – dice – e guardare cosa ha fatto la squadra, perché non posso chiedere di più da loro. Sono davvero felice di essere qui, anche se in questi primi giorni ho faticato molto, non c’è da nascondersi, perché è la verità. Ma quando ti avvicini a un obiettivo così importante, significa che sei un atleta serio e che a 36 anni provi ancora a battere il miglior velocista del mondo. Sono sicuramente felice di essere lì e mi dispiace non aver vinto oggi, ma il ciclismo è così».
In un post su Instagram dopo l’arrivo, Viviani è tornato sulla sua manovra nel finale. «Ho cambiato la mia linea? Sì. Perché? Perché come ogni sprinter, quando sei davanti cerchi un lato della strada. Perché non ho scelto il lato sinistro quando ho iniziato lo sprint? Perché davanti a me avevo il mio compagno De Buyst e so che mi avrebbe lasciato spazio. Però non posso prevedere cosa farà il leadout della Alpecin. Per questo ho deciso di spostarmi verso il centro della strada.
«Alla fine ho lasciato che la porta si aprisse a sinistra? Sì, quando ho sentito Philipsen urlare, sapevo che non potevo chiudere questa porta, così mi ha superato nettamente. Hai parlato con la giuria? Sì, ho parlato con il presidente della giuria e mi ha mostrato nel video cosa ho fatto e mi ha spiegato che non posso cambiare la mia traiettoria, anche se alla fine gli ho lasciato lo spazio per passare. Ti dispiace? Sì, mi dispiace per la mia squadra e per i miei compagni di squadra perché meritano un risultato migliore, oggi sono stati incredibili! Ovviamente, congratulazioni a Jasper Philipsen».
Quella di Saragozza era forse l’ultima vera possibilità per i velocisti. Per rivedere un arrivo adatto agli uomini veloci bisognerà aspettare probabilmente la 19ª tappa e poi quella finale di Madrid. Prevedibile quindi che la fuga non sarebbe arrivata e che nel finale ci sarebbe stata alta tensione. Per le prossime dieci tappe, la lotta dei velocisti sarà con il tempo massimo. L’appuntamento sarà forse a Guijuelo.