di
Greta Privitera

I manifestanti per due ore in cammino: «Venezia lo sa da che parte stare, Palestina libera dal fiume verso il mare»

DALLA NOSTRA INVIATA
VENEZIA – Il primo a sbarcare è lo slogan: «Palestina libera, Palestina libera». Lo sentiamo farsi sempre più potente mentre la motonave partita da Marghera si avvicina all’imbarcadero di Santa Maria Elisabetta, al Lido di Venezia. Porta 750 persone venute a manifestare per Gaza: vogliono che la protesta contro la guerra arrivi fino al tappeto rosso della Mostra del Cinema. Dai finestroni del battello, sventolano le bandiere palestinesi. Scendono ragazze con la kefia legata in testa come fosse una bandana. Uomini che stringono immagini di bambini uccisi. Angurie ovunque. Sulle magliette, come collane, stampate sui cartelloni (l’anguria è il simbolo della Striscia per via dei colori uguali a quelli della bandiera).

La musica parte. In ripetizione c’è Islamophobic Lullabies, di Lowkey, il rapper e attivista britannico di origini irachene. C’è chi a ritmo fa balletti TikTok e chi stringe pugni verso il cielo. Dal camion a capo del corteo, un uomo al microfono intona la frase che più sarà ripetuta nelle due ore di marcia: «Venezia lo sa da che parte stare, Palestina libera dal fiume verso il mare». Sale la tensione quando un manifestante spezza un cartello con su scritto «Siamo contro la tirannia ebraica». «Lottiamo per Gaza, ma non chiamateci antisemiti», dice.
La protesta è organizzata dai centri sociali del Nordest e dall’Anpi, con la partecipazione di 240 tra gruppi e collettivi, con 15 associazioni del mondo del cinema, tra cui Venice 4 Gaza, che nei giorni scorsi ha lanciato un appello per sensibilizzare la Biennale sul conflitto nella Striscia, firmato da 1500 artisti, e la controversa richiesta di non invitare due attori considerati «filo-israeliani», Gal Gadot e Gerard Butler. Si attende di vedere quanti sono i firmatari presenti. «Sarebbe stato meglio se fossimo di più», ci dice Benedetta Porcaroli, che fiera indossa la maglietta «free Palestine». «Penso che sia importante esserci, ma non sono d’accordo con tutto – continua l’attrice -, per esempio, censurare Gadot e Butler è un errore». Mischiati tra i manifestanti ci sono anche la conduttrice della Mostra, l’attrice e comica Emanuela Fanelli (dice «ci sono, sono qui»), l’attore e regista Michele Riondino, Zerocalcare, le attrici Valentina Bellè, Donatella Finocchiaro, Tecla Insolia, Ottavia Piccolo, il produttore Nicola Giuliano. Tra i politici anche Nichi Vendola.



















































Se non è numerosa la partecipazione degli uomini e delle donne del cinema, sorprende quella della gente comune, dei più giovani («è la nostra battaglia»). Festeggia Martina Vergano, portavoce dei centri sociali. Si aspettavano tremila persone: secondo gli organizzatori superano i diecimila. Per la questura non erano più di cinquemila. Sul Granviale Santa Maria Elisabetta, i passanti bevono spritz e si preparano all’ultimo bagno mentre ai megafoni si alternano le voci dei diversi movimenti. «Stop al genocidio», «basta armi», «non siamo antisemiti ma antisionisti», «lo stato fascista di Netanyahu». «Il lido non aveva mai visto niente di simile», commentano. Una donna minuta cammina accanto al grande camion che guida la protesta. Porta il velo sul capo e si chiama Elwa Abu Rashid. «Sono di Gaza, del campo profughi di Jabalia», ci dice. «Sono arrivata in Italia un anno fa. Ho perso tutto, sono morti 30 membri della mia famiglia». Si commuove quando dice «grazie Italia per tutto questo supporto».

Il corteo sfiora le transenne della Mostra dove tutto procede come sempre. Una ventina di agenti fanno da muro – 150 i poliziotti in totale. Il fiume di manifestanti rispetta il percorso e torna al punto di partenza. C’è un piccolo fuori programma: una ventina di giovani lascia in mare alcune barchette di carta dedicate alla Global Sumud Flotilla, in partenza oggi da Genova.

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30 agosto 2025 ( modifica il 31 agosto 2025 | 09:16)