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Stefania Ulivi, inviata a Venezia

Il regista americano per la prima volta in concorso a Venezia con il trittico «Father Mother Sister Brother» con Tom Waits e Cate Blanchett

È la sua prima volta in concorso a Venezia, i suoi film sono quasi sempre stati lanciati a Cannes, anche se l’imprinting festivaliero l’ha ricevuto in Italia, al festiva di Torino nel 1984 con Stranger than paradise. Jim Jarmusch è in gara con Father Mother Sister Brother, un trittico su tre famiglie, ambientato in tre diverse location. Il capitolo sul padre nel New Jersey con l’amico Tom Waits, Adam Driver, Mayim Byalik («per ragioni produttive, ho avuto finanziamenti dallo stato di New York, dovevo girare entro trenta miglia: ho trovato una casa sul lago a 29 miglia e mezza dalla città»). Nel secondo la madre è Charlotte Rampling, alle prese a Dublino con le due figlie, Cate Blanchett e Vicky Krieps.  L’ultimo è ambientato a Parigi («La amo, è la seconda città»,dice il regista nato in Ohio): protagonisti due gemelli, Indya Moore e Luka Sabba. «Non so da dove diavolo sia venuta l’idea per questo film, in realtà non lo capisco mai. Spesso mi porto dietro suggestioni per anni. Quando poi scrivo, vado veloce, questo l’ho scritto in tre settimane.  Mi piace molto la struttura in capitoli, sia nel cinema che nella letteratura. Questi tre sono interconnessi, uno senza l’altro non avrebbero senso».

Quando scrive ha già in mente gli interpreti. I suoi complici di vecchia data, come Waits e Blanchett, e le new entry. «Sognavo da sempre di fare un film con Charlotte Rampling, non credo serva spiegare perché». Sorridente e disponibile, firma autografi, e concede foto, risponde a tutto. Anche sul tema controverso del legame tra Mubi (che distribuirà il suo film in diversi paesi, non Italia dove uscirà con Lucky Red nei prossimi mesi) e il fondo di investimento Sequoia Capital che fa affari con partner israeliani nel campo della produzione di armi e sistemi di sicurezza. «Ne ho parlato con loro. Sono deluso e sconcertato da questo loro rapporto. Non sono un loro rappresentante, il mio accordo di distribuzione con loro risale a prima di questo accordo.  Detto questo, sono un autore indipendente, ho ricevuto diverse fonti di finanziamento per fare i miei film e posso dire che in generale, i soldi che arrivano da grandi aziende sono soldi sporchi. Potremmo evitare di prenderli e non fare i film? Forse. Ma fare il regista è il mio modo di dire la mia». 

Waits e Driver non sono al Lido, ma il resto del cast lo coccola assai. «Io trascrivo quello che gli attori dicono nella mia testa, così nasce il film. E una cosa strana, non lo faccio consapevolmente». Chi è entrato nel pianeta Jarmusch non ne esce mai. Compreso Roberto Benigni. «L’ho visto proprio il mese scorso. È venuto a trovarmi quando suonavo a Bologna con Nicoletta. Siamo sempre in contatto. Ci telefoniamo una volta al mese, di solito la domenica, e parliamo di qualsiasi cosa. Qualunque cosa, Roberto è  il migliore. Mi piace il suo modo di pensare, divertente e generoso. Siamo ancora molto amici, sì. Lo chiamo ancora Bob, come in Daunbailò. Oppure  Robertino».

31 agosto 2025 ( modifica il 31 agosto 2025 | 17:40)